Il duo Inert Project nasce dall’incontro in Toscana tra Raffaele “Macete” Cileo (elettronica and programming) e Alessio “U’American” Lottero (chitarre, bass0, dobro, arrangiamenti) e porta alla nascita di “Heartburn“, progetto musicale curato da Beppe Massara e prodotto dalla Tarock Records.
Inert è figlio del nostro tempo, visto che tra i due musicisti ci sono quasi settemila chilometri che vengono colmati dal web: Alessio è originario di Genova e vive a New York ma trascorre le sue vacanze a Pontassieve, in provincia di Firenze, dove incontra Raffaele che vive e lavora a lì e con cui condivide la grande passione per le colonne sonore di film polizieschi e noir. I due iniziano subito ad improvvisare ed a registrare le prime sessions, un po’ per gioco e un po’ per curiosità, e nascono i primi home-made demo che saranno l’embrione di “Heartburn”.
Il lavoro estivo prosegue grazie alla rete con un intenso scambio di files per definire meglio gli arrangiamenti e trova uno sbocco tanto casuale quanto naturale a Trani dove nell’estate del 2012, dopo quasi 20 anni, Raffaele re-incontra per caso il suo vecchissimo amico Beppe Massara, ora Producer e A&R della Tarock Records, a cui affida un demo-tape con 15 tracce.
A Beppe il lavoro piace subito e decide così di produrre l’intero album degli Inert Project, affidando le sezioni ritmiche, originariamente elettroniche, a musicisti pugliesi come Costantino Massaro, Paolo Ormas e Francesco “Frums” Dettole, affidando i fati al sassofonista Marco Nicolini e registrando il tutto presso gli studi “LaVilla 24/7”. In tutto questo melting pot, internet diventa l’unico mezzo per portare a termine la produzione del disco e dopo un lungo anno di lavoro, scandito da riunioni via skype, i brani vengono prima definiti e poi mixati da Beppe Massara.
Il disco, composto da 10 brani per 43 minuti di musica sarà rilasciato ufficialmente il 30 Settembre per l’acquisto su iTunes. Si tratta di un lavoro completamente strumentale e il sound è un mix di noise, industrial, funk e blues ispirato alle sonorità crossover degli anni 90 e alle colonne sonore dei films polizieschi. Le atmosfere noir del disco sono impreziosite di volta in volta da impennate ritmiche, da groove funky e da sperimentazioni lo-fi che si innestano su una trama più generale dettata dalle chitarre e dalla batteria. Il disco lascia spazio anche ad altre suggestioni, suggestioni al sapore di blue note, di distorsione e di riff wah wah anni 70 richiamando alla mente colonne sonore come quelle dei telefilm come “Shaft”.
“Heartburn” riesce a creare sia momenti epici ed intensi (l’iniziale “Police Radio” e “White Coffin Blues” e ) che armonie più eteree e sospese (la coppia centrale “Land of liars, thieves and bitches” e “Bad Strings”, forse la canzone migliore del disco), portando in un saliscendi sonoro che ci fa viaggiare tra immagini del passato tutte associate ad un determinato impianto sonoro che diventa a sua volta colonna sonora di atmosfere e storie future, facendomi tornare indietro negli anni a quando da ragazzino ascoltavo dischi di gruppi come Spyro Gyra e Rush, ascoltando una musica che oggi ritrovo anche nelle basi di molti gruppi moderni, a cominciare dagli Explosions in the Sky, considerati gli alfieri del post rock. Un gran disco d’atmosfera per un progetto decisamente interessante.