Se cercate sul vocabolario alla parola “energia” troverete sicuramente la foto di Lorenzo Cherubini , in arte Jovanotti. Quello che ha messo in piedi ieri sera il cantautore italiano insieme al bassista storico Saturnino e alla sua squadra, composta da persone provenienti da tutto il mondo, è stato uno spettacolo che definirei con l’unica parola possibile: “coinvolgente”.
Puntuale alle 21 al Palalottomatica di Roma è scoppiato il “big bang” con tutta la sua dirompente forza fatta di suoni, luci ed emozioni.
Jovanotti sale sul palco da una botola che sia apre al centro e, in una nuvola di fumo, sulle note di Megamix, si intravede la sagoma del cantante. Il palazzetto, tutto esaurito per l’evento, esplode e Lorenzo sembra assorbire l’energia di tutte quelle persone per poi rilasciarla durante le due ore e mezza di spettacolo. Già, perchè altrimenti non si spiega come faccia il cantante di Cortona ad avere la stessa carica dall’inizio fino alla fine di ogni suo concerto. Come il coniglietto di una vecchia pubblicità di batterie, sembra non fermarsi mai correndo da una parte all’altra del palco e ballando in quel modo che ti fa muovere anche sei stai seduto al terzo anello.
Sul palco si alterna l’uomo Lorenzo, che si esprime attraverso i testi delle sue canzoni ed il ragazzo Jovanotti, che fa della musica la sua linfa vitale. Lorenzo riesce a toccare ogni aspetto umano in maniera ironica come nel pezzo “Quando sarò vecchio”, o profonda come in “Ora“, pezzo che dà anche il nome al tour, in cui si affronta il tema delle sfide che la vita ci pone e a cui alle volte si rinuncia senza nemmeno provarci.
Jovanotti ti travolge con quel ritmo che gli scorre nelle vene e che si traduce in pezzi storici come “L’ombelico del mondo” sul quale tutto il palasport “trema”. Tra pezzi strappalacrime come “Le tasche piene di sassi”,” Mi fido di te”, “A te” e “Come musica”, interpretata in acustico, e brani come “Dabadabadance”, “Penso positivo” e “Ragazzo fortunato” in cui il palalottomatica si muove all’unisono, il concerto procede senza un attimo di pausa.
Emozionante il passaggio in cui Lorenzo riunisce tutta la band alla fine della passarella, al centro del palazzetto ed esegue in medley acustico alcuni dei suoi vecchi pezzi come “Piove” e ” Bella”.
Non poteva mancare un pensiero rivolto all’operaio, un ragazzo di appena 19 anni, che ha trovato, tragicamente, la morte nella tappa di Trieste, per cui si è decisa la temporanea sospensione del tour. Jovanotti stesso dice di non aver mai considerato un’evenienza simile ed è per questo che forte è il suo appello alla sicurezza sul lavoro per combattere l’assurdo fenomeno delle morti bianche.
Il concerto si chiude con il pezzo più spensierato dell’ultimo lavoro del cantautore toscano, “La bella vita” e con un ringraziamento che voleva essere personale a tutto il pubblico, per poi vedere l’intera band ballare, in maniera scatenata al centro del palazzetto trasformato per cinque minuti, in un’immensa discoteca. Di tutte le frasi nei testi delle canzoni dell’ultimo lavoro di Jovanotti, mi rimane in testa quella che, a mio parere, meglio può esprimere la gioia più grande dell’uomo che la pronuncia: “E’ questa la vita che sognavo da bambino”.