Venticinque anni di carriera alle spalle e migliaia di concerti che li hanno forgiati, i Marlene Kuntz sono una garanzia e dallo scorso gennaio sono tornati con un nuovo album, “Lunga attesa“.
Li abbiamo visti all’Auditorium Flog di Firenze, in un live nel quale Cristiano Godano e co. hanno cercato di dare il massimo senza però riuscirci e non per colpa loro. Abbiamo avuto modo di constatarlo in più occasioni, l’acustica dell’auditorium è penalizzante, soprattutto quando a predominare sono le chitarre elettriche. Difficile distinguere le parole, i suoni si sono fatti spesso confusi, a dispetto dell’impegno del gruppo, che rimane quello di sempre.
Ad aprire la serata è stato il performer Lory Muratti, che ha già collaborato in passato con la band cuneese. Un monologo trasportato dalla musica, una versione ridotta dello spettacolo “Scintilla”, un’interpretazione un po’ forzata, fin nella dizione, per una storia che avrebbe potuto regalare – forse – qualcosa in più.
Lunga attesa – Marlene Kuntz
Direttamente dall’ultimo album, i Marlene hanno dato inizio al concerto con “La città dormitorio” e “Fecondità“, primo estratto da “Lunga attesa“. L’ultima fatica di Cristiano Godano con Luca Bergia alla batteria, Riccardo Tesio alla chitarra e Luca Saporiti al basso è un ritorno agli anni Novanta, agli inizi della promettente carriera del gruppo. Un intento che dimostra ancora una volta un lavoro eseguito per pura passione e non per accontentare un pubblico riproponendosi in chiave pop, che si delinea man mano con brani come “Narrazione“, “Leda” e “Sulla strada dei ricordi“. Il pop è un residuo rimasto ancorato agli album precedenti, anche se durante il live si sente parecchio la mancanza di brani più aggressivi come “Sonica” o “Festa mesta” ma non una differenza sostanziale tra i brani vecchi e nuovi, che si ritrovano sul palco in perfetta sintonia, forse perché ricordano appunto le origini dei MK e sanno di già sentito, senza però far storcere il naso. Delle (più o meno) vecchie glorie sentiamo pezzi come “L’odio migliore“, “Cara è la fine“, “A fior di pelle” e in regalo due dei brani più celebri dell’intera carriera dei Marlene Kuntz: “La canzone che scrivo per te” e “Nuotando nell’aria“.
Se da una parte il concerto risente della mancanza di un ritmo più vivace, Cristiano Godano e soci non si risparmiano fino all’ultimo secondo e la parte migliore assaporata rimane la seconda, conclusasi con una dedica a Gianmaria Testa e l’ormai immancabile “Bellezza“.