Coldplay: “A head full of dreams”. La recensione

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Recensire “A head full of dreams“, il nuovo disco dei Coldplay, è un lavoro più difficile di quanto potrebbe sembrare all’inizio. Ti trovi infatti sospeso tra il caleidoscopio di suoni e colori che il disco rappresenta e l’eredità personale e intimista di “Ghost stories“, disco uscito appena un anno fa e dal passo completamente differente.

Certo che in un solo anno ne è davvero passata tanta di acqua sotto i ponti dei quattro ragazzi di Londra: Chris Martin, Jonny Buckland, Guy Berryman e Will Champion ne hanno affrontate tantissime, compresa una dolorosa separazione per Chris dalla star Gwyneth Paltrow (che troviamo ospite nella canzone “Everglow”), ed avevano prodotto un disco che aveva cercato di scrollare di dosso dal gruppo l’etichetta di gruppo ormai irrimediabilmente pop e non più capace di spunti interessanti e personali come “The scientist” e “Parachutes“. Ma alla fine è tornato sui propri passi. Essì, perchè l’album, registrato tra Malibu, Los Angeles e Londra e prodotto dal duo norvegese Stargate insieme al collaboratore di lunga data della band Rik Simpson, oltre a vedere numerose collaborazioni che indicano questa direzione (Beyoncé e Noel Gallagher tra i tanti) è un disco potente e gioioso ma completamente inzuppato in salsa più pop che rock, un netto cambio di direzione rispetto al precedente.

Cover
Coldplay – A head full of dreams – Artwork

Ma parliamo dell’album vero e proprio: il disco, composto da 11 canzoni per 46 minuti di musica, si apre con la title-track, pezzo pop-funk gioioso e divertente dal suono diretto e che ci mostra subito cosa ci dovremo aspettare dal disco: un miscuglio di melodie radiofoniche ad alto primo impatto e dal sicuro successo commerciale. “Bird”, il secondo brano, mantiene la stessa linea del primo anche se non rimane molto in testa soprattutto perchè viene subito scalzato da “Hymn for the weekend“, canzone R&B da classifica che vede la partecipazione di Beyoncé (e lo zampino d Avicii) e che, scelta come singolo, ha scalato le classifiche ed è diventato un singolo e un video di successo.

Ovviamente in un disco del genere non può mancare la canzone d’amore e “Everglow” assolve in pieno a questo compito, parlando della scintilla che scocca all’inizio della relazione e che vede la partecipazione di Gwyneth Paltrow nei cori: subito dopo pèerò troviamo il vero traino del disco, la spettacolare “Adventures of a lifetime” che rimane appicicata in testa e non va più via, grazie anche ad un video molto carino e divertente. Subito dopo ecco “Fun” che vede la partecipazione di Tove Ebba Elsa Nilsson, conosciuta con il nome d’arte Tove Lo, cantautrice e musicista svedese, per un pezzo che non colpisce particolarmente.

Kaleidoscope” prende spunto da una poesia chiamata “The Guest House di Rumi” recitata dal poeta Coleman Barks, interpretata dal pianista Khatia Buniatishvili e vede verso la fine un frammento di Amazing Grace cantata dal Presidente degli Stati Uniti Barack Obama ai funerali del Reverendo Pinckney a Charleston: mentre la ascoltavo mi chiedevo… ma che senso ha questa canzone in questo disco? A parer mio nessuno. E continuiamo a farci del male. Per fortuna arrivano a salvarci il mid-tempo di “Army of one” e le atmosfere notturne di “Amazing Day“. Dopo il divertente pianoforte di “Colour Spectrum” (quasi una ninna nanna), il disco si chiude con “Up&Up“, brano corale che vede tantissimi ospiti (tra gli altri, Brian Eno, Beyoncè e Noel Gallagher).

Su una cosa dobbiamo essere sinceri, i Coldplay di oggi hanno un fiuto micidiale per le melodie vincenti: la band di Chris Martin è ormai un marchio di fabbrica collaudatissimo e riesce a confezionare canzoni che giocano abilmente con gli standard del pop, contaminandosi il giusto e scalando le classifiche. Il problema è che questo successo è arrivato a costo di tagliare quasi definitivamente i ponti con l’attitudine rock degli esordi e la cosa ha portato non poche tensioni tra i fans e nel gruppo stesso, visto che il disco è stato seguito da alcune voci che mostrano una leadership in calando di Martin e le dichiarazioni dello stesso che fanno addirittura presagire lo scioglimento del gruppo: “È il nostro settimo disco e lo vediamo un po’ come se fosse l’ultimo libro di Harry Potter. Ciò non significa che non potrà esserci qualcos’altro dopo questo disco. È stato grandioso passare da Ghost Stories allo studio di registrazione: ora stiamo facendo cose che suonano in un modo differente. Devo pensare questo album come se fosse l’ultimo lavoro che facciamo insieme, altrimenti non metteremmo tutto di noi al suo interno.” Insomma, se davvero questo fosse il canto del cigno per i Coldplay, sarebbe una fine in calando che non renderebbe loro giustizia.

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