Ketty Passa si svela: “Io come Pirandello: Uno, nessuno e centomila”

0
1667
Ketty Passa | © Stefania Mariposa D'Ambrosio

Cantante, speaker radiofonica e veejay: Ketty Passa si occupa di musica ed arte a 360°. Il 2 Aprile è stato pubblicato “#CANTAKETTYPASSA”, il suo nuovo album, realizzato assieme ai Toxic Tuna, la band di cui fa parte da otto anni. A questo progetto hanno preso parte nomi importanti del panorama musicale italiano, a cominciare da Olly Riva, cantante degli Shandon e di The Fire, che ha curato la produzione artistica, per continuare con Ferdi (Casino Royale e Giuliano Palma & The Bluebeater), KG Man, Max Zanotti (ex Deasonica), Mattia Boschi (Marta Sui Tubi). L’abbiamo contattato ed abbiamo chiacchierato un po’ con lei, per cercare di capire qualcosa in più sul complesso mondo di Ketty Passa. Ecco cosa ne è venuto fuori.

E’ appena uscito “#CANTAKETTYPASSA”, album realizzato assieme ai Toxic Tuna. Un gioco di parole divertente che sfrutta il tuo nome e che pesca dal mondo dei social. Come mai avete scelto proprio questo nome?

Diciamo che “#CANTAKETTYPASSA”, a parte l’evidente gioco di parole con il motto popolare “canta che ti passa” servitomi su un vassoio d’argento, è nato come percorso di “autoguarigione psicologica”, necessario per superare situazioni e cambiamenti radicali che fino a pochi mesi fa hanno inevitabilmente destabilizzato il mio vivere. Perdere equilibrio, però, apre le porte verso una nuova ricerca, e sicuramente avere la capacità di esorcizzare i propri turbamenti con le proprie passioni, con #ironia, non fermandosi mai, non deprimendosi e senza aver paura di scrivere e condividere se stessi col mondo intero fa di un cantante un ARTISTA. Ogni brano nasce da un nuovo approccio allo scavare, alla ricerca spasmodica verso qualcosa. Fino ad arrivare alla coscienza che il cambiamento è parte della vita stessa e la felicità, mai assoluta ma sempre a tempo determinato, arriva di pari passo con l’accettazione del primo.
L’ #amore è il motore della mia vita; sono un Toro cuspide Gemelli, vivo tutto di cuore e il mio equilibrio dipende molto dalle energie di cui mi circondo. 

Ketty Passa | © Stefania Mariposa D'Ambrosio
Ketty Passa | © Stefania Mariposa D’Ambrosio

Nell’album viene raccontata la fine di un amore, ma le sonorità che avete scelto non sono cupe di chi si crogiola nel dolore, al contrario si respirano positività e voglia di ricominciare. Come mai avete scelto questa tematica come concept e cosa vi ha spinto ad una simile chiave di lettura?

Sono contenta arrivi la “diversa cromia” dell’amore e la profondità di quello che è stato il lavoro e il modo di scrittura di questo disco, che nasce dall’esigenza di raccontare qualcosa, una storia, più storie, quelle che hanno vissuto tutti almeno una volta nella vita, prendendo più direzioni di genere per quel che riguarda l’approccio melodico e un’unica direzione per quanto riguarda i testi.
Credo che il filo conduttore stia nelle parole unite da un ambiente anni 60 che accoglie l’italianità e il linguaggio popolare. L’approccio melodico unisce passato e presente in maniera costante, mentre nelle parole il metodo di scrittura guarda molto più ai grandi nomi della storia della musica cantautorale italiana.
Il disco parla con grande malinconia, ma mai con depressione, anzi, la culla musicale vuole andare a sottolineare l’aspetto dinamico, positivo ed ironico della vita di tutti i giorni.
Fermarsi e perdere la speranza sono due grandi errori, soprattutto in fase di lotta verso un cambiamento. 

