L’Italia è entrata ufficialmente nella stagione più attesa dagli amanti della musica, la stagione dei concerti e dei Festival. Sebbene questo non sia un periodo particolarmente felice per le organizzazioni di grandi eventi (annullati l’Heineken Jammin’ Festival, Rock in Idrho e recentemente anche l’A Perfect Day), molti sono i festival ospitati nella Nostra Penisola che vantano un cast di rinomati artisti internazionali e non solo. Tra gli eventi più attesi sicuramente il Pistoia Blues Festival, evento giunto ormai alla sua 34°edizione, quest’anno di scena in Piazza Duomo per ospitare Black Crowes, Ben Harper insieme al grande bluesman Charlie Musselwhite ma anche Federico Zampaglione, frontman dei Tiromancino, con il suo nuovo progetto Buzz formato nel 2010 insieme a Mario Donatone. Federico Zampaglione è attualmente impegnato nella promozione della sua nuova pellicola “Tulpa – Perdizioni mortali“, in uscita nelle sale il prossimo 20 Giugno, ma il 7 Luglio sarà di scena al Pistioia Blues in una session tutta dedicata ai grandi classici del Blues. Abbiamo già avuto modo di conoscere i Buzz proprio in occasione della conferenza stampa di presentazione del Pistoia Blues Festival e incuriositi dal loro progetto abbiamo voluto scambiare qualche chiacchiera con Mario Donatone.
1. Una carriera intensa la tua che, tra collaborazioni e lavori solisti, è approdata nel 2010 alla creazione della Buzz Band al fianco di Federico Zampaglione, leader dei Tiromancino: com’è nata l’idea di questo progetto?
Con Federico ci conosciamo da quando eravamo giovanissimi, fine anni ’80, un periodo pieno di energia ed entusiasmo intorno alla musica che noi amavamo, che era naturalmente il blues e tutto quello che gli girava intorno. Insieme abbiamo fatto tante cose, clubs, festivals, abbiamo anche suonato nell’ultima edizione della Roma Blues Band, storico gruppo blues romano degli anni ’70-’80.
Poi ci siamo persi di vista per più di vent’anni, abbiamo percorso strade diverse fino a che una notte Federico, che ha un lato mistico-folle, positivo naturalmente, che chi lo conosce bene ha perfettamente presente, mi ha telefonato una notte facendomi prima sentire la sua chitarra slide e poi proponendomi questo nuovo ed eccitante progetto.
A posteriori devo dire che è valsa la pena perdere un po’ di ore di sonno, perché quando ci siamo rincontrati l’energia e la passione musicale erano quelle di un tempo con l’aggiunta di una consapevolezza nuova che ci sta portando ad elaborare una nostra visione che cala il più verace feeling del blues nel realismo dei suoni urbani della nostra epoca, con un uso molto sanguigno e cauto dell’elettronica, questo grazie alla sapiente e creativa produzione di Francesco Zampaglione, fratello di Federico. L’ottima ritmica di Danilo Bigioni e Roberto Ferrante ha fatto il resto.
Vorrei aggiungere che pochi sanno (ma a Pistoia molti lo scopriranno) che Federico è un chitarrista blues appassionato e sensibile, dotato di cuore e tecnica, e che ha imparato proprio dal blues a raccontare le sue intriganti storie musicali e cinematografiche. Le nostre voci inoltre che si dividono il repertorio e che spesso si alternano e si fondono, hanno a dire di tutti un’ottima amalgama, e anche questo è un altro punto di forza di questo progetto.
2. Nel 2011 è uscito “Blues for Joy”, album a cui hanno lavorato anche Rodolfo Maltese e Henry Cook: attualmente stai lavorando a qualcosa di nuovo e pensi ad altre collaborazioni del genere?
Attualmente sono in giro con una piccola formazione acustica che esalta il suono delle voci dandogli una cornice strumentale blues- jazz molto “roots” con il mio pianoforte in primo piano, il sax e solo le percussioni come sostegno ritmico più qualche colore di tastiera. I miei compagni di viaggio sono la cantante Giò Bosco con cui collaboro da anni, il grande sassofonista Eric Daniels ed un giovane e promettente tastierista-percussionista-cantante, Andrea Mercadante, e portiamo in giro un concerto in parte dedicato al mio mito, Ray Charles, in parte a quello che gli gira intorno musicalmente compresi i miei brani originali.Probabilmente il prossimo disco a mio nome sarà un live con questa formazione.
3. Si rinnova anche quest’anno l’appuntamento con il Pistoia Blues Festival: un cartellone ricco e artisti di rilievo internazionale caratterizzano la 34esima edizione della manifestazione che ospiterà nella giornata del 7 Luglio anche la tua formazione. Come valuti l’impegno degli organizzatori che, in un panorama nazionale nel quale si registra l’annullamento di una serie di Festival, continuano a credere nel progetto?
Ho un’opinione molto alta dell’impegno economico ed artistico che si sta sobbarcando Pistoia Blues per mantenere vivo il livello internazionale della sua programmazione. D’altronde la crisi ha un aspetto culturale oltre che finanziario che è rappresentato dalla tendenza altamente tossica di portare la gente a dare sempre meno importanza alla musica e all’arte, questo già da quando un ministro dall’intelligenza molto sopravvalutata disse che con la cultura “non si mangia“. Ebbene di fronte alla resa incosciente di chi ci governa, che è molto più grave della crisi reale, bisogna giocare invece al rialzo e crederci proprio come sta facendo intelligentemente Pistoia Blues. Da parte mia non posso che essere elettrizzato dalla sola idea di salire su quello storico palco prima di gente come Robben Ford,Robert Cray e Lucky Peterson. Speriamo di essere all’altezza e di contribuire alla lunga vita del Pistoia Blues che tutti ci auguriamo.
4. Che tipo di performance deve aspettarsi il pubblico del Pistoia Blues Festival? Quali brani proporrete?
Sarà un set di brani scelti del repertorio classico del blues ma anche di autori più vicini al rock o al soul. Sentirete autori come B.B. King, Ry Cooder, Eric Clapton, Jimmy Hendrix, Neville Brothers e persino Frank Zappa. Quello che il pubblico deve aspettarsi è un blues che racconta, ricco di colori antichi e contemporanei, tra acustica, elettricità ed elettronica, miscelate in un sound vario ma, a mio parere, coerente. Quel po’ di anni di maturità che abbiamo individualmente sulle spalle ci portano ad essere ormai lontani da un approccio virtuosistico e muscolare ma con l’intenzione di esprimere con autenticità il battito del cuore del blues, un battito che è sempre vitale e che è in grado di descrivere anche il mondo e il panorama odierno. Questa è l’intenzione con cui ci avviciniamo a Pistoia, un festival nel quale io sognavo di suonare già quando avevo 16-17 anni, quando veniva gente come Muddy Waters, ed ora non posso ancora credere che tocchi a noi. Posso dirvi che siamo pronti per questo atto di amore e di fede nella musica che ci ha salvato la vita. Ci vediamo il 7 luglio sul palco di Pistoia Blues, vi aspettiamo!