Prima di andare in vacanza con il nostro progetto The Passenger, vi vogliamo presentare una band di cui, dopo l’ascolto, non potrete fare a meno. Un nome poetico, un nome che richiama subito la letteratura, prima ancora che la musica. Il rumore della tregua provengono dalla periferia milanese e il loro sound richiama quello dei grandi cantautori del passato, italiani e non; non profumano di antico ed obsoleto ma profumano di quel passato che non abbiamo bisogno di dimenticare ma solo di ricordare. Quando tutto il mondo della musica sta proponendo innovazioni più o meno riuscite, puntando sulla modernizzazione del suono a tutti i costi, azzardando nuovi orientamenti, il rumore della tregua vanno controcorrente con una lirica che senza dubbio non può lasciare indifferenti.
Il loro “manifesto” parla chiaro: “il rumore della tregua non scrive inni generazionali. il rumore della tregua non può morire giovane, perché è nato vecchio. il rumore della tregua compone brani in maggiore su commissione. il rumore della tregua forse suona come gli anni settanta negli anni novanta, ma non ci è chiaro. il rumore della tregua ripudia l’ukulele e il glockenspiel come strumenti di risoluzione ai problemi del cantautorato moderno. il rumore della tregua è terribilmente fuori moda. il rumore della tregua sa che, obiettivamente, non c’è un cazzo da ridere. il rumore della tregua lucra senza ritegno sulle tue malinconie. il rumore della tregua non è pre, ma soprattutto non è post”.
Ancora una volta terminiamo qui con l’introduzione e lasciamo parlare i protagonisti di questa musica senza tempo raccolta in “La Guarigione”, prima release di cui parleremo di seguito e di cui vi invitiamo sinceramente ad ascoltare, cinque canzoni che entrano dritte dritte nel cuore dell’ascoltatore, prima ancora che nel cervello.
A tu per tu con Il rumore della tregua
1. Dal nome alla vostra musica tutto trasuda cantautorato d’altri tempi. Vi sentite parte di questi anni duemiladieci oppure vi distaccate da essi ed attingete dal passato?
Nelle note di presentazione dell’EP abbiamo scritto: “la guarigione parla di singoli. forse di gruppi di singoli. certamente non parla di una generazione”. Facciamo molta fatica a sentirci parte di questi anni, a condividere i valori e i gusti dei nostri coetanei. Questo si riflette per forza di cose nei nostri pezzi, sia per quanto riguarda le liriche che, in parte, per la musica. Molti dei gruppi italiani formati da ventenni o giù di lì scrivono in modo iper contemporaneo del piccolo mondo a cui appartengono. Questo non può che fissare una data di scadenza per la loro produzione musicale, troppo legata irrimediabilmente al presente. Per questo motivo ci guardiamo indietro, cercando di pescare da modelli passati, autori capaci di scrivere canzoni che sapessero durare nel tempo. Questo non significa non parlare del presente, significa piuttosto farlo sviluppando una propria poetica che prenda il presente e lo renda atemporale. E non serve tornare indietro fino ai grandi cantautori degli anni Settanta (ai quali comunque siamo strettamente legati) per seguire i giusti modelli, basta pensare al rock indipendente italiano degli anni Novanta. Noi vorremmo riuscire a scrivere musica che possa resistere allo scorrere del tempo, al costo di non risultare per forza attuale. E’ un percorso molto lungo e delicato, oltre che ambizioso, però ci sembra l’unico che valga la pena intraprendere.
2. Raccontateci il vostro debutto, cosa facevate prima di “La Guarigione”, cosa fate ora, come è nato il vostro EP. Raccontateci il vostro mondo.
Prima di registrare il disco facevamo quello che continuiamo a fare oggi, ovvero ci dividiamo tra studio, lavoro, sala prove e qualche live. Siamo cinque ragazzi dell’hinterland milanese con una vita normalissima, le frustrazioni di tutti i giorni, alcune piccole soddisfazioni e forse qualche disco in più della media in camera nostra. L’EP è nato da parecchie ore di prove, unendo materiale più vecchio, di quando eravamo ancora in tre (ovvero nel 2011), a pezzi scritti e arrangiati già con l’attuale formazione a cinque. Il tutto è stato registrato, mixato e masterizzato agli HM Studios di Cornaredo da Simone Sproccati, nostro coetaneo (e già ottimo professionista), così come tutti quelli che hanno collaborato ad ogni singolo aspetto del disco (dall’artwork, alle foto, al videoclip che stiamo realizzando). Grazie al loro aiuto siamo riusciti a realizzare un buon prodotto, nonostante il nostro budget di partenza fosse decisamente ridotto.
3. “La Guarigione” è un debutto che è piaciuto a tutti, anche a noi di MelodicaMente. Quali sono i vostri progetti futuri? Cosa sognate per voi stessi?
