Ed Sheeran: “Divide”. La recensione

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Nel dicembre del 2015 Ed Sheeran, il ragazzo prodigio del pop britannicco, parallelamente alla decisione di prendersi una pausa dalle scene musicali, ha rivelato di essere al lavoro al seguito del suo secondo disco “X“, spiegando che sarebbe potuto uscire nell’autunno 2016. Ha sbagliato solo di qualche mese, dato che all’inizio di quest’anno aveva annunciato su Twitter la pubblicazione di nuova musica mentre il 12 dello stesso mese ha annunciato titolo, lista tracce e data di pubblicazione dell’album dal titolo “÷” (la stilizzazione di “Divide“).

Il nuovo disco, annunciato dai singoli “Castle on the Hill“, “Shape of You” e “Galway Girl” e dal brano “How Would You Feel (Paean)“, reso disponibile il giorno del compleanno di Sheeran e da lui definito uno dei suoi preferiti dell’album, ha già avuto a pochissime settimane dalla sua uscita un notevole successo globale se è già diventato disco d’oro in Germania, Italia, Polonia, Belgio e Ungheria e disco di platino in Australia, Nuova Zelanda e Regno Unito.

Prodotto da Johnny McDaid, Benny Blanco, Mike Elizondo, Will Hicks e lo stesso Sheeran e distribuito dalla Asylum Records e dalla Atlantic Records, “÷” è un disco che ha diviso l’opinione della stampa specializzata ma non gli ascoltatori che lo hanno premiato con ben 68.7 milioni di streaming su Spotify e i video delle canzoni sono state visualizzate fino ad oggi circa un milardo di volte. Queste serve a far capire quanto il disco fosse atteso e quanto è stato trainato dai singoli sopracitati.

L’album è composto da 12 canzoni e parte con “Eraser“, la canzone che dimostra come Sheeran abbia imparato alla perfezione a replicare la formula pop che non era presente in “+” e che stava perfezionando in “x”, ovvero quella della ballads’n’rapping, tanto cara al pop moderno e a cantanti come Justin Timberlake. Subito dopo troviamo uno dei singoli, “Castle on the Hill“, dove si avvertono echi di musica irlandese e dove il passato del cantante affiora tra bodhrán e richiami a “Tiny dancer” di Elton John, ma subito dopo “Dive” ci riporta alla dura realtà moderna, una ballata pop che sembra calcolata con righello e squadra e che richiama nel ritornello il suo precedente successo “Thinking Out Loud”.

Cover
Ed Sheeran – “÷” – Cover

Shape of You” non credo abbia bisogno di presentazioni, visto che le radio la riproducono a gettito quasi continuo in queste settimane e che ha contaminato tutti anche grazie ad un video molto accattivante con la modella e danzatrice Jennie Pegouskie; “Perfect” è invece quasi un incrocio tra un valzer e un brano doo-wop, che credo sarà perfetto per i matrimoni e per i video d’amore, mentre “Galway Girl” mostra di nuovo Sheeran alla prova del rap e a suo agio in un brano di nuovo dalle reminiscenze irlandesi e che ti fa sperare che ci siano più pezzi così nel disco.

Questo disco è infarcito di ballad e lo dimostrano pezzi come “Happier” (dalla coda strumentale triste), “Hearts Don’t Break Around Here“, “Supermarket Flowers” (davvero troppo lenta) e la preferita del cantante “How Would You Feel (Paean)” mentre “New Man” mostra un minimo spunto di originalità rispetto a tutto questo nuovo progetto e “What Do I Know?” lascia un buon retrogusto all’ascolto grazie al suo ritmo stoppato e alla sua chitarra elettrica.

Questo nuovo disco di Ed Sheeran si divide in due grandi tronconi: da un lato abbiamo le ballad e le canzoni d’amore e da un lato abbiamo tutto il resto, in una sorta di sfida tra ballad e resto del mondo musicale. Nulla da dire, le ballads sono il pane di Sheeran e lo ha dimostrato nel corso di questi anni ma in questo disco il loro numero è aumentato rispetto al precedente “x” e ora c’è davvero il rischio di incappare in un avvelenamento da zucchero. Mi rendo conto di essere probabilmente uno dei pochi a preferire lo Sheeran più metropolitano, quello che ha stregato lo stadio di Wembley armato solo di una chitarra e di un tamburello a pedale: Sheeran ha un innato talento nel costruire nuove canzoni che siano basate sulla vita di tutti i giorni e che colpiscano l’immaginario di tutti grazie ai loro riferimenti così universali, ma da un sognwriter del genere ogni tanto ci si attende anche uno scatto in avanti, uno spunto di novità, un pizzico di talento nel mettere insieme qualche nota e non solo nel moltiplicare i soldi sul proprio conto in banca. Non me ne vogliano i suoi fans, ma di questo album salvo davvero ben poco (“Shape of you”, “Castle on the hill” e “Galway Girl”, giusto per fare qualche nome): questo “÷”  suona davvero troppo calcolato e scialbo per pensare che sia stato Ed Sheeran a comporlo. In questo disco mancano coraggio e originalità e per un songwriter come lui non è accusa da poco.

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