kuTso: “Decadendo (su un materasso sporco)”. La recensione

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kuTso - Decadendo (su di un materasso sporco) - Artwork

C’è chi dice che dal disagio nascono grandi opere d’arte, chi invece pensa che dal disagio non può che derivare altro disagio, e chi invece sa di vivere una situazione di disagio ma continua nonostante tutto ad andare avanti. I tempi in cui ci troviamo non promettono proprio nulla di buono, ed è per questo che quando parliamo di gruppi giovani e di realtà musicali emergenti molto giovani il denominatore comune è quasi sempre un canto disperato e abbastanza tragico. Per tragico e disperato di certo non s’intende la musica triste e malinconica, ma almeno per questo caso riguarda il discorso abbastanza variopinto di quella parte di rock che serve a gridare al mondo intero qualcosa di straordinariamente unico.

I kuTso fanno questo ed altro, vivono l’attuale scenario decadente, ma in fondo non si abbattono, gridano al mondo intero il disagio in maniera ironica e raffinata, in maniera quasi felice e spensierata. Per chi volesse definirli leggeri noi vi invitiamo a non farlo, perché c’è la sottile linea che divide un gruppo felicemente stupido e un gruppo felicemente impegnato, e state sicuri che i kuTso sono felicemente impegnati, sentimenti a parte. Che ne avessero tante da dire di certo si era capito, ma il titolo “Decadendo (su un materasso sporco)“ci fa capire che in maniera scherzosa e anche a volte leggera noi stiamo pian piano toccando il fondo, un fondo che non può ospitarci e che, a quanto pare, è peggio della decadenza che stiamo vivendo.

kuTso - Decadendo (su un materasso sporco) - Artwork
kuTso – Decadendo (su un materasso sporco) – Artwork

In fondo a noi non importa o almeno ci uniamo al coro scanzonato dei kuTso, che in un modo tutto particolare gridano al mondo intero che le cose non stanno messe bene per nulla. “Marzia“, ti prego, ascolta questo canto ripetitivo e disperato e facci sperare per un attimo di poterci salvare da quegli acuti inaspettati di “Siamo tutti Buoni“. L’amore non cancella il dolore né ogni rancore, possiamo confermarlo noi, al contrario di quanto si fa in “Perso“. Il cielo è grigio, i politici fanno schifo, ci sono sempre nuvole, ma in fondo noi ci sentiamo abbastanza al sicuro perché abbiamo sotto di noi un bel grande materasso, che poi sia sporco non c’importa affatto. I ritmi si alternano tra accenni di reggae a durezze rock, immediatezze e leggerezze pop addolcite da ballate romanticamente disperate ma pur sempre tanto ironiche. Il biglietto da visita è di una band dalle grandi potenzialità, soprattutto se alla critica sanno unire una bella sapienza musicale e un’ironica voglia di scrivere e raccontare. Ridiamoci su, in fondo le nostre lacrime non farebbero altro che insudiciare ancora di più quel materasso sporco.

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