Ci sono metamorfosi che influenzano il comportamento di una generazione e che provocano smarrimento. Questo tipo di cambiamento può avvenire all’improvviso e può spazzare via la convinzione di una vita, o può manifestarsi a piccole dosi, provocando cambiamenti su larga scala.
Giovanni Lindo Ferretti si racconta con il suo “A Cuor Contento” per la rassegna Effetto Museo, iniziativa partenopea artisticamente rilevante. Giovanni Lindo Ferretti arriva su un palco minuscolo, canta dinanzi a 200 persone, urla, crea un’atmosfera intima e riporta la sua anima punk live in una veste nuova immersa in un’ambientazione neoclassica.
Radicali cambiamenti sembrano essere all’ordine del giorno nella vita di un artista come lui, le estrose escursioni poetiche, politiche e intimamente religiose hanno fatto storia, continuano a fare storia e riescono ogni volta a farci affascinare ad una personalità così ermetica ma così viva come quella di Giovanni Lindo Ferretti. La sua storia musicale parte dalle origini del punk italiano, si estende alla poesia musicale degli anni ’80 e ’90 e arriva ai giorni nostri, rivalutando un repertorio in una maniera insolita e riscrivendo pezzi di un’esistenza vissuta egoisticamente al massimo.
Accompagnato da Ezio Bonicelli e Luca Alfonso Rossi ex Ustmamò, “A cuor contento” diventa un viaggio nella storia discografica dei CCCP, CSI e PGR con il racconto dell’esperienza solista di Giovanni Lindo Ferretti. Sebbene sia evidente l’impronta musicale di due musicisti eccezionali le basi appaiono a disturbare la sinergia intima che viene a crearsi in uno spettacolo del genere, ma l’eccesso si ripropone sia quando si parla di esagerazione ma anche quando si parla di calma piatta, animi placati ed entusiasmo smorzato. Ritorno alle origini e ritorno alle radici che affondano in un substrato che forse non ci appartiene ma che ci osserva e fa parte di noi, “Canto Eroico” inaugura lo spettacolo che riempie il nostro sabato sera in una location che ha le pretese di accoglierci in un contesto surreale per farci vivere il cuore di un evento tanto solenne quanto povero, spoglio ed essenziale. Una serata che suona come la metafora di un’intera produzione discografica: veniamo immersi in un paesaggio magnifico per poter assistere ancora una volta al racconto di una poesia che mette in risalto la nostra misera esistenza. “Tu Menti” riprende la serata dopo un lungo applauso d’accoglienza seguita da “Tomorrow” che si conclude con “accarezzati in sogno in un tempo spezzato che gira rigira, ritorna all’inizio non vuole finire…mi ami?“.
Il racconto di “Socialismo e Barbarie” si ripropone con “Radio Kabul” e “Oh! Battagliero“, accogliendo la parentesi di “Linea gotica” con “Cupe Vampe” e “Irata” che si adatta perfettamente alla prima esperienza solista di “Co.Dex” nei brani “Barbaro” e “Polvere“. Non mancano momenti esageratamente affettivi come “Annarella“, “Emilia Paranoica“, “Unità di produzione” e un’estemporanea “Spara Jurij“. Non particolari note di merito né evidente momento degno di nota, sperimentare è da sempre la parola d’ordine per la figura di Giovanni Lindo Ferretti, sempre così criptica ma così magnificamente affascinante. L’intimo legame tra il pubblico e il suo canto viene interrotto da una performance che di live ha solo la bravura dei due Ustmamò, e la voce di Ferretti, intervallata da basi di poco gusto che hanno la pretesa di apparire come sperimentazione elettronica, diametralmente opposte ad un violino fantastico che regala la giusta nota aulica. Questo tipo di esperimento non è mai mancato nel lungo e travagliato percorso artistico di un leader come lui, e di certo non verrà reso più avanzato solo dall’anno in cui viviamo. Sempre interessante e sempre innovativo non delude chi in lui ha sempre riposto fiducia nella sua musica, nella sua poetica, nella sua filosofia e nel suo gotico, estemporaneo e maledettamente punk percorso di vita.
…non avrei mai pensato di leggere un articolo su Ferretti scritto da te 🙂 Complimenti!! bell’articolo !!
Un abbraccio Suryetta!!