Che questo potesse essere uno scenario prevedibile si pensava da tempo e se lo auguravano tutte le compagnie online di servizi musicali ma l’anno scorso in Inghilterra e in America i guadagni ricavati dallo streaming musicale hanno eguagliato i guadagni derivanti dalla vendita fisica dei dischi.
Questo dato è stato certificato dalla BPI, l’associazione inglese che raduna le etichette discografiche, che ha annunciato che i guadagni dell’industria musicale in tutto il 2016 ammontano a 926 milioni di sterline, i più alti da cinque anni a questa parte: di questi guadagni la parte del leone tocca allo streaming e agli acquisti digitali dei dischi che salgono del 61% rispetto al 2015 e occupano il 30% del guadagno complessivo. Considerando che le vendite fisiche dei dischi hanno contribuito solo per il 32%, si capisce come stia variando il mercato discografico.
Questo dato è incoraggiante a metà per Geoff Taylor, responsabile della BPI: “È incoraggiante vedere che i guadagni sono saliti sensibilmente, dato che più utenti stanno scoprendo i vantaggi che derivano dal sottoscrivere un servizio premium di streaming o stanno riscoprendo la gioia del vinile. Tuttavia, chiediamo al governo di occuparsi, dopo la Brexit, subito di come assicurarsi che gli artisti inglesi possano suonare e vendere liberamente nel mercato europeo e che ci sia un impegno forte contro i siti illegali che negano i diritti dovuti agli artisti e che sia reso chiaro con una legge inglese che le grandi piattaforme online paghino le royalties per la musica che usano. E questo vuol dire lavorare con l’industria musicale per promuovere le esportazioni rafforzando i protocolli di sicurezza online negli acquisti da parte di paesi terzi.”
Intanto negli Stati Uniti questa parità è stata raggiunta, visto che, secondo i dati della Record Industry Association of America, l’ascolto di brani musicali sulle piattaforme online ha determinato il 50% di tutti i guadagni dell’industria musicale nel 2016. Lo streaming a pagamento o supportato dall’advertising ha generato nel 2016 3.9 miliardi di dollari, pari al 51% dell’intero mercato, aumentando del 50% rispetto al dato dell’anno scorso, fermo al 34%. Nello stesso periodo sono raddoppiati i guadagni dovuti ai singoli abbonamenti a pagamento per un totale di 2.5 miliardi di dollari e almeno 22.6 milioni di abbonati, il doppio rispetto al 2015 quando erano 10.8 milioni.