Grazie per il complimento. L’EP ha ricevuto parecchie recensioni positive e la cosa non può che farci molto piacere, soprattutto essendo il nostro primo lavoro. Noi in realtà siamo i primi ad essere critici con noi stessi e infatti ci sono alcuni elementi del disco che col senno di poi probabilmente avremmo gestito diversamente, ma ci sta, fa parte dell’evoluzione artistica di una band. Il prossimo lavoro, che non sappiamo ancora quando riusciremo a realizzare, sarà sicuramente più a fuoco per molti aspetti. Stiamo un po’ alla volta cercando di maturare un suono sempre più personale e nei nuovi brani che stiamo componendo (e già in parte suonando dal vivo) cominciamo ad intravederne gli sviluppi. Non ci poniamo molte domande sul futuro, dato che stiamo provando ad entrare in un mondo totalmente instabile. Di sicuro vogliamo riuscire ad evolverci musicalmente sempre di più, lavorando su determinate carenze che abbiamo e valorizzando invece le particolarità che ci caratterizzano. Poi la speranza è riuscire a portare la nostra musica il più possibile in giro, sorretti da qualcuno che abbia voglia di aiutarci in questo senso. Non siamo una band che può puntare al botto immediato, non siamo Vasco Brondi o I Cani (tanto per fare due esempi abbastanza recenti, usciti dal sottosuolo indipendente), perché non abbiamo un sound così estremo, così spudoratamente personale. Ma non ci interessa neanche, preferiamo cercare una formula meno rigida, che sappia rigenerarsi anche dopo il secondo disco. Crediamo di avere le potenzialità per creare un po’ alla volta un nostro seguito interessante, ma in questo senso pesano tantissimo le influenze esterne, quindi è inutile provare a fare previsioni. Vedremo come andrà.
Il rumore della tregua – “La Guarigione”: l’ascolto
Non ci si può nascondere dietro a frasi fatte quando a parlare è una musica così interessante. “La guarigione”, come detto anche durante l’intervista con Il rumore della tregua, è un lavoro che merita sicuramente di essere ascoltato. Non si può piacere a tutti e questa lezione l’hanno compresa anche i grandi volti cantautorali a cui la giovane band milanese si rifà, sia per suono che per stilistica dei brani. “La guarigione” è la prima release prodotta dalla band insieme a Simone Sproccati agli HM Studios di Cornaredo e contiene cinque brani i cui riferimenti a personaggi come Ciampi, Tenco ma anche Aferhours e Paolo Benvegnù sono ben evidenti.
La band più volte ha specificato di non sentirsi parte di una contemporaneità così esibita e sprofondando in “haiku” sembra essere subito visibile questa affermazione. La voce di Federico Anelli è sostenuta da un suono ben costruito e rodato. Si passa a “L’odore di cani” che inizia con un suono più ritmato ma per quanto riguarda la lirica nulla cambia, si ascolta con piacevole interesse e non si può che soffermarsi sul significato di un testo che scorre bene, liscio e veloce, ma non risulta di certo banale, anzi, forse fin troppo ricercato.
E’ un esordio ben organizato questo de Il rumore della tregua, udibile anche nelle ultime tracce finali: “confessa il peccato, harry” è forse la canzone più immediata e quella che potrebbe avvicinare la band ad un pubblico più vasto: “hai un unico abito ed è la tua pelle il solo che riesci ad indossare / hai nutrito l’errore e l’errore ha nutrito il disagio che ti ha salvato”. Si passa poi a “la ballata del pignoramento”, dove la dolce melodia si scontra contro un testo che di certo non risulta essere leggero: “perché eravamo in nero e dicevamo di essere eleganti / alla fine ci hanno pignorato anche i sogni”. Il rumore della tregua sanno usare le parole, le sanno usare anche molto bene.
Si conclude con “revival” che risulta essere un manifesto del suono de il rumore della tregua: nostalgia, ottima costruzione sia lirica sia strumentale, la voglia di risultare immortali. Perché la musica che vale può aspirare solo ad essere immortale. Vi presentiamo una band che farà strada, non perdetevela. “La guarigione” è un piccolo grande gioiellino brillante di luce propria. Buon ascolto e buone vacanze, The Passenger ritornerà agli inizi di settembre!
“La guarigione”
released 10 March 2013
testi: federico anelli
musiche: il rumore della tregua
formazione:
federico anelli – gola, acustica
andrea schiocchet – batteria, cori diaframmatici
marco “magister” torresan – chitarra disturbata, regalità
marco cullorà – basso, aforismi
lorenzo monesi – fiati, percussioni, gastronomia
registrato, mixato e masterizzato da simone sproccati – HM studios (Cornaredo, MI)
prodotto da il rumore della tregua e simone sproccati
artwork: laura bossi