Difficile identificare nell’album un unico genere musicale, al pop si alternano sfumature ska, swing, reggae, sfumature frutto anche delle collaborazioni con Ferdi, KG Man, Max Zanotti, solo per citarne alcune. Come si riesce, in fase di scrittura e lavorazione, a creare un prodotto omogeneo, partendo da una varietà così ampia di stimoli?

Non esiste un manuale per creare un buon disco; credo siano fondamentali sempre almeno tre elementi: il cuore, lo stomaco e la capacità di scrittura, nei testi e nelle melodie. Noi abbiamo vissuto un lungo percorso assieme, dal 2005, sbagliando, prendendoci porte in faccia, imparando dagli errori e lasciandoci sempre andare al nostro percorso di vita. Diciamo che il 2010 ha unito la voglia di andare in fondo, di mettersi in gioco, sarà stato il cambio di formazione parziale, saranno state le esperienze personali di ognuno di noi, sarò che essendo coetanei ci siamo ritrovati a maturare e diventare coscienti di cosa significhi affrontare un cambiamento e ci abbiamo scritto un disco snaturandoci il meno possibile. Per noi la contaminazione e la sperimentazione, volendo dare quella vena di dinamicità come costante della nostra musica e di ciò che comunichiamo nei testi, è fondamentale. 

La produzione artistica di “#CANTAKETTYPASSA” è stata affidata ad Olly Riva. Com’è stato lavorare con lui? Quali sono gli insegnamenti che si traggono nel lavorare a fianco di un artista così importante?

Sicuramente uno stimolo enorme per me è stato lavorare con Olly Riva in fase di registrazione delle voci di “#CANTAKETTYPASSA”: cantare con lui è stata una crescita enorme. Mi ha insegnato a capire il mio “pregio-difetto” e a non nasconderlo, anzi, ad enfatizzarlo come un buon artista vero che non ha paura di esprimersi deve saper fare. Inoltre, si è preoccupato di aiutarci a “cucire” i brani tra loro e a creare un ambiente perfetto che unisse suoni del passato a melodie più moderne, senza che risultassero invadenti o fuori luogo. Il suo orecchio e la sua sensibilità musicale per noi sono stati fondamentali.

Il progetto Toxic Tuna è partito nel 2005, anno in cui tu sei entrata a far parte della band. Da allora sono passati quasi otto anni. Qual è la chiave per resistere nel tempo, senza lasciar compromettere il feeling artistico e l’affetto dai momenti di naturale tensione o difficoltà che si possono venire a creare?

I Toxic Tuna sono l’unica culla in cui riesco a trovare ispirazione per la scrittura di brani inediti. Sono l’ambiente in cui mi sento a casa, poiché grandi musicisti e amici da tanti anni. Mi sono unita a loro per gioco, essendo un mio caro amico, l’ex chitarrista, componente ai tempi della band in cui si cercava un cantante nuovo. Io ho sperimentato un mondo che conoscevo poco, quello dei ritmi in levare, e sono contenta della crescita che piano piano abbiamo fatto assieme fino ad arrivare alla contaminazione moderna con questo primo vero disco, che parla di noi, del nostro mondo, e che esprime il nostro amore per vari generi musicali. Ci siamo privati di poco in “#CANTAKETTYPASSA”, disco uscito nei negozi il 2 aprile e diciamo che come punto di partenza per noi non è niente male. Siamo cresciuti assieme, abbiamo litigato, abbiamo fatto pace, è successo di tutto. Ma di sicuro il collante è che ci si stima come musicisti e ci si capisce in fase di scrittura. Il disco è assolutamente NOSTRO, e speriamo che un giorno anche un piccolo pezzettino del nostro paese lo diventi in qualche modo. Il segreto per continuare a creare assieme credo sia far parlare sempre il cuore, e dare poco peso alle tensioni normali che possono nascere all’interno di un gruppo di persone; speriamo di non dimenticarcene mai, sarebbe un gran peccato non dare un seguito a questo disco. 

Tu e i Toxic Tuna state per partire in tour con una serie di date che vi terranno impegnati fino a metà del mese di Maggio. Cosa puoi anticiparci dei live? Che tipo di rapporto si crea con il pubblico dal vivo?

