Francesco De Gregori “Factory Tour 2012”, emozioni e incanto in musica

0
4183
Francesco De Gregori chitarra bw
Francesco De Gregori chitarra bw | © Enrico Guerri

Il concerto di Francesco De Gregori si svolge in una cornice incantata, quale è quella della maremma grossetana, della festa di Legambiente, la struttura è un parco che si trova proprio nel cuore della maremma, a pochi chilometri dalla città di Grosseto, e più o meno equidistante fra la città di Roma e quella di Firenze.

Il parco ed il festival sono a carattere nazionale ed ospitano in questa rassegna artisti musicali e dello spettacolo di fama nazionale, oltre ad ospitare convegni e dibattiti con esponenti delle istituzioni locali, provinciali, regionali e nazionali.

Il festival è ad impatto zero, e risulta essere uno dei più importanti appuntamenti a livello europeo che verte su tematiche ambientali ed ecologiche, oltre alle tematiche della solidarietà verso le popolazioni alle quali viene sfruttata la terra fino a ridurle in povertà estrema.

Dopo la performance di apertura di Vinicio Capossela, si è cambiato genere, si è svoltato verso un “classico” italiano, Francesco De Gregori.
Francesco De Gregori inizia la performance in orario più che perfetto, anzi forse anche un paio di minuti in anticipo. L’inizio è accompagnato da applausi scroscianti da parte di un vasto e folto eterogeneo pubblico, arrivato da molte parti del grossetano (residenti e vacanzieri), nonché da Siena, piuttosto che da Firenze o Roma.

Francesco De Gregori chitarra bw
Francesco De Gregori chitarra bw | © Enrico Guerri

Stiamo parlando di un artista che è tale dagli inizi degli anni 70, con le sue collaborazioni con Antonello Venditti, ed è anche soprannominato il “Principe” dei cantautori italiani, unico nel panorama musicale italiano ad essere stato insignito di una onorificenza quale “Ufficiale Ordine Al Merito Della Repubblica Italiana”, riconoscimento che viene dato per l’impegno verso la Nazione in vari ambiti, fra cui lettere, arti o fini sociali ed umanitari.

Già da prima dell’inizio del concerto appare che la disposizione sul palco sia molto particolare, inusuale: la batteria si trova sul lato sinistro del palco, disposta in modo perpendicolare ad esso, e di fronte si trovano le tastiere. Mentre sullo sfondo si trovano due sedie sgabello disposti al centro del palco, sotto la scritta Festambiente, che campeggia sullo sfondo.
Questo significa che si vuole attirare l’attenzione visiva su una parte del palco, evitando dispersioni di sguardi, dispersioni ulteriormente evitabili dato che De Gregori non compie movimenti repentini, ma studia ogni dettaglio dei movimenti, anche del corpo mentre canta o si impegna nel vivere le emozioni del cantato, insomma un vero Principe.

De Gregori indossa degli occhiali da sole, o almeno così appaiono date le lenti scure ed il tipo di montatura, in testa dall’inizio alla fine un cappello da marinaio, con tanto di ancora al centro e che salvo per salutare difficilmente toglie.
La band è costituita da Guido Guglielminetti (basso lo storico capobanda ), Elena Cirillo (violino e vocalist o dice De Gregori corista), Alessandro Valle (chitarra elettrica), Stefano Parenti (batteria), Lucio Bardi (chitarra elettrica), Alessandro Arianti (tastiere) e Paolo Giovenchi (chitarra elettrica).

Le sonorità possono essere definite anche rocckeggianti, anche se a mio avviso sono più vicine alla musica popolare, ad un genere “acoustic” per come è impostato il concerto, ma l’artista è poliedrico, tanto da guadagnarsi anche da taluni il paragone a Bob Dylan, anche se in chiave più romantica.

Questa turné prende il nome di “Factory Tour”, un tour all’interno del quale si sviluppano le idee per altri lavori, quindi nuovi racconti in musica, fra sentimenti e ricordi romantici ed impegnati, ma anche registrazioni in studio abbinate ad esibizioni live che dovrebbe portare ad un nuovo lavoro, ma di cui non si trovano indiscrezioni o indicazioni sul web, né tantomeno dagli addetti ai colori della musica, colori come quello dei suoni oltre a quello delle luci.

Il concerto si sviluppa con il cantautore affiancato dalla bella e brava violinista e corista Elena Cirillo al centro del palco, entrambi semi seduti su di una sedia sgabello, piuttosto che in piedi.
De Gregori alle volte si avvicina al fronte del palco per cantare, ma solitamente sta in posizione arretrata, sempre centrale; per alcuni brani lo possiamo trovare seduto a suonare un pianoforte a corda, oppure possiamo vederlo imbracciare e suonare seduto o in piedi la sua chitarra acustica.

Le sonorità sono molto acoustic e calde, inanellando un successo dietro l’altro, un responso di un pubblico che canta e partecipa chiedendo di cantare alcuni brani piuttosto che altri. Molti brani sono in versione inedita rivisitati nei colori delle note.

