Potrebbe non mancare molto all’obbligo per le radio italiane di trasmettere una quota fissa e obbligatoria di musica italiana sul modello di quanto già avviene in Francia: è questa la proposta del Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini.
Franceschini, intervenendo al convegno a Palazzo Reale in apertura della Milano Music Week, ha spiegato che la nuova legge sullo spettacolo adesso lo permette: “C’è una cosa che la nuova legge consente, una delle norme più nascoste, è immaginare come possiamo prevedere quote di obbligatorietà di trasmissione della musica italiana. In Francia ci sono quote per le radio. Noi vedremo”.
Franceschini è stato poi premiato con un disco di platino all’incontro su “Il nuovo codice dello spettacolo e l’industria musicale italiana“, dove erano presenti il presidente SIAE Filippo Sugar, il presidente di Assomusica Vincenzo Spera, l’assessore alla cultura Filippo Del Corno, il presidente di Nuovoimaie Andrea Miccichè e il director FPI European Office Lodovico Benvenuti. In questa sede il Ministro ha rivendicato la bontà della legge per lo spettacolo dal vivo: “La legge per lo spettacolo dal vivo era attesa da anni e corona un’intensa attività a favore della musica. Negli ultimi tre anni c’è stato un fondo di 500.000 euro per il jazz, finora mai sostenuto dallo Stato, è stato adeguato il corrispettivo dovuto per i diritti di copia privata a favore degli autori indirizzandone una parte allo sviluppo dei progetti di under 35, è stata estesa la validità della card cultura per i diciottenni all’acquisto di musica e di biglietti per i concerti, è stato reso permanente il tax credit musica con agevolazioni fiscali a favore di produttori e impresari musicali, è stata introdotta l’IVA agevolata al 10% per i concerti ed è stata rilanciata la Festa della Musica, con eventi in tutta Italia per il solstizio d’estate. Tutto questo perché crediamo fermamente nel valore della creatività, un patrimonio che ci siamo impegnati e ci impegneremo a difendere e promuovere il più possibile.”
La proposta del Ministro potrebbe virare, invece che sulla quota obbligatoria, su una qualche forma di premialità per chi trasmetterà più musica italiana; l’ipotesi piace all’industria musicale ma si preannunciano comunque polemiche, come è successo con le quote di film di produzione italiana in televisione, come dice lo stesso ministro: “Il modello francese andava bene a tutti quando era teorico. Quando l’abbiamo portato nel nostro ordinamento ha scatenato crisi furibonde ma stiamo arrivando a compimento”. Aspettiamoci barricate anche in questo caso.