Linikin Park scatenati ma pessima acustica al City Sound Festival

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Joe Hahn | Linkin Park live Milano | © Momi

I Linkin Park portano tutta la loro carica all’Ippodromo del Galoppo di San Siro nella data di apertura dell’Alfa Romeo City Sound Festival di Milano, in un concerto che è un trionfo in termini di pubblico, ma che è per gli amanti della musica una disfatta. Prendere uno spazio collaudato e ormai rodato per 12.000 persone e portarlo a 30.000 non garantisce gli stessi risultati se non ben gestito, così il piacere sonoro lo prova solo chi si trova nelle prime file, superati i 30 metri la resa audio è scarsa, i volumi bassissimi, nei pezzi più conosciuti si sente solo il pubblico, i bassi sono distorti, una disfatta insomma dal punto di vista acustico, un poco come lo fu a Rho qualche anno fa per i System of a Down. Dal punto di vista organizzativo l’idea è buona, ma pecca di ingenuità, persone fin davanti alle uscite rendono pericoloso il tutto, inoltre gli incanalamenti per le due sole uscite non sono proprio dei migliori. Il fatto è semplice, se prendi la modella più bella al mondo e la porti in un campo a fare la contadina molto difficilmente ne noterai la bellezza. Linkin Park live Milano | © Momi A parte ciò lo spettacolo sarebbe potuto essere ottimo, i Linkin Park, seppur con sonorità a volte banali, hanno conquistato una fetta di pubblico molto ampia, riuscendo ormai a coinvolgere diverse generazioni, motivo per cui moltissimi dei presenti accompagnavano cantando ogni brano. Anche il fan club ben organizzato ha tentato la realizzazione di un flash mob, non uscito benissimo ma che comunque ha emozionato. Ad aprire il concerto ci sono i Fall Out Boy, che senza gloria ne lode riescono comunque a tenere compagnia al pubblico, iniziando prima del previsto, scaldano un poco gli animi e con la cover di “Beat It” fanno cantare tutti, gestendo bene la scenografia del palco e usando tutte le loro energie nel migliore dei modi. Il concerto inizia in netto ritardo, senza un vero perchè, si apre con un mashup di “The Catalyst” e “The Requiem” che fa da intro, arriva subito l’ultimo singolo della band “Guilty All the Same” che carica gli animi e fa urlare a più non posso i presenti, seguita da “Given Up” con una outro estesa degna di nota e “Points of Authority” che presenta una particolare intro, per poi arrivare alla chiusura dell’Act I con una carica “One Step Closer”, almeno fino ad ora Chester Bennington e Mike Shinoda hanno dato conferma di voler dare il meglio ed il pubblico è esaltato. L’Act II come da copione inizia con “Blackout” e passa una carrellata di pezzi in versioni perlomeno originali, “Papercut” e “With You” in versione breve senza secondi cori, “Runaway” col primo ritornello soltanto, “Wastelands”, unica senza particolari modifiche alla versione dell’album, “Castle of Glass in experience version, ed infine il medley di ballate composto da “Leave Out All the Rest”, “Shadow of the Day” ed “Iridescent”. Lo spettacolo continua con “Robot Boy”, anche questa in una particolarissima versione che tro l’altro serve a dare il via al successivo assolo di Joe Hahn che, anche con l’aiuto di Mike Shinoda, fa divertire il pubblico che successivamente si infiamma per “Burn It Down” e si emoziona con “Waiting for the End” che gode di una intro e di una outro sublime. Un nuovo medley ci prepara al finale prima del classico bis, si tratta del mix di “Wretches and Kings”, “Remember the Name” e “Skin to Bone”. Arrivano così due tra le più attese canzoni dei Linkin Park, prima “Numb”, che gode di intro e outro tirate fuori da “Numb/Encore”, con i giochini al basso di Phoenix, poi la canzone che li ha resi famosi a livello planetario, “In The End” che coinvolge tutti e fa tremare la terra, infine si chiude momentaneamente con “Faint”. Dopo una brevissima pausa, bisogna dare atto che in pratica non si sono mai fermati, i Link Park tornano sul palco per il bis, con Mike Shinoda che legge un foglio in italiano chiedendo al pubblico un favore speciale per il brano che andranno a fare, la realizzazione di un video con lo smartphone da postare sul sito dei fan footage. Così il pezzo è il nuovo singolo “Until It’s Gone”, che viene accompagnato dal già detto flash mob organizzato dal fan club, sicuramente non è perfetto, ma porta non poche emozioni ai fan ed al gruppo. Delle versioni modificate di “A Light That Never Comes”, “Lost in the Echo” e “Crawling” lanciano il gran finale, prima con “New Divide”, ancora in versione leggermente diversa da quella del disco, ma comunque ben acclamata dal pubblico, poi con la riuscitissima “What I’ve done” con il finale dell’assolo di chitarra di Brad Delson e per ultimo il brano solito di chiusura “Bleed It Out” che dimostra una incontenibile potenza ed energia del gruppo e permette al batterista Rob Bourdon di fare il suo assolo. Si chiude con i saluti ed i ringraziamenti della band al pubblico, con Chester Bennington che per la gioia delle donne presenti resta senza maglietta e con tutti i restanti a dare un ultimo saluto a tutti i fan accorsi. In fin dei conti è vero, i Linkin Park fanno musica semplice, a tratti banale, ma dimostrano una energia ed una passione rara, la prossima volta speriamo di vederli in uno spazio più adatto a loro e ad avere così maggior piacere nel gustare un loro concerto.

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