Ligabue a Vasco: “La rivalità fa male alla musica”

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Luciano Ligabue | © Gareth Cattermole / Getty Images

In questi giorni Vasco Rossi e Ligabue stanno scrivendo un nuovo capitolo della storia della loro ormai celebre rivalità, ma stando alle parole che i due artisti si sono scambiati attraverso le rispettive pagine Facebook sembra che si sia arrivati ad una tregua, almeno per il momento.
Il primo ad esprimersi apertamente sul loro rapporto e su quella sfida che da anni li contrappone è Vasco Rossi che a sorpresa ha dichiarato che tra i due in realtà non esiste alcuna rivalità. Pare che la reazione di Vasco sia stata scatenate dalle parole del conduttore Piero Chiambretti che nel corso della propria trasmissione televisiva ha lanciato la sfida Vasco contro Ligabue .

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Luciano Ligabue | © Gareth Cattermole / Getty Images

Il Blasco ha espresso chiaramente noia e stanchezza per l’ennesimo confronto con Ligabue; confronto che sarebbe a suo dire inutile e stupido in quanto annulla l’entusiasmo e la passione che entrambi gli artisti da anni mettono nel fare musica.
La colpa dunque sarebbe in gran parte dei giornalisti che da anni sminuiscono e umiliano l’impegno e il lavoro con paragoni superficiali. Solo qualche tempo fa Vasco aveva dichiarato “Penso che Ligabue sia un mare di presunzione in un bicchiere di talento” oggi invece esprime stima per il rocker  riconoscendo però le differenze che li separano.

La replica di Ligabue questa volta non si è fatta attendere. Sulla sua pagina Facebook  il rocker di Correggio ha additato i giornalisti come i veri responsabili di una rivalità che in realtà non è mai esistita.

Da circa vent’anni, in buona parte delle interviste, mi sento sempre fare tre domande: cosa ne pensi di Vasco? Cosa ne pensi della rivalità fra te e lui? Farete mai un duetto insieme? Il risultato è sempre stato questo assurdo disco rotto che se n’è sempre fregato delle mie risposte. Altrimenti, forse (ma molto forse…) quelle domande non me le avrebbero ripetute così ossessivamente“.

Liga ha ricordato con amarezza anche la conferenza stampa prima di Campovolo 2.0, lo scorso luglio, durante la quale su sette domande fatte quattro erano su Vasco; in quell’occasione si sarebbe potuto parlare di tantissime altre cose ma alcuni evidentemente hanno interesse a portare l’attenzione sempre e solo su quell’argomento. Ligabue ha espresso stima per il Blasco e per la sua musica e, sottolineando le differenze tra i due, ha ribadito l’inutilità di una sfida e una finta rivalità che si gioca tutta a spese della loro musica:

Ridurre la musica a una gara vuol dire semplicemente svilirla. Quindi è una rivalità di cui hanno bisogno certi giornali e alcune frange estremiste di fan (…)  Io ho sempre pensato che a fare le spese di beghe come queste è sempre stata, purtroppo, la musica. La mia musica e la sua musica. Perché è chiaro che sia io che lui mettiamo tutti noi stessi in quello che scriviamo e cantiamo (…) E quando cerchi di dare tutto quello che puoi, con tutto il lavoro, l’attenzione, la passione, il talento, la tua totale partecipazione e il tuo totale impegno per poi vedere ogni cosa ridotta alla domanda se ti senti o no il numero uno, sai che purtroppo a farne le spese è la musica“.

Infine il messaggio si conclude con gli auguri rivolti a Vasco per il suo prossimo 60esimo compleanno e almeno per il momento la questione sembra chiusa.

Questo il testo integrale pubblicato da Ligabue sul suo profilo ufficiale di Facebook