La vita live è quella che un artista deve coltivare, perché è li che dimostra di avere tutto quello che serve per lavorare come tale e soddisfare se stesso e il pubblico. La prima volta che sono salita su un palco ho sentito quello che ho provato la prima volta che ho incontrato gli occhi del mio primo rapporto di coppia: AMORE, ADRENALINA. Mi tremavano le gambe, sudavo freddo, ero insicura perché pensavo al giudizio altrui, ero nuda davanti a un’altra entità. Che sia uomo o un pubblico davanti a un palco, il risultato non cambia. Per questo motivo, coi Toxic Tuna cercheremo di creare uno spettacolo interattivo, fatto di coinvolgimenti con il pubblico stesso, ma anche unendo varie forme d’arte, tra cui teatro e danza, che mi sono ritrovata a studiare per anni e che ora voglio sfruttare. Di più, per il momento, non posso anticipare. Vi invito a venire sul mio sito personale, kettypassa.it, per scoprire le nuove date previste e poter condividere qualcosa del nostro spettacolo.

Ketty Passa | © Stefania Mariposa D'Ambrosio
Ketty Passa | © Stefania Mariposa D’Ambrosio

Oltre ad essere una cantante, da molti anni ti occupi di musica anche in tv e radio, dove conduci programmi di successo. Per te, quindi, un duplice punto di vista, sia quello di chi la musica la fa sia di chi ne parla. Qual è ad oggi, secondo te, il rapporto tra questi due settori, musica ed informazione?

La musica oggi sta all’informazione come il telegiornale sta alla notizia. Può essere un mezzo, ma purtroppo la musica veicolata dagli stessi mass-media spesso va “contro” quello che potrebbero essere i reali punti di riflessione, così come l’agenda setting dei TG porta spesso in primo piano notizie meno importanti di quel vogliono far credere. Negli anni ’70 Gaber e De André, attraverso la poesia ed il teatro, parlavano di questioni sociali, accusavano problemi, osannavano cosa andasse bene, facevano della musica “utile e dilettevole”. In quegli anni bisognava stupire ed essere se stessi, oggi bisogna inventarsi tutto, anche il proprio IO, per uscire allo scoperto ed essere finanziati. E chi agisce e cerca di militare nel settore come faceva la generazione dei nostri padri, oggi viene messo da parte. Questa triste verità ovviamente si unisce al periodo di forte decadenza in cui militiamo: con il web la musica fa sempre più fatica a determinarsi come lavoro, così come molte forme d’arte. Il web è un grosso contenitore, arrivato a casa di tutti, e sappiamo che certe persone pur di saziare le proprie manie di potere, evitano la bellezza e l’importanza dei contenuti il più delle volte. Siamo in purgatorio insomma; speriamo di poterci godere un nuovo paradiso o un nuovo inferno, solo questo.

Proprio in merito alle molteplici attività che svolgi, vorrei chiederti: qual è quella che meglio rispecchia? Chi è realmente Ketty Passa, la cantante o la conduttrice tv e radio?

ll palco, l’interazione diretta, l’aspetto live della musica, questo mi diverte più di tutto. Questa è l’unica condizione per cui potrei fare a meno di tutto il resto; non vale il viceversa. Voglio fare la cantante, poi voglio fare radio. In ultimis credo ci sia la TV, poiché meccanismo meno “artistico” di quelli in cui si tratta di comunicazione musicale.
Detto questo, Ketty Passa è tutte queste passioni, seppure non tutte importanti alla stessa maniera. Come disse Pirandello, “Uno, nessuno, centomila”; non si può pretendere di essere una persona sola, e credo che più si nasca sensibili caratterialmente, cervellotici e profondi, più sono i ruoli di se stesso che ci si trova ad interpretare. Oppure puoi metterti a tavolino e studiare un unico prodotto mediatico che funzioni e faccia guadagnare te e chi ti sta intorno, a discapito del “valore artistico”. Sono scelte, io non potrei che stare nella prima delle due nicchie. Ad ognuno il suo posto nel mondo.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

 

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.