Immanuel Casto: “Ho trasformato le mie passioni nel mio lavoro”

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Cantante, attore, produttore, creatore: sono tante le facce di Manuel Cuni, dai più conosciuto come Immanuel Casto, il geniale e provocatorio musicista che scandalizza parlando senza tabù e con ironia della vita di oggi. Noi di MelodicaMente lo abbiamo intervistato e ne è nata una lunga chiacchierata non solo sulla musica ma anche sul mondo in cui viviamo e sulla vita in generale.

Immanuel, non ti chiedo di presentarti ai lettori di MelodicaMente ma ti chiedo un’altra cosa. Sono ormai dieci anni che è cominciato il progetto Immanuel Casto: te la senti di fare un resoconto di cosa è cambiato in questo tempo per te?

Sono cambiate tantissime cose. Immanuel Casto è nato per gioco e per divertimento nel 2004 quando caricai online le prime canzoni “Vento di erezioni” e “Che bella la cappella” e creai un sito dove si potevano ascoltare e trovare gli MP3, non c’era ancora Youtube allora. Avevo costruito un personaggio aulico e ricercato con tanto di biografia e già si cominciava a parlare di me. Dopo è arrivato Youtube e da lì è stata una crescita costante e quello che è cominciato per gioco è diventato una professione: come dice il mio manager l’acqua goccia dopo goccia ha scavato la pietra. Nel 2008 uscì “Anal Beat” e ci fu la mia prima partecipazione ad un gay pride nazionale con la partecipazione delle Beat Girls che poi sono diventate il mio corpo di ballo. L’anno dopo arrivò il primo tour ed il disco distribuito dalla Universal. Qualche anno ci sono stati i primi programmi televisivi e dopo uscì il gioco di carte “Squillo” e quest’anno abbiamo creato la “Freak & Chic”, che si occupa di produzione musicale, comunicazione e giochi. In pratica in questi dieci anni ho trasformato le mie passioni ed i miei hobby nel mio lavoro, cosa di cui sono contentissimo, senza smettere mai divertirmi: se non mi sto divertendo significa che c’è qualcosa che non va. Io sono cambiato tantissimo rispetto al ragazzino del 2004 ma certe cose sono rimaste invariate.

Immanuel Casto e Romina Falconi+

In questi dieci anni con le tue canzoni sei sempre riuscito a stupire il pubblico trattando tematiche che altri non affrontavano come il mondo delle escort, e ciò dimostra notevole coraggio: come nascono le tue canzoni?

L’ispirazione per i miei brani varia da brano a brano. Ci sono dei brani che parlano della società ed altri che sono semplicemente divertimento come “Tropicanal”. In generale ho un’idea da cui partire o il mio socio Keen mi passa delle basi musicali ed io comincio, grazie alle mie basi di comunicazione, a ragionarci sopra, partendo dal titolo: il titolo deve essere già uno statement, qualcosa che uno può scrivere su una maglietta, deve già rappresentare qualcosa e deve essere uno slogan catchy. Ricollegandomi ai miei albori, il progetto Immanuel Casto è nato incosapevolmente come un progetto di comunicazione più che un progetto musicale diventato multimediatico: allo stesso modo quando voglio raccontare una storia ci costruisco poi sopra tutto l’apparato musicale.

Ad un certo punto della tua carriera sei andato in Australia…

Esattamente, avevo bisogno di un break e questi sei mesi mi hanno fatto benissimo perchè da lì ho cominciato a lavorare sul mio ritorno, sull’uscita di “Squillo”. Non avevo mai vissuto all’estero e avanzando con la mia carriera pensavo di non riuscire a trovare il tempo libero per farlo: invece sono tornato più carico di prima. Vivevo a Melbourne e mi sono reso conto di cosa significa vivere in una metropoli: per incontrare una persona dovevo uscire due ore prime, è un gran caos e i rapporti personali sono molto più sfilacciati. E’ molto più facile attaccare persone con la gente e chiacchierare con le persone ma le cose finiscono lì. Nonostante questo ho amato l’Australia e lo considero un paese dove vivrei se non avessi la mia carriera.

Hai sfruttato tantissimo le tecnologie ed il web e questo approccio sta andando sempre più oltre, vedi Spotify: secondo te quanto le tecnologie influiscono sul mondo musicale? La loro influenza è un bene o è un male?

Credo che a breve vedremo la morte del CD, se vedi molti computer appena usciti non hanno il lettore installato. Credo che il mercato dei CD stia andando morendo e dovremo farcene una ragione, rimarrà un oggetto da collezione. Non so se sarà un bene o un male, parlando da artista la diffusione della musica per me è un bene perchè più gente ascolta le mie canzoni più gente viene ai miei concerti, il problema è che per quanto riguarda le vendita è un bagno di sangue. Credo che ci vorrà ancora molto prima di vedere una rivoluzione musicale.

