Eurovision, polemiche per l’edizione 2019 che si terrà in Israele

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Emmelie De Forest per la Danimarca | © Ragnar Singsaas/Getty Images

Le semifinali dell’Eurovision Song Contest, il famoso concorso musicale europeo vinto nel 2018 dalla cantante israeliana Netta Barzilai, si terranno a Tel Aviv il 14 e il 16 maggio e le finali dovrebbero essere il 18 maggio, ma la decisione sta generando tantissime polemiche.

Già lo scorso settembre circa 140 artisti hanno chiesto il boicottaggio dell’Eurovision e a gennaio anche 60 gruppi LGBTQI si sono fatti avanti per lo stesso boicottaggio. Qualche settimana fa, 171 artisti e celebrità svedesi hanno esortato le persone a boicottare la manifestazione di quest’anno, denunciando la brutalità di Israele contro i palestinesi: “Appena pochi giorni dopo la vittoria israeliana nell’Eurovision Song Contest nel maggio 2018, l’esercito israeliano ha ucciso 62 palestinesi disarmati che protestavano contro il loro imprigionamento a Gaza. Tra gli uccisi sei erano bambini. Allo stesso tempo, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha espresso la sua gioia per il fatto che Netta Barzilai, la cantante vincitrice fosse, per Israele la migliore ambasciatrice nel mondo. Noi, artisti svedesi e operatori culturali che abbiamo firmato questa richiesta non possiamo tranquillamente guardare Israele usare l’Eurovision Song Contest per nascondere i suoi crimini contro il popolo palestinese. Finché Israele, con la sua politica di apartheid, negherà ai palestinesi i loro diritti umani fondamentali, dobbiamo rinunciare a ogni partecipazione di scambi culturali in Israele”.

In questi giorni è arrivato un altro appello a boicottare l’edizione 2019 dell’Eurovision Song Contest direttamente da Roger Waters, leggenda dei Pink Floyd e del rock mondiale, che sulle pagine del Guardian ha chiesto a Madonna di rifiutarsi di essere ospite dell’evento (per un cachet di un milione di dollari): “Madonna è ancora in tempo per ripensarci, se crede nei diritti umani. Lo faccia per ragioni etiche e politiche. Alcuni miei colleghi musicisti si sono esibiti di recente in Israele dicendo di averlo fatto per costruire ponti e incoraggiare la pace. Cazzate. Esibirsi in Israele è un affare lucroso, ma così si aiuta a normalizzare l’occupazione, l’apartheid, la pulizia etnica, il massacro di manifestanti disarmati e altre brutte cose”. A questo appello si sono aggiunte  una cinquantina di personalità britanniche, tra cui il musicista Peter Gabriel e il regista Ken Loach.

Da parte di Israele arriva la risposta netta da parte proprio della vincitrice dell’Eurovision 2018, Netta Barzilai, che ha detto che boicottare il concorso “non è la risposta” e che “boicottare la luce diffonde l’oscurità“. La produttrice esecutiva dell’Eurovision, Zivit Davidovitch, ha insistito più volte nel dire che a Eurovision la politica deve restare fuori, che a Tel Aviv ci sarà spazio per tutti e che l’edizione israeliana sarà la migliore di sempre: “Ci sono delle regole e siamo sicuri che tutti vorranno rispettarle. Le canzoni non devono avere messaggi politici, non si devono ostentare simboli religiosi e le bandiere che sventolano devono essere soltanto quelle dei paesi partecipanti. Nessuna bandiera dei territori contesi potrà essere sventolata”.

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