Erano in 20 mila i fan accorsi allo Stadio Arechi di Salerno per assistere al live di Jovanotti, la città campana si è raccolta in un abbraccio intimo e festoso mosso dall’energia contagiosa del “ragazzo fortunato”. A scaldare il pubblico ci hanno pensato in apertura Clementino e il Dj Claudio Coccoluto ma è alle 21.05 circa che sulle note di “Django” il palco introduce la band di Jovanotti. Pantaloni blu cobalto e giacca per metà gialla e per metà rosa: questo il look scelto da Lorenzo per il Backup Tour che apre ufficialmente le danze con “Ciao mamma” per poi proseguire con i più vecchi successi remixati come “Gimme Five“, “Non M’annoio“, “Megamix“.
Come un grillo carico di energia Jovanotti si dimena per tutta la lunga pedana del palco allestito, i suoi brani corrono tra rap, funk con accenni di ska passando per l’elettronica, corre tra passato e presente della sua carriera: “Serenata Rap“, “La mia Casa“, “Safari“, la recente “Tensione evolutiva” , “Tutto l’amore che ho”, “Ora”, “Ti porto via con me” e poi un medley di alcuni dei brani che hanno fatto la storia della musica italiana (Venditti, Ligabue, Modugno) ma solo come introduzione a “La Notte dei Desideri“.
Cala il silenzio sull’Arechi quando, in completo scuro, Jovanotti imbraccia la chitarra e racconta della sua infanzia; di quando amava “fare il gioco dei puntini” sulla settimana enigmistica: “Erano gli anni ’80 amavo fare il giochino dell’unire i puntini, nell’82 l’Italia vinceva i mondiali; poi ho iniziato a modificare il gioco creando figure, diverse partendo da un numero a caso. Arrivavano gli anni ’90 e ascoltai un discorso di Steve Jobs alla tv in cui diceva: “Unisci i puntini e vedrai cosa esce”. Era il mio stesso discorso, così come le stelle, infiniti puntini da unire. E le figure che possono venire fuori sono infinite. Perché vi ho raccontato tutto questo? Perché in serate come queste io smetto di seguire i puntini, li unisco a caso e vedo cosa esce fuori e vedo che se di fronte a questa infinita scelta che abbiamo, noi possiamo decidere ogni giorno come unire i puntini, ogni volta ne viene fuori uno diverso. E se non ci piace possiamo cancellare e ricominciare…..“.E parte una versione unplugged di “Gente della notte” in cui l’emozione gioca al cantante lo scherzo di dimenticarne le parole.
L’inconfondibile basso di Saturnino introduce “Tanto, Tanto, Tanto” e un Jovanotti in versione arlecchino spinge il pubblico in una festosa dance session che prosegue con “Muoviti, muoviti“, “Io Danzo“, “Una tribù che balla” per poi riprendere fiato con la poetica “A te” e la magia cala sull’Arechi. Si chiude dopo 2 ore e mezzo di energia con “L’ombelico del Mondo” e “Ragazzo Fortunato” ma Lorenzo ha ancora energia e voglia di divertire e divertirsi con “Penso Positivo” sul cui finale ringrazia il pubblico rivolgendo il suo messaggio (o buon auspicio) “Ho una cosa da dirvi, l’ultima: noi possiamo farcela!“