Lou Reed, ci lascia il songwriter de l’età dell’oro

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Lou Reed il songwriter dell'eta d'oro | © Peter Kramer / Getty Images

L’età dell’oro è la denominazione con la quale alcuni giornalisti richiamano al decennio musicale a ridosso tra gli anni ’60 e gli anni ’70 d’oltreoceano: tra i pionieri troviamo Lou Reed, leader e songwriter dei Velvet Undergorund che ci lascia oggi all’età di 71 anni. Le cause della morte non sono state ancora chiarite ma la notizia circa il trapianto di fegato cui fu sottoposto nel mese di Maggio di quest’anno è balzata all’occhio di tutte le testate giornalistiche. A darne notizie è la rivista americana Rolling Stone: il mondo della musica piange uno dei più influenti musicisti e songwriter che il panorama musicale mondiale abbia mai conosciuto.

 

Lou Reed
Lou Reed

Lou Reed: gli esordi

New York, 1965: mentre a San Francisco il movimento hippie prendeva forma e si assaporavano già i prodromi della summero of love, Grateful Dead e Jefferson Airplane ancora non immaginavano – forse – che dall’altra parte, sulla sponda atlantica, un giovanotto di nome Lou Reed si era trasferito a New York per cominciare a lavorare come compositore. Il suo innato talento, il suo genio creativo, lo portarono in poco tempo alla corte di Andy Warhol, nella factory, promotrice della controcultura americana. La differenza – per così dire – era data dal differente utilizzo delle droghe: LSD sulla costa pacifica, l’eroina su quella atlantica.

New York, 1966: nascono i Velvet Underground con Lour Reed, John Cale, Sterling Morrison, Mangus McLise (sostituito alla batteria di lì a poco da Maureen Tucker). Musicisti elitari il cui unico scopo era quello di rappresentare il cinismo e la decadenza che affondavano radici in una delle metropoli più grandi e influenti del mondo: New Yok. Non erano hippies, tragedie nevrosi e nichilismo le loro parole d’ordine. Nello stesso anno avvenne l’incontro con Andy Warhol: da questo nacque una della collaborazioni più conosciute, quella tra i Velvet Udergorund e la cantante Nico.

Tossicodipendenza, edonismo, disturbi sessuali, fantasie e perversioni: i testi scritti da Lou Reed ci raccontano di una metropoli in preda ad una crisi di coscienza, di identità, giovani che si perdono nell’abuso di eroina e spiragli di luce difficili da vedere in lontananza: la voce penetrante e malinconica di Nico si fonde con le liriche scritte da Lou Reed, una cornice perfetta per la controcultura. Risultato. una delle rock’n’roll banc più influenti di tutto il panorama musicale mondiale, denominata da alcuni giornalisti l’età dell’oro

La carriera solista

Berlino, 1972: reduce dalla rottura con i Velvet Underground, Reed si fionda nella carriera solista con un LP d’esordio omonimo che riscuote poco successo. Tuttavia in quel contesto conosce David Bowie, suo fan sin dagli esordi, che lo aiuta a produrre il suo secondo album “Transformer”. I due singoli “Walk on the Wild Side” e “Perfect Day” rendono quest’album una pietra miliare, gettando Lou Reed nella disperazione più totale: il successo. Da sempre voluto – ma anche detestato – si chiude nuovamente in studio di registrazione e regala al suo pubblico l’album “Berlin” prodotto questa volta da Bob Ezdrin.

A ridosso tra gli anni ’70 e gli anni ’80 Lou Reed dovenne una dei personaggi più influenti e significativi del panorama musicale mondiale, eletto come guru dalla sua generazione. La sua epopea musicale, con l’occhio sempre riverso alle storie metropolitane di disadattati e tossicodipendenti, si conclude nel 1989 con l’album “New York” un ritorno alle origini, con sonorità che spaziano dal blues al country, dal folk al jazz. Particolare attenzione anche all’album “Metal Machine” del 1975, una paretesi sperimentale senza liriche nè melodie, i prodromi della musica denominata industriale.

Numerose collaborazioni hanno visto Lou Reed alternarsi sui palchi in giro per il mondo compresa l’ultima con i Metallica che ha mandato in estati la lunga schiera di fan. Ciao Lou, “take a walk on the wild side”.

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