Signore e signori, benvenuti ad una nuova puntata della rubrica “La musica fa 80”, il fantastico viaggio nella patinata musica di un favoloso decennio. Oggi ho deciso di sparare una cartuccia di quelle grosse, parlandovi della vita di un gruppo tra i più famosi di quegli anni, per la stampa eterni antagonisti dei Duran Duran. Signori, eccovi gli Spandau Ballet.
Gli Spandau Ballet nascono nel 1976 come “The Cut” dall’idea di Gary Kemp e Steve Norman, compagni di scuola come John Keeble, il terzo membro ad unirsi al gruppo. Poco dopo li segue il bassista Michael Ellison e il cantante Tony Hadley, amico di Norman. Dopo pochi mesi, Richard Miller prende il posto di Michael Ellison e, due anni dopo, il suo posto viene preso dal fratello di Gary, Martin Kemp, entra nella band, creando così la formazione originaria ed unica del gruppo: Tony Hadley alla voce e ai sintetizzatori, Gary Kemp alla chitarra, Martin Kemp al basso, Steve Norman al sassofono, chitarre e percussioni e John Keeble alla batteria.
Il gruppo comincia a farsi vedere in giro e chiede a Steve Dagger, un loro amico, di fare loro da manager, diventando parte integrante della band. La band cambia il suo nome in “The Makers” ma poi decide di cambiare il suo nome in “Spandau Ballet“. I nuovi Spandau Ballet cominciamo ad ottenere successo, grazie alla loro musica basata sullo stile dei primi Rolling Stones e dei Kinks, ma cominciano ad approfondire il loro lato elettronico ascoltando i gruppi del fenomeno detto New Romanticism, come i Blitz, Sally’s, i Telex.
La band firma un contratto con Chrysalis Records e nel 1980 pubblica il primo singolo, “To cut a long story short“, prodotto dal musicista elettronico Richard James Burgess, che raggiunge la Top5. A questo singolo seguono altri pezzi, come “The Freeze” e “Musclebound”, che anticipano il disco “Journeys to Glory” del 1981, premiato come disco d’oro.
Il secondo album, “Diamond“, prodotto nel 1982 sempre da Burgess, non va come dovrebbe: il primo singolo, “Chant No.1“, ottiene un enorme successo, ma gli altri due, “Paint Me Down” e “She Loved Like Diamond” ottengono uno scarsissimo successo. C’è bisogno del remix di una traccia del disco da parte di Trevor Horn, “Istinction“, per riportare il disco in auge: il remix contiene anche una ballad, “Gently“, mai comparsa altrove.
Il terzo album, “True“, prodotto da Tony Swain nel 1983, ha un suono più pop e vede Steve Norman suonare il sassofono nei pezzi. L’album è pieno di pezzi di fama internazionale, come “Gold”, “True“, “Lifeline“, “Communication” e “Pleasure“, cioè 5 pezzi su 8: un bel successo.
Gli Spandau non si danno pace e pubblicano l’anno dopo “Parade”, che diventa un successo in Europa come in Oceania e in Canada. La canzone che apre il disco, “Only When You Leave“, diventa un gran successo e anche la loro ultima hit americana: da allora avranno un rapporto di vendita negativo con gli USA. La band suona per il singolo della Band Aid e si esibisce al Wembley Stadium come parte del Live Aid. Durante lo stesso anno, gli Spandau ottengono il disco di platino con il loro greatest hits “The Singles Collection”e riescono a mantenere alta l’attenzione su di loro.
Nel 1986 gli Spandau Ballet passano alla WEA/Universal e alla CBS Records e pubblicano “Through the Barricades“, che vede la band allontanarsi dagli stereotipi del pop e del soul e avvicinarsi al rock: ne sono la dimostrazione i due singoli, “Fight For Ourselves” e “Through the barricades”, grandi successi in Europa e Australia, ma non negli USA.
Dopo una pausa, durante la quale i Kemp recitano nel gangster film “The Krays”, la band manda alle stampe il disco “Heart Like a Sky” nel 1989: l’album ottiene uno scarissimo successo, tranne in Italia e in Olanda, dovee i singoli “Raw” e “Be Free with Your Love” raggiungono la Top 10. Dopo questa debacle, e visto l’estraniamento di Gary Kemp dal gruppo, la band decide di sciogliersi.
Martin Kemp diventa un attore di soap opera mentre Tony Hadley tenta la carriera solista incidendo tre dischie cantando nel musical Chicago. Gary Kemp tenta sia la carriera discografica che quella cinematografica, diventando poi scrittore di musical. Steve Norman si trasferisce ad Ibiza e fonda una band lounge, i Cloudfish,
Negli anni Novanta c’è anche una causa tra Hadley, Norman e Keeble contro Gary Kemp per alcuni diritti e royalties, che porta i tre a non appellarsi alla decisione della giuria e ad esibirsi per un pochino come “Hadley, Norman and Keeble, ex-Spandau Ballet“.
Nel 2009 si comincia a rumoreggiare di una reunion della band, con il sito ufficiale degli Spandau che parla di “un annuncio eccitante”. La band conferma i pettegolezzi in una conferenza stampa il 25 Marzo 2009 a Londra, annunciando il loro tour di rientro sulle scene musicali, registrando il “sold out” a Londra e pubblicando il disco “Once more“, che vince il premio “Best Comeback of 2009” ai Virgin Media Awards.
Una curiosità: il nome “Spandau Ballet” deriva da un amico del gruppo, il giornalista e DJ Robert Elms, che vide su un muro di un bagno di un nightclub di Berlino la scritta: “Rudolf Hess, all alone, dancing the Spandau Ballet” (Rudolph Hess è stato l’ultimo prigioniero di guerra nella prigione di Spandau).