Il Fieno: “I Bambini Crescono EP”. La recensione

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Il Fieno - I Bambini Crescono EP - Artwork

La crescita, nel senso anagrafico del termine, porta via con sé la perdita dell’ingenuità e della protezione materna che indubbiamente ci strappa via dalle strade ovattate dell’infanzia e dell’adolescenza. “I Bambini Crescono” è una condizione pressoché necessaria per la formazione de “Il Fieno“, necessaria per loro e per l’esistenza in generale. La ribellione adolescenziale, e nel caso del disco ribellione anche sociale è qualcosa che non è mai fuori moda e al massimo cambia nel tempo, mutando le necessità di una volta, rendendole a volte inutili e forse troppo futili. L’adolescente è un brano dalla poetica già vissuta e già vista, la rivoluzione, la stanchezza, la bellezza dell’incoscienza e la disillusione è ahimè pane per i denti di chi si affaccia appena al mondo e che non ha di certo vissuto la realtà dei giorni nostri, ormai troppo stanca per sopportare ancora proteste in sordina. Il racconto di un destino già segnato, di un quotidiano triste e il dramma di crescere sono tutti in “L’età del Bronzo“, battezzata in questo modo da Bosetti e compagni, al di sotto dell’età dell’oro o addirittura dell’età della ragione, lungi dalla disperazione musicale de “I Bambini Crescono“. La musicalità dell’EP di esordio de “Il Fieno” sembra procedere in direzione opposta rispetto ai temi trattati, e per il panorama musicale italiano potrebbe proporsi come una ventata di freschezza in una discografia abbastanza noiosa o affacciata troppo verso il pop o radicalmente contro tutto e contro tutti. La bravura musicale c’è e si sente, e probabilmente stenterà a crederci il miscredente che per la prima volta accenna al folk in un disco nuovo di zecca e novellino di discografia.

Il Fieno - I Bambini Crescono EP - Artwork
Il Fieno – I Bambini Crescono EP – Artwork

Ancora troppo presto per parlare di new wave se si pensa che l’innerspace dei temi trattati riguarda al massimo la difficoltà di un adolescente di approcciarsi ai tempi futuri. Il 70’s è ancora troppo tragico per poter trovare ispirazione nei giorni nostri, o magari la band è decisa ad intraprendere altre strade, dopo averci presentato un antipasto abbastanza melodico che strizza un occhio ai Baustelle, simpatizza per i Marlene e adora il Power Pop degli AmariVincenzina e la fabbrica è il sentore che non tutto è andato perso o quantomeno che la prima impressione è forse quella sbagliata.

Il Fieno” con un touché d’altri tempi intreccia il tema della crescita, delle prime volte in assoluto con il tema del lavoro e la drammaticità di chi si trova per la prima volta a fare i conti con la realtà, che la maggior parte delle volte si rivela diversa da quella presente nei racconti. Enzo Jannacci dunque riprende le sorti del disco, e la band rivalorizza la cultura popolare in una maniera quasi giovane.

Amos (togli il male come l’Oki) è la dimostrazione che probabilmente nella new wave questo disco ci rientra, ma solo con la catastrofica idea che un giorno il mondo è destinato a finire. La fine è ovviamente vicina, ma solo se si spera di poter paragonare i piccoli dispiaceri del quotidiano ad una catastrofe senza speranza di resurrezione, ad un allontanamento dei mali solo per mezzo di additivi, in questo caso di additivi chimici. Affacciatisi al panorama discografico italiano con questo EP la band avrà il modo di rifarsi in futuro, con dei temi vestiti di nuovo e non pescati dalla disperata adolescenza da “Come Te Nessuno Mai”. Le voci fori dal coro sanno distinguersi per originalità e semplicità, e al momento un folk travestito da country con piccoli riferimenti ad un pop nervoso possono essere i temi rinnovati nelle successive esperienze musicali de “Il Fieno” giunti a noi con “I Bambini Crescono“.
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