I Cure chiudono l’Heineken Jammin Festival con un live magico

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The Cure - Heineken Jammin Festival
The Cure - HJF 2012 | © MelodicaMente

Si è chiuso qualche ora fa l’Heineken Jammin Festival 2012 e il bilancio che si può fare è sicuramente positivo; il trasferimento di location, seppur non sia stato accolto all’unanimità per quanto riguarda il consenso dei fan, ha permesso ai ritardatari di comprare direttamente il biglietto a Rho Fiera, prima dell’ingresso, evitando così il tanto pericoloso sold out.

Raggiungere il tutto esaurito in uno spazio così immenso è quasi impossibile e fortunatamente, tutti coloro che hanno desiderato vedere Red Hot Chili Peppers, Prodigy e Cure, nonché gli altri artisti che sono saliti sul palco, hanno raggiunto la missione comodamente, potendo godere così di uno spettacolo davvero interessante.

La giornata conclusiva era quella che la maggior parte della gente aspettava: la band di Robert Smith e soci ha attirato gruppi di persone in massa che si sono fatte largo fra la folla solo per loro. Arrivando, però, nel primo pomeriggio, lo spazio dell’Heineken Jammin Festival non è di certo rimasto deserto: c’era, infatti, un buon numero di persone già presente per ascoltare Cile, Parlotones e Crystal Castles.

Prima di avventurarci nel resoconto della giornata, spendiamo due parole per quanto riguarda la location: Rho Fiera, come dice lo stesso nome, rimane sempre pur una fiera quindi di certo non ci si può aspettare un concerto in mezzo ad un parco e, questo, è l’unico difetto di una organizzazione praticamente ineccepibile. Ovviamente, in questi casi bisogna sempre tenere conto della disponibilità degli spazi, degli accordi e di tutto ciò che non è visibile all’occhio dello spettatore ma, complice una giornata torrida, lo spazio di Rho era davvero bollente.

The Cure - Heineken Jammin Festival
The Cure - HJF 2012 | © MelodicaMente

L’afa, però, è solo una piccola componente di una manifestazione che, quest’anno, ha dimostrato ancora di confermarsi fra le realtà più importanti d’Italia. La tabella di marcia della giornata finale è trascorsa in modo molto veloce e, per quanto riguarda alcuni show, anche in anticipo di quanto la scaletta proponeva. I Crystal Castles, con una Alice Glass dalla capigliatura lilla, regalano qualche perla della loro discografia come “Celestica” e Suffocation” per concludere con “Not In Love”. L’impressione è quella di uno show davvero molto breve, non che ci si aspettasse un’ora di concerto ma lo show dei Crystal Castles sarebbe potuto durare sicuramente almeno un quarto d’ora in più.

Dopo la pausa dovuta agli inevitabili tempi di organizzazione della strumentazione e del palco in generale, Rho Fiera si accende grazie ai New Order. La celebre formazione regala alcuni momenti di puro revival che fa sognare i presenti. C’è molto degli anni passati nei New Order anche se, i componenti, seppur non siano più dei giovincelli, dimostrano una energia sul palco che è sempre bello vedere. La scaletta prevede “Crystal”, “Regret”, “Ceremony”, “The Perfect Kiss”, “Blue Monday” che anima moltissimo i presenti che si iniziano a scaldare proprio in previsione di ciò che li aspetterà dopo. Rho Fiera diventa una immensa folla nostalgica quando i New Order propongono “Love Will Tear Us Apart”. Il brano non ha certo bisogno di presentazioni e, improvvisamente, i Joy Division così come l’indimenticato Ian Curtis si materializzano proprio lì, sul palco.

Puntualissimi salgono sul palco i Cure. Se prima, la gente, era ancora seduta sul prato a disposizione o sulle numerose panchine degli stand, quando Robert Smith fa la sua entrata accompagnato dal resto dei Cure, la gente presente all’Heineken Jammin Festival ha occhi solo per loro. Chi ha già avuto il piacere di vedere live la storica band UK sa bene cosa aspettarsi: Robert Smith, su quel palco, si diverte immensamente. Sorride, propone tantissima musica, balla su alcuni brani mentre canta, non sbaglia una nota, in tre ore di live. Al pensiero che i Cure si stiano avvicinando verso il pensionamento, come detto dallo stesso frontman, si prova una stretta allo stomaco. Allo stato attuale dell’arte, gente che è in grado di proporre tre ore di live a questo livello, si conta sulle dita di una mano; i Cure, di certo, occupano una posizione ben in evidenza.

Un pubblico molto variegato, fra giovanissimi, giovani ma anche fan più adulti, nonché intere famiglie, dalle 21.30 circa, hanno vissuto una esperienza che bisognerebbe talvolta provare, proprio per capire cosa sia un live.

L’apertura proposta dai Cure fa subito esplodere il pubblico in un boato: “Plainsong” seguita immediatamente da “Pictures of You” e “Lullaby“. Robert si dimostra in ottima forma, così come Simon Gallup che non sembra invecchiare mai. Uno show che vede davvero pochissime interruzioni, se non per qualche “Grazie” pronunciato fin troppo bene da Smith e le due uscite a cui poi sono susseguiti i bis della serata.

Non si fanno sfuggire nulla i Cure in questo Heineken Jammin Festival: da “The Hungry Ghost“, passando per “Friday I’m in Love” senza dimenticare “Disintegration” e la bellissima chiusura con “Boys don’t cry“.

Esiste al mondo una band che è in grado di confezionare uno live così emozionante nelle sue tre ore e trentaquattro brani in scaletta?

La setlist dei Cure all’Heineken Jammin Festival 2012:

  • Plainsong
  • Pictures of You
  • Lullaby
  • High
  • The End of the World
  • Lovesong
  • Sleep When I’m Dead
  • Push
  • In Between Days
  • Just Like Heaven
  • From the Edge of the Deep Green Sea
  • The Hungry Ghost
  • Play for Today
  • A Forest
  • Primary
  • The Walk
  • Friday I’m in Love
  • Doing the Unstuck
  • Trust
  • Want
  • Wrong Number
  • One Hundred Years
  • Disintegration
Encore:
  • Shake Dog Shake
  • Bananafishbones
  • The Top
 Encore 2:
  • Dressing Up
  • The Lovecats
  • The Caterpillar
  • Close to Me
  • Just One Kiss
  • Let’s Go to Bed
  • Why Can’t I Be You?
  • Boys Don’t Cry

Heineken Jammin Festival, le foto dei Cure:

 

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