Le critiche ai Nickelback hanno qualcosa di patologico

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Non c’è niente di più brutto di un qualcosa che ti marchi a vita come qualcosa di negativo, come una persona da non seguire o addirittura da allontanare, qualcuno che porti sfortuna o sia totalmente maligno. Se ne sono viste di storie del genere nel mondo e il campo della musica non è esente da comportamenti di questo tipo, ed una band in particolare negli ultimi anni è salita all’onore delle cronache per essere stata osteggiata ed aver subito un comportamento del genere.

Stiamo parlando dei Nickelback di Chad Kroeger, gruppo rock canadese, formatosi nel 1995 ad Hanna (Alberta) e che ha venduto più di 50 milioni di copie di dischi in tutto il mondo ma che, per uno strano gioco del destino, sono perseguitati da una strana nomea che fa sì che tutte le persone che li ascoltino vengano dileggiate ed etichettate come sfigate o peggio. I Nickelback sono stati criticati severamente nel corso degli anni per aver parlato spesso nelle proprie canzoni di sesso, prostitute, droghe, spogliarelliste e alcol e per la formula della loro musica, spesso ripetitiva, ma da qui a farne un totem del male e della sfortuna ne passa. Addirittura Salli Anttonen, uno studente della University of Eastern Finland ha condotto uno studio per capire i motivi di tanta animosità verso Chad Kroeger e compagni e ha scoperto che tutto è esploso con  l’aumento della popolarità e del successo del gruppo, generando una sorta di movimento di repulsione e di odio soprattutto tra i giornalisti che hanno deciso di avere come unica ragione di vita quella di attaccare la band canadese.

La pubblicazione del loro ultimo disco “Feed the machine” non è stata che un’ennesima occasione per dimostrare questa teoria e lo stesso Chad Kroeger ha ammesso che la band non ha mai ricevuto molte critiche positive: “Ormai prestiamo poca attenzione a queste cose ed abbiamo accettato il fatto. Abbiamo accettato di essere una di quelle band che non rientrano nelle simpatie della critica. Ed è una cosa che ci sta bene. Allo stesso tempo molti giornalisti si sono convinti del fatto che non possono riuscire a trasmettere il loro odio anche ad altre persone. Non siamo una band indie molto cool, non siamo gli Arcade Fire per intenderci. Loro sono amati dalla critica. Onestamente, non ci faccio nemmeno più caso. Una parte di me però pensa che i critici non possano mai ammettere che gli piaciamo perchè sarebbe peccato mortale ammetterlo. “

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