Alla sinistra del batterista troviamo il bassista e capobanda (come De Gregori lo ha chiamato) ed un chitarrista, poi troviamo De Gregori, Elena Cirillo, un altro chitarrista, e completando il giro del palco, di fronte al batterista troviamo le tastiere.

Si parte con “La passeggiata”, per proseguire con un pezzo spesso cantato a più voci con altri artisti, “Viva l’Italia”, che riscuote grandi applausi, per poi arrivare attraverso altri brani, più o meno famosi, fino a “Titanic”, dove la violinista cambia strumento o meglio tipologia di violino, utilizzandone uno che termina con una tromba.

L’amore e la passione incentrano la serata, ed il cantautore romano dopo una piccola brevissima pausa per godere degli applausi del pubblico dialoga un poco ringraziando per l’affetto ed il calore mostrati, dopodiché introduce il brano successivo, che lui definisce
un’altra canzone d’amore…l’amore tira sempre eh??!! Adesso facciamo una canzone, è bravo chi la capisce “Il Guanto”.

De Gregori Band
De Gregori Band | © Enrico Guerri
Il cambio degli strumenti è molto frequente da parte di De Gregori, quasi ad ogni brano, e queste piccole pause generano atmosfera e suspence grazie anche ai colori delle luci.
Durante il brano “Bell’amore” assistiamo all’uscita dal palco di alcuni componenti della band, quali il batterista ed il chitarrista alla destra del cantautore romano, così come accade anche durante altri brani.

All’esecuzione del brano “Battere e levare” le chitarre elettriche lasciano il posto ai violini e si crea un simpatico quanto curioso siparietto nel quale la violinista ed il chitarrista alla sua sinistra (per l’occasione diventato anch’esso violinista), hanno prodotto un tête-à-tête, affrontandosi a colpi di note, sfidandosi ironicamente, sorridendo e ridendo, mettendosi schiena a schiena, e quasi facendo cin cin alle note successive, per poi tornare ognuno sulle proprie posizioni e nel proprio posto orchestrale.
Arriva il momento di “Sempre e per sempre” e fa ingresso un pianoforte a coda in colore nero.

Più tardi appare anche una fisarmonica, suonata dal pianista, e serve per un brano molto significativo, intriso di significato e letture, quale “La storia”.
Tra gli strumenti utilizzati dal bassista, vari tipi di basso ed anche un contrabbasso elettrico: strumento che si suona come un contrabbasso canonico, ma dalle dimensioni più ridotte, senza cassa acustica sul retro.

Molto melanconica la versione di Celestino presentata, rivisitata in chiave lenta, e talvolta soffermandosi sulla frase “torna in Africa, Celestino” per enfatizzarla.
Il pubblico risponde molto bene al concerto, invoca costantemente brani, il più quotato “Pezzi di vetro.
Poi uno scorrere al piano di Santa Lucia, molto apprezzata e cantata, per poi scorrere ancora con Buffalo Bill; il pubblico è sempre più partecipe, ma il cantautore decide di farlo raffreddare un poco.

Dopo un piccolo break si riprende con il repertorio mancante, neppure il tempo di freddarsi troppo ed ecco il rientro con il tastierista che prende posto di De Gregori al pianoforte a coda, e viene intonato il brano più desiderato e tanto agognato, “Pezzi di vetro”. Un tripudio di applausi, qualche lacrima per l’emozione e tanto canto, come al solito qualcuno più intonato, ma molte stecche, che purtroppo non sono servite ad avere un po’ di pioggia. Seguono due pezzi che NON potevano mancare quali
“Rimmel” e “La donna cannone”. Su quest’ultima, un tripudio di violino, strumento cui è data enfasi particolare grazie anche all’artista che non canta, ma compie solamente gesti a mimare il brano. Ed allora ecco il ritornello, che l’artista si limita a mimare:

…[omissis] E con le mani amore, per le mani ti prenderò
e senza dire parole nel mio cuore ti porterò
e non avrò paura se non sarò bella come dici tu
ma voleremo in cielo in carne ed ossa,
non torneremo più…
na na na na na
… [omissis]

La conclusione: romantica e melodica come il resto delle 2 ore di concerto, è passata da circa trenta minuti la mezzanotte, quando l’artista intona “Buonanotte Fiorellino”.

Una “ola” di spettatori, un po’ di delusione per il termine della stupenda serata musicale, ma molti appluasi con la fine del brano e successivamete con la presentazione degli artisti, e tutti assieme, De Gregori incluso, si sono avvicinati al fronte del palco ed hanno ringraziato per il coinvolgimento ed il pathos mostrato, per il gradimento e la partecipazione.

Esperienza sicuramente da riprovare quella di un concerto di Francesco De Gregori; non serve spendere altre parole per descrivere l’evento, se non per rivolgere a tutti voi l’invito ad andare a vederlo live, certe sensazioni e certe emozioni non possono essere spiegate, devono essere vissute.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

 

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.