Eddie Vedder, cala l’incanto su Firenze Rocks

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Se c’è un modo in cui l’organizzazione di Firenze Rocks potrebbe riuscire a farsi perdonare tutti i disguidi e le pessime premesse, quel modo porta il nome di Eddie Vedder.

Non c’erano molti dubbi, ma è meglio avere conferme concrete. Quando il frontman dei Pearl Jam è salito sul palco, erano appena passate le 22.30, ogni cosa è cambiata. Eravamo quarantamila o giù di lì, ma sembrava di essere a un concerto tra pochi amici. C’erano famiglie e bambini, i fan di vecchia data, i delusi dall’assenza dai Cranberries, quelli che non avevano voglia di vedere Samuel e Eva Pevarello ma sono partiti la mattina presto per accaparrarsi il posto migliore, quelle che le canzoni di Samuel e Eva le sapevano tutte; quelli che Glen Hansard, felicemente stupito per la quantità di gente, è stata un’ottima premessa per uno dei concerti più belli che vi possa capitare di vedere.

Sul palco senza i Pearl Jam, con i suoi appunti in italiano, Eddie Vedder non ha fatto sentire troppo la mancanza del resto della band. Dopotutto ha regalato tantissimi brani del gruppo, oltre a quelli realizzati da solisti e numerose cover. Dall’inizio con “Elderly Woman Behind the Counter in a Small Town” passando per “Comfortably numb” dell’amico Roger Waters fino a “Imagine“, a quel punto sul cielo di Firenze è passata una grande stella cadente che ha scatenato lo stupore e gli applausi del pubblico. Tempismo perfetto, John Lennon doveva essere lì, da qualche parte. I momenti emozionanti sono stati tantissimi, Eddie Vedder ha interagito col suo pubblico, brindando alla notte di San Giovanni, andando in mezzo alla gente e commuovendosi sulle note di “Black“, ricordando l’amico Chris Cornell. Forse il momento più toccante in assoluto. Togliete il forse.

Sul palco, a fargli da supporto, c’era Glen Hansard e, tra i brani fatti insieme, l’immancabile “Rockin’ in a free world“, in chiusura “Hard Sun” e un caloroso addio, in vista delle date di Taormina. Ci aspettiamo comunque di rivedere prestissimo Eddie Vedder sul palco, perché ha quella caratteristica che spetta solo a pochi, che non è solo una bella voce. È quello che riesce a trasmettere, la capacità di far capire alle persone di essere lì per loro. Tra una dedica d’amore alla moglie e il ricordo di Chris, Eddie non dimentica mai di ringraziare i fan per il loro supporto e la sua gratitudine è reale, è concreta, la si sente nelle imperfezioni, nella voce che trema, quella di uno che se la ride e se la gode. Uno spettacolo che non ha bisogno di fronzoli, perché è tutto il resto a parlare.

La scaletta del concerto di Eddie Vedder a Firenze Rocks

Elderly Woman Behind the Counter in a Small Town
Wishlist
Immortality
Trouble (cover di Cat Stevens)
Brain damage (cover dei Pink Floyd)
Sometimes
I am mine
Can’t keep
Sleeping by myself
Setting forth
Guaranteed
Rise
The needle and the damage done (cover di Neil Young)
Unthought known
Black
Porch
Comfortably numb (cover dei Pink Floyd)
Imagine (cover di John Lennon)
Better man
Last kiss (cover di Wayne Cochran)
Falling slowly (cover degli Swell Season)
Song of good hope (cover di Glen Hansard)
Society (cover di Jerry Hannan)
Smile
Rockin’ in the free world (cover di Neil Young)

Hard Sun

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