Gabriele Ciampi, compositore romano che da anni vive a Los Angeles e che quest’anno è stato anche nella giuria ai Grammy Awards, ha parlato del Festival di Sanremo 2018 di Claudio Baglioni in un’intervista all’ANSA.
Ciampi non ha nascosto la sua insoddisfazione: “Il Festival sicuramente ha fatto passi avanti, ma non basta perché Sanremo torni ad essere un punto di riferimento internazionale per la nostra musica. Che siano arrivati sul podio tre giovani è sicuramente un segnale molto bello, ma mi ha lasciato perplesso il fatto che nei tre brani la parte più penalizzata sia stata quella musicale, è triste perché la scuola italiana per cui siamo diventati famosi nel mondo prevede proprio un certo tipo d’orchestrazione che qui non c’era”.
Ciampi parla anche del rapporto tra testi e musica: “In questa edizione si è molto puntato sui testi e nonostante ci sia una bella orchestra, una via di mezzo tra sinfonica e da camera, suonano solo gli archi e non c’e’ dialogo tra le varie sezioni. E’ un vero peccato che sia così poco sfruttata, privilegiando invece nelle canzoni la ricerca del testo e una melodia di impianto più commerciale. La cosa a mio avviso quasi surreale è che i rischi maggiori dal punto di vista musicale li abbiano presi Max Gazzè e Ornella Vanoni. Dovrebbero essere i giovani ad osare di più”.
Il Maestro affronta anche il caso di “Non mi avete fatto niente“, canzone di Ermal Meta e Fabrizio Moro vincitrice della manifestazione e temporaneamente sospesa perché accusata di autoplagio: “L’ufficio legale si è espresso, ma certo l’idea del festival di Sanremo che si distingue da tutti gli altri perché porta in gara un inedito, qui è venuta pericolosamente meno. Ho analizzato gli spartiti delle due canzoni e questa aveva 4 o 5 note, del resto per stessa ammissione degli autori, ripresi dalla canzone precedente. A mio avviso è un campanello d’allarme da non sottovalutare, perché il brano dovrebbe essere totalmente inedito. E questo inficia l’idea di base dello stesso festival”. Secondo Ciampi la soluzione sarebbe quella di affiancare ad una giuria popolare una giuria tecnica di 10 elementi, dieci veri esperti musicali, che dovrebbero analizzare a monte sullo spartito, ovviamente insieme al direttore artistico, ogni canzone.
Per quanto riguarda le voci, Ciampi non ha dubbi: “Nel podio la più brava era Annalisa, è un’artista che pur venendo da un talent ha dimostrato di aver studiato ed ha una grande estensione vocale. Bisogna tornare a lavorare sulle scuole e sulle accademie, non cercare solo nei talent. Se si punta solo sul testo e non sulle voci e sulla qualità della musica è difficile arrivare a riportare la musica italiana all’estero come dovrebbe fare il festival di Sanremo. Modugno che noi ricordiamo per le parole in realtà è stato un grande innovatore musicale e ha fatto cose che nessuno aveva mai fatto prima”.
E le Nuove proposte? “Puntavano quasi tutte su un deludente parlato rap, un ritmo molto popolare ma gli oscar della musica italiana non si possono limitare ad inseguire la moda. Magari puntando su testi a sfondo sociale e politico e basta. Sanremo non è un concorso discografico”.
Le ultime parole sono per il padrone di casa Claudio Baglioni: “Ha messo l’accento su un repertorio che fa parte della storia della musica italiana e questo ha un grandissimo valore. Anche perchè grazie a lui abbiamo limitato gli ospiti stranieri, le promozioni di prodotti e appuntamenti sul palco che sono fuori luogo, e puntato su duetti con grandi interpreti piuttosto che su stelle di Hollywood che non centrano nulla”.