“Ghost Stories” è il sesto tassello discografico (etichetta Parlophone) dei Coldplay e rappresenta un punto di spaccatura rispetto alle precedenti produzioni firmate da Chris Martin e soci. Sarà che il contributo del produttore Paul Epworth rendere il disco più lineare – nelle sonorità – sarà che la giovane band è stata tra le poche (se non l’unica) che è riuscita a ritagliarsi negli anni un posto di tutto rispetto nel panorama musicale mondiale, sarà che non sono mai stati degli innovatori i Coldplay lasciando spazio a sperimentazioni varie ma il disco perde di spessore esaminando le liriche scritte da Chris Martin. Lui va a fondo, il resto della band continua a fare il suo lavoro.
Da “X&Y” a “Mylo Xyloto” passando per “Viva la Vida or Death and All His Friends” il cambio di direzione c’è stato e si sente: tralasciando il fatto che gli ultimi album hanno visto il contributo di Brian Eno, degno di lode in “Ghost Stories” è la copertina firmata dall’artista ceca Mila Furstova ed il singolo “Magic” (tra l’altro una spanna sopra il singolo di lancio “Midnight”). Rimpianto e amarezza dominano proprio nel momento in cui ci si aspettava un disco più “lavorato” per una band che in soli 14 anni è riuscita ad arrivare alla ribalta e ad essere riconoscibile tra tante produzioni pedisseque.
C’è “Ink” o “A Sky Full of Stars” che porta la firma di Avicii nell’intro destinato a diventare un futuro remix, o il comunque degno di nota “Midnight” ma il fatto che Chris Martin abbia stravolto il modo di lavorazione, chiedendo agli altri membri della band di portare in studio di registrazione idee e nuovo materiale su cui lavorare, non rappresenta un’attenuante. L’utilizzo di pad, synth e batteria elettronica (a discapito dei giri di chitarra cui ci hanno abituato negli anni) padroneggiano lungo la tracklist ma, per quanto riguarda le liriche, sembra che un angelo abbia spezzato le ali a Chris che perde (sopra ogni cosa) la creatività.
Non basta la presenza dei due figli annoverati tra i backing vocals di due brani (rispettivamente Apple in “Always in My Head” e Moses in “O”): Chris Martin sembra si trovi alle prese con una crisi mistica che caratterizza in toto “Ghost Stories” e, essendo lui il perno principale (inutile negarlo), a risentirne è l’intera produzione. Tuttavia “Ghost Stories” è un album che non stanca neanche ad ascolti ripetuti e si lascia apprezzare per la sua linearità di suoni e contenuti. Che sarà (forse) un punto di non ritorno o una momentanea parentesi di stallo non ci è dato saperlo, questo è un disco che va preso o scartato senza mezze misure, che lascia il tempo che trova proprio come questa recensione. Tirando le somme resta comunque un buon disco, augurando a Chris Martin un ritorno alla vita quanto prima. Ad maiora.
Coldplay – Ghost Stories Tracklist
1. Always In My Head
2. Magic
3. Ink
4. True Love
5. Midnight
6. Another’s Arms
7. Oceans
8. A Sky Full Of Stars
9. O