In questo momento non sei legato ad una casa discografica. Parlando con Romina Falconi lei mi aveva parlato di una scelta ponderata anche riguardo alla libertà di poter decidere che canzoni fare.

Ho una mia etichetta: è una scelta che è venuta praticamente da sè in quanto nessuna casa discografica produrrebbe un progetto come il mio, però la scelta è stata anche fatta in virtù del panorama musicale italiano. Attualmente le case discografiche producono solo o artisti che ci sono da 15-20 anni oppure artisti dei reality che fanno karaoke per un anno e basta. Questi artisti escono dai reality, hanno già pronto il pacchetto di canzoni che devono cantare, mettono solo la loro faccia sul CD e basta, canzoni che non hanno un minimo di personalità. I talent da un lato danno visibilità a persone che normalmente non ne avrebbero, vedi Romina, che è una cantautrice che ha una sua creatività, un suo stile e una sua poetica che non si inventa da un momento ad un altro, dall’altro lato c’è solo una faccia e niente altro. Io dico sempre:  andate a vedere i CD che si vendono negli autogrill, troverete solo Ligabue, Jovanotti, Laura Pausini o personaggi appena uscite dai reality.

Da questo punto di vista secondo te, grazie anche alla spinta della nuova scena cantautorale italiana, c’è la possibilità di uscire da questa situazione oppure no?

Non te lo so dire, considerando solo l’aspetto economico ed il momento di crisi così cupa è normale che le case discografiche vogliano investire su prodotti certi. Ho vaghi ricordi che nella fine degli anni ’80 la scena musicale si è riempita di gruppi musicali assolutamente mainstream e subito dopo negli anni ’90 sono scoppiati gruppi come i Nirvana assolutamente in antitesi rispetto al pop più becero. Secondo me sta succedendo la stessa cosa al momento.

Tu non sei solo anche cantante: hai fatto un gioco di carte, hai partecipato alla web serie “Kubrick una storia porno”, ad un documentario “A wonderful life”… questo dimostra che sei praticamente  a dir poco poliedrico.

Ti ringrazio, mi piace pensarlo, per me è un’esigenza esprimere quello che sento. Musica e recitazione sono le mie passioni sin da quando ero ragazzino: è arrivata la musica prima.

Parliamo un attimo della tua collaborazione con Romina: come vi siete conosciuti?

Grazie al mio manager: mi serviva una voce femminile per il mio brano “Crash”, che è diventato poi un classico tra i miei fans, e lui mi promose Romina. Io non credevo avrebbe accettato perchè lei all’epoca aveva fatto Sanremo ed era stata la corista di Ramazzotti, un percorso proprio classicissimo, ed invece si è prestata con grandissima autoironia ed è un ‘esperienza che sicuramente le ha giovato. Quando si è presentata me la ricordo timida, dolcissima e questo connubio si è espresso con il tour che stiamo facendo adesso.

Tour che sta spopolando adesso, visto che state aggiungendo date su date…

Si, siamo molto contenti e spero che non finisca mai. Ci stiamo divertendo, è proprio bello ed ho sempre voglia che arrivi la data successiva.

Questo vostro connubio sta tentando di approdare a Sanremo.

Esatto, stiamo facendo questo tentativo. Sicuramente Romina te ne ha parlato ampiamente, per me è stata una sfida soprattutto nello scrivere qualcosa un po’ diverso dalle mie corde ma più sul genere drammatico con cui mi confronto raramente. E’ una sfida anche nei confronti della commissione, in quanto sono un personaggio un po’ complesso: vediamo cosa succede e se ci sarà questa occasione ben venga.

Ti aspetti che questa sfida venga accettata?

No.

Come mai così sicuro?

Per l’assenza di un potere forte alle nostre spalle che conta molto, una casa discografica fondamentalmente piuttosto che qualche big che ci sponsorizzi. E poi per la paura del mio personaggio. Mi ricordo quando feci “Aggratis” su Rai Due erano terrorizzati di portarmi in onda, visot anche tutto quello che era successo con il gioco di carte “Squillo”.

A proposito di Squillo, quando hai saputo dell’interrogazione parlamentare, quale è stata la tua reazione?

Mi sono cagato addosso. Noi avevamo affrontato delle spese per produrre il gioco e ci congelarono il conto Paypal perchè sostenevano che i proventi fossero di natura illegale, in più mi trovo sulla prima pagina di alcuni quotidiani accanto a capi d’accusa come istigazione all’omicidio, sfruttamento della prostituazione e spaccio di stupefacenti nonchè traffico d’organo. Dovetti ricorrere ad un avvocato penalista che mi tranquillizzò dicendo che io non avevo commesso nulla di illegale e che alla fine sarebbe stata solo pubblicità elettorale per una piccola fetta di elettorato: quando tutto si risolse l’avvocato mi chiese come pagamento solo una copia del gioco. Dopo questa storia partimmo con lo “Squillo Release Party”, un evento promozionale per presentare il gioco, e ci fu un tamtam con un assessore a Padova che voleva bloccare la serata. Non solo non bloccano la serata, ma invitiamo le personalità e la stampa ad assistere a quella serata che sarebbe stata niente altro che una festa dance pop ironica. Il giorno dopo esce un articolo di un giornale che recita “solo la presenza delle forze dell’ordine ha fatto sì che la serata non finisse nel penale”.

