Quando si ritorna a casa dopo un concerto dei Muse si è ancora abbagliati da così tanta spettacolarizzazione fatta a live ma ci sono anche un paio di distinzioni necessarie da fare che naturalmente influiscono sul giudizio finale dello show.
Innanzitutto prima data estiva 2013 dei Muse in Italia, la prima delle tre programmate; si replica questa sera location ancora Torino e la prossima settimana 6 Luglio a Roma. I Muse sono spettacolo fatto a band, a partire dagli effetti passando per una scaletta che ormai è oliata alla perfezione, senza molte sbavature. Tanta tecnologia unita ad una band che riesce immediatamente a trovare la propria essenza grazie ai fan, una lunga passerella in mezzo al palco permette ai tre artisti di sentirsi più vicini al pubblico che è lì, vicino come non mai. Uno show che trova la sua massima rappresentazione proprio grazie a questa tecnologia che però sembra aver diviso il pubblico.
Alcune distinzioni o meglio considerazioni ovvie vanno pur sempre fatte; se si vede i Muse per la prima volta tutto appare meraviglioso. I tre artisti sanno benissimo come compiacere il pubblico, come portarlo a sé in un impeto d’estasi. Coloro che magari hanno già alcune date della formazione di Teignmouth nel proprio background, sicuramente avranno qualcosa da ridire, a partire dal pubblico, decisamente sottotono, ma complessivamente lo show regala perle di assoluta autenticità. Se ci si vuole lamentare c’è molto spazio per farlo ma il concerto è un momento di puro divertimento e fra canzoni che hanno sancito la storia della formazione inglese ed altre che invece hanno spaccato letteralmente la voce del pubblico, il concerto prosegue come un grande show, curato e pensato nei minimi dettagli.
La scaletta del concerto ha lasciato sicuramente qualche fan scontento ma come si suol dire, non si può sempre accontentare tutti e questo i Muse sembrano averlo capito bene. Lo show della band del Devon sembra essere costruito alla perfezione, dalle lingue di fuoco che escono dalle ciminiere in cima allo stadio passando a dei neuroni a lato del palco, disposti sulle tribune, che s’illuminano cambiando colore ma, soprattutto, largo spazio ai personaggi centrali di determinate canzoni: dal banchiere che sale sul palco distribuendo soldi, passando alla donna d’affari che urlando con il telefono in mano finisce per uccidersi con tanto di benzina ma, soprattutto, spazio all’enorme lampadina con una ballerina che si muove sinuosa proprio all’estremità di essa, volando sopra lo stadio per “Blackout“.
Quando si sceglie di andare a vedere un concerto di una delle band più famose al mondo in uno stadio si sa benissimo che fra i fan “di sempre” quelli che hanno seguito i Muse in tutti questi anni vi saranno anche coloro che magari li conoscono solo per qualche canzone, sbagliando con convinzione anche l’origine del video di “Isolated System”.
Il concerto è sempre una esperienza propria, personale e assolutamente autentica. Ognuno ha un proprio metro di giudizio, ognuno ha una propria conoscenza musicale che non può e non deve essere criticata, c’è sempre margine di miglioramento. Viviamo ancora in uno stato con libertà di parola, fortunatamente, ma il video di “Isolated System” trasmesso proprio durante il concerto non proviene da Twilight, come sentito affermare con assoluta convinzione ieri sulle tribune, ma dal film “World War Z”. E sì, ad un concerto dei Muse, fra coloro che sanno ogni singola parola di ogni singola canzone, vi sono anche coloro che mettono la saga di S.Meyer ovunque, anche sul palco dei Muse.