Quando la musica e la politica si incrociano: i casi Soviet Soviet e Brunori SAS

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brunori Sas - A casa tutto bene - Artwork

Nel corso degli anni molte, tantissime volte la musica e la politica si sono incrociate (basti pensare a Woodstock, a John Lennon e Yoko Ono, a Joan Baez e alla sua “Nicola and Bart” dedicata agli anarchici italiani Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti) e nelle ultime ore la politica e la musica si sono di nuovo incrociate e in entrambi i casi ci sono andati di mezzo due artisti italiani, in questo i Soviet Soviet e Brunori SAS. Ma andiamo per ordine.

Partiamo dai Soviet Soviet, gruppo alternative rock originario di Pesaro che si è imbarcato alla volta dell’America per tenere una serie di concerti promozionali e per partecipare, invitati, al Festival Sxsw ed essere intervistati dalla Radio KEXP di Austin, Texas.

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I musicisti si sono presentati all’aeroporto armati di strumenti, visto turistico ESTA e lettera di invito al Festival che avrebbe dovuto garantire loro l’accesso negli States. Ma tutto questo non è bastato agli agenti doganali americani che hanno preso Alessandro Costantini, Andrea Giometti e Alessandro Ferri, li hanno interrogati per 4 ore in tre stanze diverse, hanno sequestrato loro i cellulari, li hanno perquisiti, ammanettati e portati in carcere dove hanno passato la notte scortati. La mattina dopo, dopo aver sbrigato la procedura del carcere (foto, dichiarazione di buona salute e firme), altri due agenti li hanno prelevati, perquisiti, portati all’ufficio controlli del giorno precendente e reimbarcati destinazione Italia. A nulla è valso il fatto che gli agenti parlassero direttamente anche con il proprietario dell’etichetta americana che spiegasse che i Soviet Soviet non avrebbero precepito niente dalle loro attività live: dato che due appuntamenti del tour dei Soviet Soviet erano a pagamento per gli agenti non era più un tour promozionale ma era un tour vero e proprio e per questo necessitava di un visto lavorativo. Fine dei giochi. Sono piovuti attestati di stima e solidarietà per la band e tantissimi hanno incolpato il nuovo clima di “caccia alle streghe” voluto dal governo del neo presidente Donald Trump contro gli immigrati.

Passiamo a Brunori SAS: il cantautore calabrese si è visto citare nientepopodimeno che da Matteo Renzi in persona. Il politico lo ha presentato come un “cantante che ha scritto delle cose meravigliose” e per la chiusura del suo convegno al Lingotto a Torino ha citato la sua canzone “Il costume da torero” tratta dal suo ultimo disco “A casa tutto bene“: “Non sarò mai abbastanza cinico da smettere di credere che il mondo possa essere migliore di com’è. Ma non sarò neanche tanto stupido da credere che il mondo possa crescere se non parte da me”. Lo stesso cantautore calabrese si era visto inserito nella playlist della tre giorni politica con la sua “Canzone contro la paura“, sempre tratta dall’ultimo disco, insieme a “Strada facendo” di Claudio Baglioni, “Amara Terra mia” di Domenico Modugno, “Potremmo ritornare” di Tiziano Ferro, “La strada verso casa” di Lele, “Come Back” dei Pearl Jam e “Sulla strada” di Francesco De Gregori. Non si sono avute ancora reazioni da parte di Brunori SAS a riguardo.

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