Un percorso tormentato, che lo ha visto passare attraverso esperienze di vita e di musica, come nella migliore tradizione: Filippo Miotto emerge dalla provincia biellese per farsi largo nel mondo della musica italiana. Un viaggio lungo, quello che lo ha portato fino ad oggi, un viaggio attraverso ogni genere musicale, fino al raggiungimento della consapevolezza di sé e del proprio stile. Proprio questo è ciò che troviamo in “… in arte Jlaceli”, suo ultimo album, dato alle stampe lo scorso Novembre, da cui è stato tratto il singolo “Per far sognare la gente”. Noi di MelodicaMente lo abbiamo contattato, per un’intervista a cuore aperto… ma con un pizzico di mistero.
E’ appena uscito “Per far sognare la gente”, singolo estratto dal tuo nuovo album “… In arte Jlaceli”. In questo pezzo affronti un tema molto coinvolgente e vicino ad ognuno di noi: l’amore forte e focoso dell’adolescenza. Come mai hai deciso di parlare di uno spaccato così specifico della vita?
Perché negli anni che caratterizzano la nostra vita io considero quelli dell’adolescenza i più romanticamente coinvolgenti. Quando si è adolescenti tutto è esasperato e l’amore adolescenziale è ricco di emozioni forti e stupende, è la scoperta di un nuovo modo per guardare il mondo.
Abbiamo accennato al tuo nuovo album, il cui titolo è sicuramente particolare e non di immediata comprensione. Puoi spiegarci il significato del nome che hai scelto?
Preferisco non rispondere alla tua domanda, mi sono ripromesso di svelare questo “segreto” solo quando uscirà il 2° album. Scaramanzia…
Nel disco entri nel merito di questioni e problemi del quotidiano, oscillando tra tematiche più leggere come il già citato amore adolescenziale ed altre decisamente più impegnate, quali la tossicodipendenza e la perdita di un genitore. Alla fine qual è il concept che tiene insieme tutti i pezzi di questo mosaico?
Il concept che tiene insieme i pezzi di questo disco è la vita: felice, amorevole, dolorosa ma sempre e comunque entusiasmante! Penso che sia il concept più interessante che ci sia.
Parlando della tua esperienza artistica e personale, recentemente hai dichiarato di aver capito che “si può urlare una cosa senza gridare”. Cosa intendi esattamente?
Ho capito che nella musica come nella vita non sempre vince chi urla più forte anzi… Spesso sono proprio le parole sussurrate che portano il messaggio senza modificarne il significato.
Il tuo primo approccio alla musica è stato con tuo padre al coro della chiesa di paese, da lì poi sei passato al rock, che ti ha folgorato sulla via di Damasco. Cosa ti ha colpito allora di questo genere e come si evoluto questo rapporto tra te e il rock nel tempo?
Per riprendere il tema dell’amore adolescenziale il rock è stato (musicalmente) il mio primo grande amore! E come ogni grande amore che si rispetti rimane sempre con noi. Dopo 10 anni passati a cantare, scrivere e suonare rock ho deciso che era ora di far emergere “In arte Jlaceli”.
Oltre che interprete, tu sei diretto autore dei tuoi brani. La figura del cantautore è da sempre molto controversa: c’è chi nei pezzi mette le proprie esperienze personali, chi invece attinge da un vissuto comune o da vicende di attualità. Tu dove trovi lo stimolo per scrivere? E come riesci a tradurre in melodie e ritmo i tuoi pensieri?
Osservo le cose che accadono intorno a me, a volte parlo di esperienze vissute in prima persona, altre volte invece prendo in prestito il vissuto di altre persone e lo mescolo al mio. Scrivere canzoni è un processo alchemico in cui gli ingredienti sono i semi stessi della vita.
Dopo aver dedicato l’intera vita alla musica, come si vede Filippo Miotto? Chi è adesso?
Filippo adesso è un uomo sereno, felice e consapevole che la vita è una cosa meravigliosa!