Allora, cari miei,
diversi di voi mi hanno fatto notare il post che Vasco ha scritto sulla sua pagina fb e mi è venuta voglia di dirvi qualcosa sulla annosa questione “io, Vasco e l’informazione che ci riguarda”.
Da circa vent’anni, in buona parte delle interviste, mi sento sempre fare tre domande :
1 “cosa ne pensi di Vasco?”
2 “cosa ne pensi della rivalità fra te e lui?”
3 “farete mai un duetto insieme?”
Va detto che a volte chi mi faceva quelle domande sembrava dirmi: porta pazienza, me lo chiede il caporedattore a cui lo chiede il direttore ecc. Insomma sappiamo cos’è che fa vendere i giornali.
Comunque il risultato è sempre stato questo assurdo disco rotto che se n’è sempre fregato delle mie risposte.
Altrimenti, forse (ma molto forse…) quelle domande non me le avrebbero ripetute così ossessivamente . Risposte che ogni volta sono state:
1 “rispetto Vasco, la sua storia e il rapporto che ha con il suo pubblico.”
2 “io faccio le gare con me stesso (e sono toste, sappiatelo) come credo faccia anche lui. Siamo imparagonabili perché molto diversi (come ogni altro è diverso da ogni altro). Infine ridurre la musica a una gara vuol dire semplicemente svilirla. Quindi è una rivalità di cui hanno bisogno certi giornali e alcune frange estremiste di fan.”
3 “siete voi, con queste solite domande ad allontanare sempre di più qualsiasi possibilità di duetto fra noi.”
Ogni volta mi sento un disco rotto anch’io ma siccome è quello che penso e le domande non cambiano…
Per otto anni, prima di vivere di musica, ho fatto mestieri di ogni tipo. Esperienza sufficiente per poter oggettivamente dire che c’è di peggio, eehhh c’è di molto peggio.
Così c’ho fatto il callo e ho messo questa roba nel novero dei pegni da pagare a fronte di privilegi come per esempio, quello di salire su un palco.
Però, e qui veniamo alla vera nota dolente, nonostante quel è tutto un gioco, è tutto un gioco che in tanti ripetono, io ho sempre pensato che a fare le spese di beghe come queste è sempre stata, purtroppo, la musica. La mia musica e la sua musica.
Perché è chiaro che sia io che lui mettiamo tutti noi stessi in quello che scriviamo e cantiamo.
E’ evidente in chiunque non sia sordo (o lo voglia fare) che scaviamo entrambi dentro di noi con sofferenza e senza pietà per cercare di produrre qualcosa che possa essere all’altezza di tutto l’amore che riceviamo.
E quando cerchi di dare tutto quello che puoi, con tutto il lavoro, l’attenzione, la passione, il talento, la tua totale partecipazione e il tuo totale impegno per poi vedere ogni cosa ridotta alla domanda se ti senti o no il numero uno, sai che purtroppo a farne le spese è la musica. Ne fa le spese l’informazione sulla musica.
Questa musica di cui c’è così tanto bisogno e che, nel frattempo, viene così facilmente bistrattata.
Questa musica a cui si danno così tante responsabilità e a cui si chiede così tanto e nel frattempo la si ascolta e la si giudica così sbrigativamente.
Alla conferenza stampa, il pomeriggio del concerto di Campovolo, su sette domande che mi hanno fatto, quattro erano su Vasco.
E io dentro di me pensavo: siamo qui in una situazione straordinaria in cui gli spunti per parlare di musica, di testi, di concerti, di allestimenti, di storia personale, di fan, sarebbero centinaia ma alla fine devono portare a casa quell’argomento.
Le risposte che ho dato allora erano più o meno un sunto di quello che trovate in queste righe. Ricordo che alla fine ci fu un lungo applauso liberatorio (era il primo che beccavo in una conferenza stampa, ha sorpreso anche me) da parte di gente che lavora in radio piuttosto che giornalisti web. Era il segno di quanto anche loro si fossero rotti di sentire sempre tutto banalizzato e ridotto a quella questione.
Vi ho detto queste cose per farvi sapere il mio pensiero anche se credo che diversi di voi lo immaginassero o lo conoscessero già.
Continueremo il nostro percorso, io il mio e lui il suo. Cercando di garantire il massimo che possiamo io a voi e lui ai suoi. Consapevoli del nostro reciproco rispetto ma decisi a difendere a denti stretti ognuno la propria storia personale. Mentre procederemo così continueranno a farci le solite domande.
Adesso che ci penso questo pezzo può diventare utile: stampo quelle risposte e a chi mi fa quelle domande gliele consegno a mano ogni volta.
Me ne starò zitto, come in passato, quando le cose prenderanno una piega particolarmente assurda o quando i miei maroni saranno sul punto di scoppiare. Me ne starò zitto per non fare il gioco di quel tipo d’informazione. Nel frattempo, inevitabilmente, buona parte dei titoli, invece di raccontare del nostro reciproco lavoro, faranno riferimento all'”altro”.
Ogni volta che verranno raccontati i nostri successi sembrerà che sia qualcosa fatto “alla faccia” dell'”altro”.
Su grandi temi come senso della vita, droga, modo di intendere il rock… dire la propria (per ognuno dei due così legittimamente diversa) verrà fatto passare come un attacco all'”altro”.
Qualsiasi cosa verrà buona pur di avvelenare il clima cercando un’escalation mediatica. Ma soprattutto verrà buona per evitare di fare qualcosa di veramente importante tipo, per esempio, provare a capire veramente (e provare a spiegarlo) cosa ci sia nelle nostre rispettive canzoni che riesce a produrre magie così grosse come l’amore e la fiducia che in così tanti provate per me e che in così tanti provano per lui.
Vi abbraccio e, ancora una volta, buon anno.
E a te, Vasco, anche se in anticipo di venti giorni, buon compleanno.

Luciano

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