Francesco De Gregori, il ragazzo nato “Sulla Strada”. Già, perché se facile è annoverarlo nella schiera degli artisti, poeta, padri della leva cantautorale italiana, “il Principe” per i suoi fan più affezionati, allora è possibile che un senso di meraviglia avvolga lo spettatore nel vedere uno dei più longevi parolieri della canzone d’autore muoversi e divertirsi sul palco, tra chitarra armonica voce e band con tanto di sigaretta tra le dita della mano. Un ragazzo, insomma, a 62 anni suonati. Visibilmente scalfito in volto dalle stagioni dell’amore che la vita gli ha riservato, maglia e pantaloni di colore nero, occhiali fumée e i successi che hanno segnato la sua carriera che non mancano, così come i brani tratti dal suo ultimo album “Sulla Strada”.
Roma, Foro Italico, ore 21:50 – l’evento organizzato da Radio Capital in collaborazione con DACIA ha riunito un pubblico eterogeneo, dai più giovani ai bambini agli affezionati ai curiosi: presente in platea anche il fratello Luigi che ha scritto l’eccelsa “Il Bandito e il Campione” proposta al pubblico in veste nuova, così come il ri-arrangiamento in chiave folk di “Vai in Africa Celestino!” che strappa applausi mentre qualche volto è visibilmente emozionato. “Ora suoneremo qualche brano tratto dall’ultimo album poi apriremo la gioielleria per tutti.” Nessuno immagina che l’evento, gratuito, attira lo sguardo degli spettatori sul palco per ben 2 ore e 10 minuti; la canzone d’apertura “Il Canto delle Sirene”.
Per nulla inopportuna quella cadenza romana, è una questione di orecchio: la voce di Francesco De Gregori ha un timbro nasale particolare, tant’è che gli unici due interpreti che riescono a rendere giustizia alle sue composizioni sono l’intramontabile Lucio Dalla e Vasco Rossi. I primi brani sono tratti dall’album “Sulla Strada” con (in sequenza) “Il Canto delle Sirene”, “Passo d’Uomo”, “La Belle Epoque”, “Guarda che non sono io”, poi la fotografia della canzone “Titanic”, il racconto di una generazione. La poesia di “Generale” strappa applausi così come “Il Panorama di Betlemme”, “Atlantide” e la superlativa “Niente da Capire”.
“Questa canzone la suoniamo con uno spirito diverso, questa sera, credo sia in tema con il momento storico-sociale in cui viviamo”: “Viva l’Italia” non ha bisogno di presentazioni, la dedica al fratello Luigi con “Il Bandito e il Campione” e “Per le Strade di Roma”. “Il futuro, oggi come non mai è un dovere.” con “Ragazza del ’95” ultimo brano estratto dall’album “Sulla Strada” ed eccoci alla parentesi finale: “La storia siamo noi”, “Alice”, “Finestre Rotte”, “Vai in Africa Celestino!”, “La Donna Cannone”, “Buonanotte Fiorellino” e “Rimmel”. Qui però, prima dei saluti, c’è una parentesi doverosa.
A parte il bis richiesto a gran voce dal pubblico (diventato poker), tra i brani proposti ieri sera ce n’è uno ha particolarmente attirato l’attenzione del pubblico: “Questa canzone è stata scritta da Leonard Cohen nel 1993. E’ incredibile come un uomo possa aver predetto già tanti anni fa la situazione in cui riversiamo oggi. Non credo sia la canzone adatta per salutarvi ma non ve la prendete con me, mi sono limitato solo a tradurla.” Il brano in questione è “The Future” di Leonard Cohen che non ha bisogno di presentazioni. Signori ecco a voi la scuola cantautorale italiana.