Ci sono melodie che vengono concepite in maniera naturale e che nel corso del tempo subiscono delle evoluzioni obbligatorie restando meravigliosamente ferme nei sentimenti di chi le ascolta e si emoziona. Francesco Di Bella torna accompagnato da un ensemble d’eccezione con il fedele Alfonso Bruno, in compagnia di Andrea Pesce, Cristiano De Fabritiis, Alessandro Innaro e Daniele Sinigallia per mostrare quanto le sue melodie abbiano subito la giusta evoluzione, partite da una genuina rappresentazione d’insieme fino ad arrivare ad una dimensione intima e privata.
Rispetto all’aspro racconto giovanile di una rivoluzione interna, in questo episodio Francesco Di Bella con “Francesco Di Bella & Ballads Café” si mostra nudo con la sua arte musicale dinanzi al suo seguito corposo che in lui ha riposto fiducia e ha puntato sin dagli inizi. L’ascolto intero di un album come questo risveglia ricordi di giovinezza, riporta alla luce dolci melodie di una volta, ma si ripropone in una veste più sofisticata e raffinata, complici gli arrangiamenti che accompagnano la riscoperta di successi senza tempo. L’ascolto si apre con un’atmosfera chiusa e introversa, ci spinge immediatamente verso la dimensione profonda che sembra fare da sfondo all’intero lavoro, riproponendo un tema in continuo crescendo. “Vesto sempre uguale” è il racconto di una storia che non passa, che non finisce e che rimane lì con una valenza eterna a fare compagnia alla sensibilità dei nostri sentimenti. In uno spazio musicale come questo non sono solo le parole ad esprimere le idee, ma sono gli arpeggi i continui cambiamenti tonali e tutti gli elementi musicali che contribuiscono anche a rendere un disco una piacevole ossessione.
Ballads Café non è solo una storia, è il voler rivivere alcuni punti cruciali del percorso musicale di un artista che riesce a riproporre tale racconto non solo con diversi arrangiamenti, ma sfiorando delicatamente quelli che sono i generi che hanno fatto la storia della musica, dal rock più duro al rock melodico fino a toccare gli angoli elettronici di una dub marchio di fabbrica del Sud Italia anni 90. Sfumature di qualsiasi tipo si possono individuare in “La Costanza“, “L’Alba“, “Luntano” e “Accireme“, quasi ispirata al maestro Bob Dylan. La vecchia esperienza musicale si arricchisce di una grande maturità, plasmando l’idea primordiale dei brani e rendendoli nuova luce e nuovo spirito. Dolci melodie si accompagnano alla nuova dimensione cantautoriale elegante, lenta e ipnotica che Francesco Di Bella è capace di ricreare non solo in un album come questo, ma nelle innumerevoli esperienze dal vivo che lo vedono protagonista.
Si parte sempre dalle origini per poter costruire nuove idee, si parte da un substrato ben identificato per poter coltivare una nuova crescita musicale, ed è questo che Francesco Di Bella ha voluto fare con Ballads Café. Un nuovo capitolo si apre con questa uscita discografica che segna quasi il valore zero di un’esperienza musicale storica che vive una nuova giovinezza. Ad impreziosire le innumerevoli riprese musicali è un inedito del 2008, un racconto viscerale quasi emblema di un’intera produzione musicale. La sofisticata veste che ricopre un disco come questo è sicuramente un buon motivo per ritagliare all’interno del panorama discografico italiano una camera privata, un momento unico e intimo al quale solo Francesco Di Bella sa donare valore.