Destiny’s Child: “Love songs”. La recensione

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Un piccolo avvertimento prima di leggere questa recensione: se non amate le canzone sdolcinate, il soul e il funky a profusione e i gorgheggi vocali … beh, questo disco non è per voi.
Kelly Rowland, Beyoncè Knowles e Michelle Williams (ovvero le Destiny’s Child) hanno deciso di riunire di nuovo le forze ed uscire di nuovo allo scoperto del mercato musicale con “Love songs“, disco che segna il ritorno a nuova vita del trio di Houston in Texas e che segna anche una decisa svolta nella loro musica verso la parte “dolce” del soul. Le ragazze già dal nome del disco rendono chiaro l’argomento del loro nuovo lavoro e sparano subito le loro cartucce con “Cater 2 U“, un brano incredibilmente soul per la sua natura e che mostra come l’impasto tra le tre voci non sia venuto a mancare. Secondo brano e seconda cartuccia con “Killing time“, una delle canzoni migliori del disco e che vedrei bene come singolo per come accarezza l’ascoltatore con le sue note. Carezza che non svanisce con “Second nature“, brano sweet funky dal sapore deciso di club anni ’70.

Destiny's Child - "Love songs" - Artwork
Destiny’s Child – “Love songs” – Artwork

Il disco prosegue sulla stessa corda, senza mai deviare dai binari che le Destiny’s Child hanno deciso di seguire e che mostrano senza dubbio la loro bravura e la loro compattezza vocale: notevoli i brani come “Now that she’s gone“, “Emotion” (l’unico brano un poco diverso dagli altri vista la presenza della chitarra e una differente struttura musicale) e “If you leave“, brano che ricorda un poco le Destiny prima maniera grazie anche alla presenza di Next come featuring (altra presenza estranea è il produttore Timbaland che riesce a stravolgere un successo del gruppo come “Say my name“).

Forse questo disco è nato con l’intento da parte del trio femminile di rifarsi un’immagine a livello del pubblico amante del soul e del funky: il problema è che il disco, dopo 14 canzoni e un’ora di canzoni eseguite nello stesso modo, anche se eseguite bene, rischia di allontanare chi non è profondamente amante del genere e di scoraggiare eventuali acquirenti. E’ un disco monocorde, che andrà bene per chi ama alla follia il gruppo e per chi ama alla follia il soul e il funky. Per gli alti… Beh, buon ascolto.

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