Cristiano De Andrè ritorna in gara al Festival di Sanremo a distanza di 11 anni dall’ultima volta che ha calcato il palcoscenico del Teatro Ariston. Si tratta della quarta volta per il figlio di Fabrizio De Andrè dopo il debutto alla kermesse canora che risale al 1985 nella sezioni Giovani quando con il brano “Bella più di me” arrivò quarto vincendo anche il premio della critica.
Il 1993 segna il ritorno all’Ariston questa volta nella categoria Big. Il suo brano “Dietro la porta” si aggiudica il secondo posto assoluto nella categoria Campioni, il Premio della Critica e il Premio Volare. Infine nel 2003 è ancora al Festival di Sanremo con “Un giorno nuovo” con cui non è andato oltre il dodicesimo posto.
Alla 64° edizione del Festival della Canzone italiana presenta i due brani, di cui è autore di testi e musiche, “Invisibili” e “Il cielo è vuoto“. Il primo è un brano quasi autobiografico in cui il cantautore ricorda il padre (scomparso quindici anni fa) e racconta la sua Genova della metà degli anni ’70 quand’egli era ancora un’adolescente che viveva gli anni dei grandi cambiamenti da “invisibile“.
I due inediti sanremesi saranno contenuti nella Special Edition di “Come in cielo così in guerra“, una riedizione dell’album uscito la scorsa primavera, che dal 20 febbraio sarà nei negozi tradizionali, in digital download e su tutte le piattaforme streaming (Nuvole Production/Universal Music Italia).
Cristiano De André – Invisibili – Testo
Tu abitavi in via dell’amore vicendevole
E io qualche volta passeggiavo da quelle parti lì
Il profumo dell’estate a volte era gradevole
E le tue medagliette al merito sul petto brillavano
Brillavano molto più dei miei lividi
Tu camminavi nell’inquietudine
e la mia incudine era un cognome inesorabile
Un deserto di incomunicabilità
Tu eri laureato in danni irreversibili che la droga provoca al cervello
Io un po’ di questo e un po’ di quello
In fondo niente di veramente utile
Tu eri bravissimo a specchiarti nelle vetrine
Io altrettanto a svuotare le cantine
Per noi amici, pochi amici, pochissimi amici
Tu eri bravissimo a inventarti la realtà
Io liberissimo di crederla o non crederla
E ho sempre sperato che qualcuno un giorno
potesse parlare male di noi
Ma eravamo invisibili, talmente invisibili che non ci vedevamo mai
Stu ténpu
Ch’u s’è pigiòu a beléssa e u nòstru cantu
Pe ripurtane inderée sénsa ciü un sensu
Ma òua che se vedemmu
Dumàn tüttu u cangiàa
Tu abitavi in via dell’amore vicendevole
E io avevo preso una stanza in affitto da quelle parti lì
Io dimostravo fondamentalmente i miei anni
Tu ormai non sapevi più quali fossero i tuoi
Perché a Genova si moriva a vent’anni
Ma senza diventare mai, mai degli eroi
Coi tuoi separati a colpi di calibro trentotto
E i miei tenuti insieme dalla speranza per l’umanità
Noi sempre oltre ogni limite
Quel limite era una scommessa da non perdere mai
Tu eri bravissimo a ballare sulle rovine
Io altrettanto a rubare comprensione
Di noi amici, pochi amici, pochissimi amici
Tu eri fortissimo a inventarti la realtà
Io liberissimo di crederla o non crederla
Io ho sempre sperato che qualcuno un giorno
potesse accorgersi di noi
Ma eravamo invisibili, che non ci vedevamo mai
Stu ténpu
Ch’u s’è pigiòu a beléssa e u nòstru cantu
Pe ripurtane inderée sénsa ciü un sensu
Ma òua che se vedemmu
Dumàn tüttu u cangiàa
Stu ténpu
Ch’u s’è pigiòu a beléssa e u nòstru cantu
Pe ripurtane inderée sénsa ciü un sensu
Ma òua che se vedemmu
Dumàn tüttu u cangiàa
Fonte | Tv Sorrisi e Canzoni