Firenze Libro Aperto, la prima giornata si chiude con Morgan

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Ieri siamo stati alla prima edizione di Firenze Libro Aperto che si è tenuta alla Fortezza da Basso, per assistere al concerto di Morgan.

Il Festival, iniziato proprio ieri, si concluderà il 19 febbraio e vedrà passare numerosi artisti dalla Fortezza, tra cui Ginevra Di Marco e Vinicio Capossela. Prima di Morgan ieri si sono esibiti due gruppi vincitori dell’ultimo contest del Pistoia Blues, due piacevoli scoperte per chi non li aveva ancora ascoltati.

Endless Harmony e The Big Blue House

I primi sono stati gli Endless Harmony, arrivano da Verona e sono giovanissimi ma hanno già collezionato le loro soddisfazioni. Una band alternative rock, con influenze di band storiche come i Dream Theater e i Wolfmother. Notevole la voce di Pamela Peréz, che se l’è cavata egregiamente nonostante qualche piccola difficoltà. A tratti ricordava un’emergente Elisa in versione hard rock mentre nel complesso il gruppo richiama anche i primi Evanescence. Hanno proposto al pubblico alcuni dei loro brani ma anche un’azzardata cover di “Hello” di Adele. Giovani e ambiziosi, gli Endless Harmony hanno trasformato il brano-tormentone della cantante britannica in una ballad e non c’è nulla da dire sull’interpretazione di Peréz ma forse, ormai troppo abituati a sentire il brano in radio, è difficoltoso riuscire a decontestualizzarlo e distaccarsi dalla sua versione originale. In sostanza gli Endless Harmony hanno dimostrato di essere sì giovani e ancora con molta strada davanti, ma determinati, pronti a prendersi ogni soddisfazione che il loro lavoro avrà da offrire, per questo non possiamo che augurargli tanta fortuna!

Morgan
Morgan

Il secondo gruppo sono stati i The Big Blue House, già evidentemente più maturi e orientati su un genere completamente diverso: il blues allo stato puro. Appena iniziano a suonare sembra di essere trasportati in Louisiana e invece no, i ragazzi che compongono il gruppo vengono da molto vicino, da Torrita di Siena. Il loro amore per il blues si vede tutto e si attengono pienamente alle regole del genere. Tra pochi giorni i The Big Blue House lanceranno il loro disco “Do It” (24 febbraio), hanno proposto anche “Sweet Thig Bad Thing”, brano presente in “Next Generation vol.2”, la compilation del Pistoia Blues Festival. Carichi di entusiasmo, sono riusciti a contagiare anche il pubblico.

Entrambi i gruppi hanno regalato due piacevoli esibizioni – e non è cosa scontata – seppure con due generi completamente diversi tra loro, con l’arduo compito di trattenere il pubblico prima dell’ingresso di Morgan.

Il concerto di Morgan a Firenze Libro Aperto

Marco Castoldi, che il pubblico conosce come Morgan, è salito sul palco con un’intenzione ben precisa: quella di sperimentare. Chi conosce Morgan sa che è piuttosto imprevedibile e che tutto può succedere, inoltre è un personaggio allergico alla banalità e cerca di sfuggire in tutti i modi a questa trappola. Un interrogativo, nel vederlo, sorge sempre spontaneo: ma Morgan ci è o ci fa? Una risposta probabilmente non c’è ancora o forse valgono entrambe; ieri sera forse in tanti se lo sono chiesto e nel dubbio, hanno preferito lasciare il padiglione. Male.

Morgan è arrivato sul palco dichiarando che non fa un album da dieci anni, ma questo non implica che non faccia musica. La musica la fa eccome, lo abbiamo visto. Lui i suoi dischi non li vuole in mezzo al caos della discografia odierna anche se, c’è da dirlo, tra “X Factor” e “Amici” per un periodo è stato parte integrante del sistema che adesso cerca di contrastare. Ma Morgan è un uomo fatto di grandi dubbi, che talvolta si trasformano in contraddizioni ma che lo portano sempre a creare qualcosa di nuovo o di rinnovato. “Stasera mi voglio divertire facendo questo esperimento” ha dichiarato, sottolineando l’importanza di questo passaggio, perché avere sul palco un artista che non si diverte, equivale a essere presi in giro. Siamo d’accordo, Morgan, ma fino a che punto un artista è “legittimato” a divertirsi in maniera per lui egoisticamente sana? Qui si pone un grande dilemma, perché il pubblico che ama un artista è tendenzialmente portato ad amarlo in tutto quello che fa, ma un pubblico sano dal punto di vista critico è anche portato a mettere in discussione l’operato dell’artista. E ieri sera Morgan ha deciso di non suonare Tenco, di non cantare le canzoni del repertorio dei Bluvertigo, la serata è stata incentrata sul pianoforte e la musica di Bach, con qualche sprazzo qua e là di altro: altro come “Amore assurdo”,”Life on Mars”, “Destino cattivo” e “Altrove”.

La sperimentazione è stata condotta in compagnia di Gile Bae, classe 1994, una pianista olandese di origini coreane dall’indiscutibile bravura, che ha candidamente accompagnato l’ex Bluvertigo, suonando il piano con una grazia e una maestria tali da farci impallidire e vergognarci per quelle lezioncine di piano in cui ci siamo sentiti tutti dei prodigi. Sembrava di essere in una sala prove ad assistere alla costruzione di un concerto, osservando i due che si accordavano sul tempo, tra una sigaretta e l’altra Morgan prendeva il suo basso, portando un po’ di modernità a suoni che arrivano da lontano ma che riescono ad essere sempre perfetti: quelli di Bach, appunto. Ma anche un po’ di Debussy. Morgan è uno che studia e tanto, uno che si interroga sempre e non si ferma mai, uno che non aveva voglia di ripetere la solita scaletta solo per il gusto di accontentare il pubblico, uno che voleva divertirsi per quello che stava facendo. Per chi non è molto ferrato, forse non è stato lo spettacolo migliore, forse ci sarebbe voluto più “Iodio”, più De Andrè, o forse no. Quantomeno abbiamo assistito a qualcosa di diverso e, proprio come farebbe Morgan, ci siamo posti molte domande. E le risposte, quelle possono essere molteplici, a seconda della prospettiva. Possiamo sorridere ed essere contenti almeno di una cosa: non ci ha presi in giro… Forse.

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