È il 1984. I Queen, ospiti a Sanremo, cantano in playback, per volontà degli organizzatori, “Radio Ga Ga“.
Ieri, a trent’anni e qualche kilometro di distanza dalla città dei fiori, quei microfoni sono accesi: la Regina è tornata!
A un’ora dal concerto il Mediolanum Forum è già pieno, e il pubblico è molto vario: dal fan più incallito con inconfondibile giacchetta gialla, al veterano che “ma io li ho visti a Wembley“, dalla mamma-accompagna-figlia al figlio-accompagna-padre (e questo è il caso del mio piccolo Cesare).
Ore 20,55. Il tappeto musicale che fa da sottofondo all’attesa è sempre più insistente, greve ed imponente. Un paio di note in più ci stanno avvisando che è tempo di lasciare da parte le riserve, i dubbi e i rimpianti.
Buio. Chitarra. Una visione: l’ombra di Brian sul sipario. “One Vision“.
“Figlio mio” – dico al mio piccolo – “Quelli sono i Queen!“.
Lo dico per autoconvincimento, e perché, che lo vogliamo o no, quelli devono essere i Queen, altrimenti perché siamo qui?
È solo l’inizio di un concerto tanto atteso, che abbiamo spiato con diffidenza e sorpresa su YouTube, ma è bastato quel primo riff live di chitarra a graffiare il cuore che, ancora sanguinante, deve reggere i colpi di “Stone Cold Crazy” e “Fat Bottomed Girl“.
L’atmosfera si placa con “In the Lap of the Gods”durante la quale, oltre all’enorme “Q” scenografica sul palco, tra il fumo e i cori, sembra scendere anche lo spirito di Freddie che dà il suo benestare ad Adam Lambert.
Il talento di American Idol, a detta di molti il killer dei Queen, con la sua “Killer Queen“, successivo pezzo in scaletta, ci regala quel glamour tipico del “titolare” della band, affrancandosi dai detrattori più spietati e conquistando la folla: ora è libero Lambert, e può cantare a pieno titolo “I Want to break free” e “Somebody to love“. Sembra proprio un concerto dei Queen.
Il cambio di chitarra e lo sgabello infondo alla lunga passerella ci indicano che è arrivato il momento del duetto: Brian e Milano. “Volete cantare con me?” chiede il timido chitarrista al pubblico,e noi, con in mano il cellulare e i fazzoletti per le lacrime, rispondiamo con una voce sola: “Sì!”
“Love my life” è una canzone struggente, se poi sul video-wall Freddie dal palco di Wembley ’86 ci convince a cantare, le emozioni sono triplicate.
Questi sono i Queen.
Ai migliaia di smartphone che puntano al palco, Brian risponde con il suo super selfie stick stereoscopico, così da chitarrista si trasforma in cameraman e registra una mega selfie-video a tutto il Forum, che pubblica sul suo nuovo Canale YouTube.
Il concerto continua ancora in versione acustica sulla passerella con “‘39“. Con “Under Pressure” il batterista Roger Taylor prende il posto di David Bowie e Lambert continua il suo egregio lavoro di supplente.
È inevitabile, guardando il concerto, non pensare agli anni di gloria del gruppo, e “Days of our lives” cantata da Roger (intanto il figlio Rufus alla batteria), sul filo della retorica, riporta sullo schermo le immagini dell’ascesa del gruppo. Applausi per John Deacon sullo schermo. Anche quelli erano i Queen. Soprattutto.
Basta sentimentalismi. Roger inizia la sua “A kind of magic“, supportata da un’aggressiva batteria del “piccolo” Rufus.
Il groove di Neil Fairclough al basso ci regala ancora qualche hit in cui il protagonista sarebbe dovuto essere quel John Deacon che ha appeso il basso al chiodo, perché per lui questi NON sono i Queen.
Roger e Rufus duellano alla batteria in un’energica drum-battle. Per tutti quelli che hanno visto in Rufus la “bacchetta” della vecchiaia del padre, devono ricredersi: Roger picchia ancora duro!
Torna in scaletta una ballata dei primi anni ’80, “Save me”, per poi continuare con l’immortale “Who wants to live forever“.
Tutti i musicisti giù dal palco,perché Brian, in perfetta tradizione anni ’70, ci avvolge con la sua Red Special in un assolo stellare, come l’atmosfera in cui viene proiettato tutto il Forum.
Ancora Rock’n’Roll? Accontentati: “Tie Your Mother down” e “I want it all“.
Come pestano ‘sti ragazzi: dimenticavo, sono i Queen!
Sembra di essere in un video clip quando parte “Radio Ga Ga“, con le mani che battono a tempo quei due battiti che hanno consegnato i Queen alla storia.
Adam, senza scimmiottare il suo Maestro, vocalizza con il pubblico con una sola piccola parola,”Love“, e ci conduce ad un’altra hit: “Crazy little thing called love“.
Buio. Pianoforte: “Bohemian Rhapsody”.Altro?
Buio. Tum-Tum Pam!Tum-Tum Pam! “We will rock you”.
Sono i Queen, baby!
Arriva il momento di congedarsi con “We are the champions” e, dopo più di due ore di concerto e 40 anni di carriera, senza falsa modestia, i veri campioni sono soprattutto loro.
Ore 23,30. Qui Milano. Ho visto davvero i Queen.
God save Them.