“Love In The Future” è il quarto album di John Legend, distribuito nei negozi di dischi e reso disponibile al download presso gli stores digitali a partire dallo scorso 03 Settembre. Anticipato dai singoli “Who Do You Think We Are“, in cui ha duettato con il rapper statunitense Rick Ross, rilasciato nello scorso mese di Marzo, e “Made To Love”, pubblicato tre mesi più tardi, in quel di Giugno. A questo progetto hanno preso parte alcuni degli artisti più importanti del panorama musicale internazionale: se tra gli autori dei brani troviamo nomi del calibro di Marvin Gaye, Toby Gadd, Sara Bareilles, Kimbra, Jermaine Jackson, il livello dei produttori non è certamente da meno, uno su tutti Kanye West, ma anche Dave Tozer.
“Love In The Future” si presenta come un progetto complesso, ben strutturato in ogni sua parte, che alterna brani di sensuale dolcezza a momenti che spingono il soul alle sue radici più afro e tribali, senza mai trascurare l’r’n’b ed un tocco di elettronica, che tanto attira gli artisti soprattutto in quest’ultimo periodo. Se il merito di John Legend è quello di riuscire a rendere assolutamente personali i pezzi grazie alla verve che la sua voce calda e pungente possiede, non si può non riconoscere ai produttori West e Tozer l’altrettanto importante merito di esser riusciti a dare coerenza ad atmosfere e suoni che altrimenti avrebbero rischiato di cozzare tra loro in un pastiche sonoro privo di fondamento.
In quasi dieci anni di attività John Legend ci ha saputi viziare, regalando sempre album dal forte impatto emotivo: una voce che si distingue tra mille per il proprio calore e la propria unicità, ma soprattutto anima. Soul letteralmente vuol dire questo, anima, ed è ciò che troviamo in ogni brano della lunghissima tracklist (ben 16 tracce nella versione Standard e 20 nella Deluxe Edition) di “Love In The Future”.
Il singolo di lancio “Who Do You Think We Are”, con la collaborazione di Rick Ross, vede l’incontro tra sfumature del black, Testa di Moro dell’hip hop e Cioccolato del soul che sfumano uno nell’altro. Sebbene si ponga come di forte impatto radiofonico, sul piano dell’intensità gli si preferiscono altri pezzi dell’album. Venature altrettanto hip hop, anche se limitate alla sola gestione del beat, si ritrovano anche in “Tomorrow”, che pur si presenta come estremamente r’n’b (r’n’b che torna prepotente nell’interludio “What If I Told You” e in “Wanna Be Loved”).
La ninna nanna “All Of Me” così come la delicata “The Beginning”, tanto coinvolgente da arrivare alla fine dell’ascolto desiderando fosse durata di più, ma anche “Open Your Eyes” e “Hold On Longer”, accomunate da un piano che oscilla tra il lirismo ed il jazz, si inseriscono direttamente tra gli standard legendiani. Piccolo gioielli, quasi in chiusura di album, “You And I”, tra i brani più erotici degli ultimi dieci anni, eppure tanto dolce da far tremare.
Se “Made To Love” si distingue per i suoi suoni tribali, che sembrano provenire direttamente da un rito d’iniziazione attorno al fuoco, per atmosfere e percussioni pressanti le si avvicina molto anche “Save The Night”, entrambe impreziosite da punte di elettronica. La stessa elettronica che ritroviamo poco più avanti in “Dreams”, dove i synth vengono sapientemente calibrati ad ottenere da semplici distorsori una coda che suona come naturale prosecuzione della prima parte del brano, cantata quasi a cappella.
Appena prima di una chiusura più tipicamente black con tanto di ritmo e suono quasi gospel in “Caught Up”, parentesi dalle tinte rock con “Asylum”, in cui a farla da padrona è una chitarra tanto stridente nella sua freddezza da creare un accostamento di stampo impressionistico con il calore della voce di Legend.
Notevole, poi, l’arrivo al soul più puro con la prolifica collaborazione con Stacy Barthe in “Angel”: accoppiata vincente che regala poco meno di un minuto e mezzo di godimento old style 2.0 per le orecchie. Troppo breve, perché limitarsi ad un semplice Interlude?
Giudizio complessivo
In un mondo in cui i brani musicali si dividono sempre e comunque tra la ballata a tinte depressive e il riempipista dall’allegria forzatamente spontanea, John Legend si distingue per la capacità di dar vita a pezzi talmente carichi di una propria identità da non poter essere bollati con etichette prestampate. In un mondo in cui classe ed eleganza hanno cominciato ad avere l’odore della naftalina, “Love In The Future” si impone per uno stile sobrio ma complesso, raffinato ma assolutamente contemporaneo. Ascolto tutto d’un fiato, cuffie nelle orecchie, stesi sul divano, circondati dal silenzio: ecco come tornare in pace col mondo. Non delude neanche stavolta John, no.
Recensione autentica, ottimo lavoro di pari livello di “Once Again” come atmosfere e cura nel sound. Grande riferimento per me.