Francesco De Gregori: “Sulla strada”. La recensione

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Francesco De Gregori - Sulla Strada - Artwork

Era uno degli album più attesi in Italia insieme a quello di Guccini. Il Maestro Francesco De Gregori torna infatti alla musica suonata e cantata con “Sulla strada“, il suo nuovo disco dove con 9 canzoni si racconta e racconta, con il suo stile inconfondibile, il mondo, la guerra, l’amore e la vita.

Già al primo ascolto l’ascoltatore avrà pochi dubbi nel riconoscere lo stile inconfondibile di De Gregori, sia per la musica che soprattutto per i testi, composti con maestria e con poesia e che parlano a chi li ascolta, con metrica e rime baciate, di vita, di morte, di amori persi, di belle Otero e di soldati.

Se proprio un appunto si può muovere a questo disco è forse la troppa poesia, che in certi punti diventa quasi “pesante“, ma è un peccato veniale, visto che di testi come quelli presenti in questo disco in Italia se ne vedono davvero pochi.

Francesco de Gregori - "Sulla strada" - Artwork
Francesco de Gregori – “Sulla strada” – Artwork

Un disco di nove canzoni, dicevamo, partendo dalla title track scelta anche come singolo e che si inserisce nel filone ritmato che ultimamente De Gregori ha scoperto anche nei suoi ultimi dischi precedenti e arrivando alle stupende ballad come “Falso movimento“, “Guarda che non sono io” e “Passo d’uomo“, pezzi in cui sembra sempre di sentire un’altra canzone di De Gregori, qualcuna di qualche tempo fa, magari. Non mancano le parentesi e quasi d’antan e quasi divertenti come “Belle Epoque” e “Showtime” e la filastrocca elettrica di “La Guerra“.

Il nuovo disco del Principe vanta anche due importanti collaborazioni: la prima è quella con Nicola Piovani che scrive gli archi e dirige l’orchestra nei brani “Guarda che non sono io” e “Passo d’uomo” e la seconda è quella con Malika Ayane, che duetta con lui nei brani “Ragazza del ‘95” e “Omero al Cantagiro“.

Per i fans di De Gregori questo sarà l’ennesimo disco capolavoro di uno dei pochi cantautori rimasti ancora in circolazione e per gli altri sarà forse solo uno dei tanti dischi “alla De Gregori“. Per me è un buonissimo disco di musica italiana come ne vengono sfornati pochi all’anno e che conferma la vitalità e la vena creativa di un grandissimo musicista.

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