Dovessi pensare ad una definizione per “cos’è la musica?” di certo mancherei nella risposta. Tutto mi riporta però ad un altro livello, un’altra dimensione, un altro pianeta. Forse per questo ogni qualvolta mi ritrovo a leggere una notizia riguardante i pianeti o l’universo in generale penso all’armonia dei movimenti, delle cose, penso alla musica.
Ultimo avvenimento, cronologicamente parlando, che ha stimolato la mia, come dire, Curiosity, è stato l’invio da parte della NASA della precitata sonda su Marte. Si, avete sentito bene, proprio Marte.
Il pianeta che più di ogni altro ha ispirato artisti contemporanei e non, che più di ogni altro ha ricevuto in dono dei bellissimi brani. E di questi, quali fareste suonare sul futuristico stereo di Curiosity?
La scelta è ardua non lo nascondo, ricordo tra le tante la tranquilla “Satellite of Love” di Lou Reed, la grintosa “Girl From Mars” degli Ash. Ma forse per ‘colpire’ i marziani ci vorrebbe qualcosa di più ritmato, tipo “Rocket Man” di Elton Jhon o “Don’t Stop Me Now” dei Queen. E nell’eventualità che non vi siano forme di vita sarebbe comunque un’idea nobile cercare di esportare la musica come rappresentazione della nostra cultura.
La lista in ogni caso è lunga, posso menzionare “Ballrooms Of Mars” dei T. Rex, “Space Truckin'” dei Deep Purple, “Black-Throated Wind” – The Grateful Dead fra le tante.
Sarei curioso di sapere quale brano scegliereste voi. Io senza alcun dubbio manderei “Life on Mars?” di David Bowie.
E se magari sul pianeta rosso qualcuno in un quando che va da qui all’eternità dovesse sentirla sarei sicuro che ci saremmo giocati al meglio le nostre chance di instaurare un buon rapporto con le forma di vita extraterreste.
Sì, c’è poco da fare, la musica e l’universo sono collegati. Le note e le leggi della terra vanno di pari passo. Il mondo in fondo gira su se stesso perché magari sta ascoltando un valzer suonato dal sole. L’universo è una enorme pista da ballo dove ogni pianeta segue un suo ritmo in base al genere che ascolta.
Penserete che sono pazzo e non vi do tutti i torti, l’idea non ha alcun fondamento, si regge sul niente, è sospesa nel vuoto come i pianeti, e nonostante tutto mi strappa ancora un sorriso se penso che il primo uomo sulla Luna si chiamava Armstrong…