Torniamo un attimo alla musica, al disco “Freak & Chic”, che contiene già dei classici come la title track, “Sexual Navigator” e “Sognando Cracovia”: noto con piacere che ci sono alcuni pezzi diversi dal solito come “Da quando sono morto” che dimostra come non sei solo l’icona che molti vorrebbero dipingere.

Ti ringrazio, è un brano che a me piace molto e mi piacerebbe portarlo in futuro come singolo. Mi ha dato la possibilità di sperimentare una vena drammatica e seria meno popolare perchè ciò che è ridanciano è più facile da digerire ma è un brano che sento molto mio e sono stato molto felice di vedere che molte persone lo hanno apprezzato.

Con pezzi come “Killer Queen” e “Sognando Cracovia” ti sei permesso di raccontare senza tabù uno spaccato della realtà che ci circonda: è davvero così brutta?

Non direi brutta, direi grottesca. Io trovo tante cose belle anche nell’Italia, io non sono uno di quelli che dice che l’Italia fa schifo, trovo l’Italia un paese vecchio ma ci sono anche tante spinte verso il cambiamento. Io racconto le cose grottesche e quelle che mi fanno più ridere però questo non è una condanna generazionale, ma è solo una fotografia: io racconto la realtà negli aspetti più grotteschi e torbidi perchè è nel mio gusto.

Con tutto quello che mi hai raccontato finora, cosa significa oggi in Italia essere Immanuel Casto?

Significa essere un moderno cantore provenzale che racconta con stile ironico e ridanciano gli aspetti più paradossali della società. Sono un satiro che celebra il dio Bacco e quindi tutte le espressioni più goduriose e più libertine della nostra natura. Penso che la gente trovi liberatorio cantare le mie canzoni e in un clima a livello mediatico di estremo buonismo e perbenismo mi vedono come un faro. So che il concetto della trasgressione ormai è astratto però molti mi vedono una voce fuori dal coro perchè oggi essere trasgressivi è difficile dato che ormai abbiamo visto tutto.

Quanto c’è di Manuel Cuni in Immanuel Casto e viceversa?

Allora, io dico sempre che Manuel Cuni non è Immanuel Casto ma Immanuel Casto è parte di Manuel Cuni: è un personaggio costruito molto sugli eccessi cosa è molto lontana dalla mia persona dato che io sono un uomo molto morigerato ma è tutto parte della mia personalità ed è un personaggio che conosco al cento per cento. Per certi versi è un po’ un antieroe, un costume che indosso quando vado in scena. La rete è piena di persone che colpiscono i vip e le persone più in voga con il fenomeno del trolling ed essendo sempre esposti si finisce ad essere carne da macello: con me non ci riescono perchè non si rendono conto o non conoscono bene il mio personaggio e quindi non mi toccano mai. Quando mi criticano non si rendono conto che non toccano me ma toccano alcuni miei atteggiamenti di scena e quindi per me è molto sana questa dicotomia. Ci vuole molta ironia, anzi autoironia per portare avanti un personaggio come Immanuel Casto, che si muove tra il serio ed il faceto, tra l’ironia e la denuncia, però è uno stile che sento molto mio e che è ormai il mio marchio di fabbrica.

Tu ormai con il mondo live hai una formula consolidata.

Si, ho due musicisti tra cui Keen che suona moltissimi strumenti e sul palco suona due sintetizzatori, due chitarre e l’Ipad perchè è modernissimo, il mio corpo di ballo e Romina. L’esperienza live è la cosa più bella del mio lavoro, adoro l’energia che sento, mi godo lo stare in scena, mi piace cantare le mie canzoni e mi piace vedere il lavoro di tanti anni che si esprime sul palcoscenico. Si lavora mesi per fare un concerto e quando vedo che tutto funziona è un’enorme soddisfazione.

Cosa hai in serbo ancora per il prossimo futuro? Quale è il desiderio di Immanuel Casto per il 2015?

Stiamo lavorando con una casa editrice, la Tsunami, per un libro celebrativo, una biografia che dovrebbe uscire alla fine del 2015, in più ci sono tanti giochi nuovi a cui stiamo lavorando tra cui quello già annunciato “Jenus” tratto dal fumetto cult online di Don Alemanno. Sto valutando anche altri giochi insieme alla nuova espansione di “Squillo” e stiamo ragionando su un best of, una raccolta con qualche brano inedito. Il mio desiderio è molto semplice: io facciò già quello che è la mia passione, la mia speranza è avere sempre maggiori risorse per poterlo fare ad un livello sempre più alto e raggiungere sempre più persone.

 

 

 

 

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