Il 15 e il 16 maggio si terranno in diverse regioni e città italiane le elezioni amministrative, che coinvolgeranno anche quattro grandi città: Bologna, Napoli, Torino e Milano. Proprio per quanto riguarda quest’ultima, ci ha incuriosito la presenza di Claudio Trotta, fondatore di Barley Arts ed organizzatore dei più importanti eventi della città, nella Lista dell’Arancia di Giuliano Pisapia, così abbiamo deciso di intervistarlo. Claudio Trotta di recente è stato assolto per il famoso concerto diBruce Springsteen, ovvero i 22 minuti di sforamento del concerto tenutosi proprio a Milano. In base alla Corte d’Appello del tribunale di Milano il fatto non costituisce reato, la musica trionfa perché la musica non è rumore, e Trotta si dice “22 volte moderatamente soddisfatto“. Ma adesso che lo ritroviamo nella Lista dell’Arancia, guai a dire che si è buttato in politica: “Lista dell’arancia mi ha chiesto di aderire e supportare la speranza di fare eleggere Giuliano Pisapia a Milano“, spiega Claudio Trotta, anticipando così la mia prima domanda.
Lei è famoso come direttore artistico di diversi eventi, fondatore di Barley Arts, il più grande organizzatore di concerti di Milano. Spesso politica e musica finiscono col legarsi insieme, diversi artisti affrontano tematiche politiche e dimostrano che la musica può essere anche impegno. In un certo senso, è quel che sta dimostrando anche lei entrando in politica o ha deciso di cambiare strada? Non voglio dimostrare nulla, amo il mio lavoro e lo faccio da trentacinque anni. Vorrei che nella mia città e in Italia ci fossero gli strumenti per le basi della cultura musicale dei giovani, un rapporto migliore con l’arte e con la musica. Io mi sono occupato di eventi di ogni genere: concerti, musical, spettacoli, rassegne e festival, metto la mia esperienza a disposizione per cambiare qualcosa nelle politiche e nelle istituzioni, che ormai sono stantìe, senza nessun proclama, non deve essere una cosa urlata, offro solo la mia disponibilità. Una città come Milano, che dovrebbe essere aperta e innovativa in campo culturale, ritiene che la musica sia rumore. Lei si è definito per “22 volte moderatamente soddisfatto” dopo l’ormai celebre caso Springsteen. Molti artisti si sono schierati contro questa particolare concezione della musica, ma com’è adesso organizzare eventi a Milano? La musica è ancora rumore? Quale sarebbe la migliore soluzione per far capire che non è così? Purtroppo l’atteggiamento da parte di alcuni settori della città, abbastanza trasversali, poiché sono sia di destra, che di sinistra piuttosto che comitati cittadini, considerano l’arte in generale e la musica popolare contemporanea qualcosa con cui convivere senza esaltarne l’importanza strategica e sostanziale. La musica fa vivere meglio e inoltre crea lavoro. Le regolamentazioni limitano la libera circolazione delle idee e non permettono che la gente si diverta. Soprattutto il centro di Milano ormai è piuttosto triste, poco vissuto, si tende a spostare tutto in periferia. Per carità, questo accade in tutte le città europee, ma esistono delle strutture adeguate. In Italia, invece, la crescita di queste strutture viene limitata. Se consideriamo gli spazi a disposizione negli ultimi trent’anni, luoghi come club, discoteche, circoli, palazzetti dello sport, rassegne, sono diminuiti, anziché aumentare. Abbiamo perso luoghi come il Rolling Stone, il Magia, l’Odissea 2001, il famoso Palazzone costruito in zona San Siro e poi crollato sotto la neve, ma anche rassegne come la Notte di San Lorenzo, Milano Blues Festival. Quello che abbiamo acquisito, lo dobbiamo a iniziative private. C’è, infatti, grande fermento a livello di circoli, come Arci e Magnolia. Le istituzioni, anche a livello nazionale, non hanno supportato in alcuna maniera, offrendo largo spazio invece a concerti gratuiti con grandi nomi. Eventi che in realtà non sono mai gratuiti perché pagati con i denari dei contribuenti e che invece potrebbero essere investiti per una struttura adibita per suonare, ascoltare musica, leggere libri, organizzare concerti. Basterebbe raccogliere quei soldi ogni anno per costruire una struttura che abbia una sala prove, che sia un punto di ritrovo per la musica popolare contemporanea, che invece è sempre ospitata da teatri dove in genere si recita in prosa, o auditorium in cui solitamente si suona musica da camera o in stadi e palazzetti dove si giocano le partite. Non c’è un solo spazio per la musica popolare contemporanea. Per il 9 maggio al teatro Smeraldo è stata organizzata la Notte dell’Arancia, un chiaro esempio di come politica e musica e altre forme d’arte possano convivere pacificamente. Pensa che si possa riproporre l’evento in altre città italiane che necessitano di essere culturalmente svegliate? Qual era il messaggio concreto di questo evento? Ritiene che la gente l’abbia recepito o l’abbia percepito solo come una serata da trascorrere piacevolmente? La notte dell’Arancia è stato un piacevole regalo fatto in campagna elettorale. Non sono favorevole agli eventi gratuiti, che dequalificano e deprezzano. Sono favorevole solo se c’è da aiutare qualcosa di nuovo e di inedito, per occasioni importanti, storiche. Per la notte dell’Arancia sullo stesso palco si è scherzato, cantato, riso, è stata una testimonianza a favore di Milly (Moratti, ndr.). Ecco, lei ha scelto di candidarsi con Milly Moratti per Pisapia. Perché proprio lei? Milly è una persona per bene, lucidamente folle e portatrice di virus sani. Ama molte cose che amo anche io ed alla sua richiesta non avrei potuto dire di no, bisogna cambiare l’aria a Milano. E visto che è tempo di cambiare aria e che i giovani hanno bisogno di emergere, cosa bisogna fare per aiutarli ad inserirsi nel mondo della musica, che si fa sempre più competitivo? Prima di aiutare i giovani ad entrare nel mondo della musica, bisogna aiutare la musica. Servono decreti legge, che si possono fare anche nei comuni, è necessario che si crei tutto il necessario per restituire dignità alla musica. La musica popolare contemporanea dovrebbe essere in grado di usufruire del Fondo Unitario dello Spettacolo, proprio come tutte le altre arti. Serve conoscenza ed un dialogo costante con le realtà locali. Noi abbiamo realizzato un decalogo di punti molto importanti per la città, tra i quali è compreso un tavolo che crei un’amministrazione comunale che faccia qualcosa per la città, bisogna diminuire la burocrazia e restituire gli spazi dismessi a tutta la città, a scopo sociale. Serve un cambiamento culturale, bisogna restituire dignità alla musica e all’arte in generale. Noi siamo completamente d’accordo, la musica ha bisogno di una “botta di vita” ed ha bisogno di spazio per affermarsi, per cui non ci resta che fare tanti auguri a Claudio Trotta per questa sua nuova esperienza, sperando che possa dar vita a nuovi, buoni, frutti.