Filippo Graziani: “Sono un artigiano della musica”

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Filippo Graziani | © Franco Turcati

A pochi giorni di distanza dall’inizio del Festival di Sanremo, abbiamo avuto la possibilità di intervistare Filippo Graziani, figlio d’arte del noto cantautore italiano Ivan Graziani, per parlare di questa sua esperienza e del disco che è in procinto di pubblicare, “Le cose belle“. Ne è venuta fuori una chiacchierata schietta e sincera a 360° sul mondo della musica e sulla generazione musicale attuale.

1)      Cominciamo dalla tua prossima esperienza a Sanremo dove canterai il brano “Le cose belle” diretto dal Maestro Beppe Vessicchio, un’icona del Festival. Come è nato questo brano?

Questo brano è nato sette anni fa a Milano mentre attraversavo un momento di cambiamento: non stavo lavorando tanto e mi sono interrogato su cosa stessi facendo, sulla strada che volevo prendere e sulla mia generazione in generale.

2)      Ti troverai sul palco dell’Ariston, un palco che tuo padre ha calcato tante volte in passato. Tu, da figlio prima e da artista ora, come vedi questa manifestazione?

Il mio punto di vista è ottimo, nel senso che adoro questo palco, è un palco estremamente particolare che ha ospitato dei nomi giganteschi e dove provi una grande emozione, e poi Sanremo è una grande vetrina ed una delle ultime grandi vetrine per un cantautore in Italia.

Filippo Graziani | © Franco Turcati
Filippo Graziani | © Franco Turcati

3)      Facciamo un passo indietro e parliamo della tua carriera da musicista e cantautore: tu sei nato e cresciuto in un ambiente pieno di musica fin da giovanissimo e crescendo sei arrivato nel tuo percorso musicale a dividere il palco con artisti come Renato Zero, Negramaro, Niccolò Fabi. Cosa rappresenta per te la musica?

Per me è una compagna di vita, anzi LA compagna di vita, il mondo in cui vivo, ci sono nato dentro ed è il metodo per esprimermi con cui mi sento più a mio agio.

4)      Sempre parlando del tuo percorso musicale, tuo padre è sempre stato molto presente nella tua vita, dai tempi del disco “Filippo canta Ivan Graziani live” fino al “Tributo a Ivan Graziani”. Cosa significa essere figlio di Ivan Graziani e quale è il tuo punto di vista sulla musica italiana?

Significa sicuramente avere un retaggio particolare, significa doversi impegnare al 200% per cercare di mantenere alto il nome di famiglia, quello che io sto cercando di fare è comunicare e scrivere canzoni nel rispetto del nome che porto.

5)      Lo senti molto questo confronto con tuo padre? Ti viene spesso portato davanti o riesci ad andare per una tua strada?

Il confronto penso sia inapplicabile, perché un confronto c’è quando due persone sono allo stesso livello. Ho ancora tutto da dimostrare , tra 30 anni quando avrò fatto tutti i dischi che ha fatto mio padre allora si potrà fare un confronto, ora è troppo presto. Io ho iniziato adesso, ho ancora tutto da dimostrare, posso solo sperare di scrivere nella mia carriera un pezzo come “Lugano addio”.

6)      “Le cose belle” è il singolo che fa parte del tuo omonimo album che esce a metà febbraio per la Warner Music. Parlami di questo disco.

E’ un disco al quale sono estremamente legato perché è la mia prima opera, è il mio biglietto da visita ed ha tutte le mie sfaccettature, cambiando da un brano all’altro così come cambiano i miei ascolti quotidianamente. E’ un disco che parla delle mie esperienze della vita, di tutti i miei periodi vissuti nell’arco di questi 7 anni.

7)      Ascoltando il disco posso dire che si sente molto amore per il rock e molta cura degli arrangiamenti e dei testi, che dicono quello che vogliono dire senza essere banali ma semplici e sempre con una scrittura sopra le righe. Soprattutto il brano “Le cose belle” è un ritratto di una generazione…

Ti ringrazio molto, io ci tenevo molto a fare un disco che non cadesse nel sentimentalismo spiccio o nel semplicismo, anche perché mi piace quando un disco ti entra dentro piano piano con gli ascolti e che poi veramente ti piace, perché secondo la mia esperienza sono quei dischi che ti rimangono più dentro. “Le cose belle” io l’ho scritta proprio per i miei coetanei, ed è l’unico pezzo dove mi impegno nella scrittura generazionale: la nostra generazione è talmente particolare ed unica che ho voluto parlarne e vedere le reazioni, e fino ad adesso posso dire di essere molto felice perché il segnale secondo me è stato accolto bene.

8)      A propositori generazioni, come vedi la generazione musicale attuale, quella in cui ci sei anche tu?

Molto varia. L’hip hop forse è la realtà più importante che c’è al momento per i giovani, ed è una cosa che da noi è arrivata tardissimo. E’ una generazione ricca e molto varia, ci sono tante cose incredibili. C’è un gruppo che ho ascoltato recentemente, un duo che fa blues (The Cyborgs, NdR) meraviglioso. Ci sono un sacco di artisti che fanno le loro cose e vanno avanti, il mainstream è una bestia che ragiona tutta a suo modo ed accetta solo determinate cose, ma ora grazie alla Rete è possibile scoprire queste chicche davvero molto belle.

9)      Tu hai parlato dell’hip hop che ha avuto un periodo di incubazione molto lungo in Italia. Forse il rock ha avuto un periodo di incubazione ancora più lungo, come dimostra il fatto che anche tu hai avuto una carriera che si è sviluppata moltissimo fuori dall’Italia.

Secondo me il rock è ancora in incubazione in Italia, non è ancora arrivato dove deve arrivare. Si sta lavorando, c’è molta più tranquillità nel fare le cose, un po’ più di libertà, le case discografiche ora accettano progetti che prima avrebbero accettato meno volentieri… bisogna vedere cosa succederà dopo… bisogna che arrivi un Profeta che non sono io, io sono un artigiano della musica, ho un atteggiamento molto terreno con la musica, è un lavoro che mi dà la possibilità di fare quello che mi piace e di sopravvivere.

10)   Quali sono gli impegni futuri di Ivan Graziani dopo la partecipazione a Sanremo?

A Marzo partirà un club tour che spero tocchi quante più possibili province italiane fino a Maggio, e da lì in poi torneremo nelle piazze. La scelta dei club è stata molto particolare perché il club è un mondo a parte in cui puoi suonare in un ambiente anche ridotto con la gente molto vicina ed è un tipo di attitudine che mi piace molto, mi piace il contatto con la gente. Il teatro è bello ma bisogna stare seduti, preferisco il club perché voglio vedere in faccia i miei fans per capire cosa provano quando canto le mie canzoni.

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