Elisa Casile: Orchidee. La Recensione

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Elisa Casile è una giovane cantautrice, diplomata al C.E.T. di Mogol, che può già vantare un invidiabile curriculum, nota agli specialisti del settore grazie alle varie apparizioni nei concorsi in giro per l’Italia, in particolar modo per la partecipazione al Festival di Castrocaro nel 2003, a SanremoLab nel 2008. e per la finale al Premio Fabrizio De Andrè nel 2009. Dopo i tre singoli “Chiedi a Cupido“, “La stanza di seta” e “Pensiero costante“, arriva il primo album dal titolo “Orchidee”.

Elisa Casile Orchidee
Elisa Casile – Orchidee – artwork

In “OrchideeElisa Casile presenta dieci canzoni, nove inediti più la cover di “La canzone del mondo perduto” di Fabrizio De Andrè. Nove canzoni in cui Elisa Casile dimostra tutta la sua maturità e si mette in gioco senza alcuna paura in un periodo in cui le cantautrici femminili, storicamente artiste apprezzate nel panorama italiano, vengono sostituite da inesperte e spesso improvvisate cantanti e artiste uscite fuori dai talent show. Quello che la cantautrice fa sentire in questo album è la sua forte personalità, la sua necessità di comunicare se stessa e le sue emozioni mettendole in strofe e musica,  in un LP che scorre lentamente alternando sonorità malinconiche a melodie più dolci. Mantenendo intatta la sua originalità per tutto lo scorrere di “Orchidee” , Elisa Casile ricorda in alcuni momenti Carmen Consoli e a volte sembra addirittura volersi spingere, e diciamo sembra perchè chiaramente non è il suo intento, verso quei suoni tipici di Elisa (la ben più nota Elisa Toffoli), non mostra mai però di voler copiare, anzi riesce a variare anche se stessa. L’album si apre con l’omonimo “Orchidee“, chiara canzone intimista che già dalle prime note segna il filo guida dell’album, un intreccio di storie che parlano di qualcosa di rubato, restituito, conservato in maniera diversa. In un brano in cui i segni distintivi di ricerca e rinascita Elisa Casile mette subito in mostra anche la sua cultura. La suddetta memoria della “cantantessa” Carmen Consoli alle sue origini risalta subito alla mente nel Pop Rock di “(come) Fuliggine“, un brano in cui il ritmo musicale è abbastanza sostenuto ed in alcuni momenti va volutamente ad ingrezzirsi e sporcarsi (come fuliggine appunto) per poi riprendere in una rincorsa di suoni che diventa quasi una fuga. Neanche a farlo apposta, il bisogno di fuga esce fuori in “Amare la lentezza“, altro brano intimo che denuda l’autrice la quale tornando su suoni più tranquilli e rilassanti riesce a miscelare  perfettamente il testo con i suoni. Si sente tutta la giovinezza di Elisa Casile in “Chiedi a Cupido“, una delle sue prime canzoni, in cui un rock quasi acustico si presenta in maniera molto accattivante. Richiamo agli anni ’70, anche per la sua votatura allo stile orchestrale, è “Sento la distanza“, il brano che più di tutti fa notare una architettata e complessa elaborazione musicale.  Nella canzone gli archi e il pianoforte ben accompagnano il tema della paura della distanza. Se ancora ci fosse qualche dubbio sulla nataura cantautorale di Elisa Casile, questo brano è la risposta. Quasi trascinato, sicuramente tormentato è “Pensiero Costante”, la canzone che segna l’inizio della seconda parte dell’album e su un ritornello martellante apre alla riflessione. Si arriva così a “La stanza di seta“, sicuramente il miglior brano di “Orchidee”, sia per il testo sia per la quasi sperimentazione musicale che da l’idea di un rock teatrale, se la cantautrice deciderà di seguire la strada di questo brano avrà indubbiamente successo. La canzone che ci convince di meno è “Colpiscimi“, in questa versione in studio, diversamente da quando anni fa l’abbiamo sentita live, non spicca il volo non rendendo giustizia alla cantante, inoltre il colpiscimi del ritornello ricorda troppo l’ascoltami di “Luce” di Elisa. La  ripresa prima della fine c’è ed è immediata, con “Frammento“, brano anch’esso scritto anni fa dalla cantautrice nel quale però lei stessa ancora si ritrova. La canzone è un dialogo spirituale su quella che è quasi una ballata rock molto soft. Il CD si chiude con la cover di “La Canzone dell’Amore Perduto” di Fabrizio De Andrè, in una ottima interpretazione di quello che per lei è stato anche in passato un cavallo di battaglia per diverse apparizioni anche su palchi importanti. Nel complesso “Orchidee” di Elisa Casile è un album che supera tranquillamente la sufficienza ed offre anche qualcosa di più, mostrando una buona base su cui però c’è ancora da lavorare, sicuramente con le giuste scelte l’artista farà parlare di se nel migliore dei modi, noi ci rigustiamo il suo CD e aspettiamo prima di vederla nuovamente dal vivo e poi i suoi prossimi lavori.

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