Per chi non è molto avvezzo al mondo della musica italiana di questi ultimi cinque anni i nomi Alessandro Merli e Fabio Clemente non diranno molto. Chi è invece mediamente informato su cosa si suona nello Stivale probabilmente conoscerà i loro pseudonimi, Takagi e Ketra. Chi invece li conosce davvero tanto è la classifica di vendite in Italia, dato che tutto quello che toccano questi due signori in Italia, almeno a livello musicale, diventa oro.
Ma chi sono Takagi e Ketra? Partiamo dal primo. Takagi, noto in passato anche come THG, è lo pseudonimo che usa Alessandro Merli, disc jockey e produttore discografico italiano, fondatore prima del gruppo La Cricca con Thema e poi dei Gemelli DiVersi nel 1997 insieme a Strano e Grido. Oltre ad aver cantato e suonato tantissimi brani divenuti famosissimi nel corso degli anni, dal 2009 ha cominciato a produrre anche i dischi, prima dei Gemelli DiVersi e poi di altre star come Moreno, Rocco Hunt, Denny La Home, Mixup e Fedez. Ed è qui che entra in gioco anche Fabio Clemente, pseudonimo di Ketra, beatmaker abruzzese membro del sound system Boom Da Bash, gruppo che è diventato una delle formazioni seminali in Italia per quanto riguarda il reggae.
Da quel fortunato incontro nel backstage di un evento radiofonico nell’estate del 2012 i due si sono prima dati reciprocamente una mano per alcune canzoni e poi da lì è cominciato tutto. La prima collaborazione è stata con il brano “Nu juorno buono” di Rocco Hunt che ha vinto il Festival Nuove Proposte di Sanremo nel 2014: nello stesso anno è venuta la collaborazione con Fedez per il brano “L’amore eternit” e poi la la sigla del programma TV MTV Spit cantata da Marracash.
Nel 2015 il duo ha prodotto il brano “In radio” di Marracash e “Roma-Bangkok” di Baby K feat. Giusy Ferreri, brano che ha permesso loro di esplodere nel mondo dei produttori musicali: da allora è stato tutto un susseguirsi con “Vorrei ma non posto” e “Comunisti col Rolex” di J-Ax e Fedez, “Il cielo guarda te” di Fred De Palma, “Come neve” di Luca Dirisio, “Oroscopo” di Calcutta, “Fa talmente male” di Giusy Ferreri, “Fenomeno” di Fabri Fibra, “Voglio ballare con te” di Baby K e l’ultima, “L’esercito del selfie“, canzone da loro prodotta che ha visto la partecipazione di Lorenzo Fragola e Arisa.
Eppure ci sono molte persone che li trattano con sufficienza e li deridono cercando di affibbiargli l’etichetta di “produttori da strada“: “Noi siamo ignoranti musicali, ma facciamo la musica. Non l’abbiamo mai studiata: ne sappiamo il necessario. Aspetti a scandalizzarsi: io ho un cugino diplomato al conservatorio, chitarra e pianoforte. Fa il fonico. Io ho fatto l’alberghiero e sono un produttore. Noi veniamo dal popolo: la borghesia della musica ha fatto il suo tempo.”
A chi gli chiede come funziona il loro lavoro e come fanno a sfornare tormentoni, loro sono molto diretti: “Siamo come artigiani. Ogni giorno arriviamo nella nostra bottega, lo studio di registrazione, e ci mettiamo a lavorare uno con il martello e l’altro con lo scalpello: diamo botte alla musica. Fino ad oggi abbiamo provato a fare qualcosa che non fosse imitazione di nessun altro suono straniero, cercando un po’ di svecchiare e di smuovere un certo tipo di produzione, che era troppo ferma. “Roma-Bangkok”, ad esempio, ha portato tutto avanti di quattro o cinque anni: dopo quella canzone si è più volte cercato di produrre il pezzo estivo in un certo modo, di dare maggiore attenzione al ritmo. Una formula per il tormentone non esiste, noi cerchiamo una semplicità quasi matematica da sequenza di Fibonacci. Sicuramente è fondamentale stare bene in studio con artisti e autori: il nostro lavoro è sempre corale.”
Ma quale è la caratteristica del loro sound?: “Abbiamo tirato fuori le batterie. Nel pop internazionale la cassa è potentissima, la produzione è enorme. Nel nostro paese, per tanti anni, si è rimasti alla classica produzione pop italiana. Recentemente, Giorgio Moroder ha detto che la cosa che deve avere il musicista, oggi, è il gusto: noi abbiamo portato nel pop il nostro gusto, siamo andati verso quello che ascoltiamo.”
Quando si parla degli altri produttori e di Michele Canova, il produttore pop italiano per antonomasia, loro sempre sinceri e diretti: “Rispetto agli altri produttori l’approccio è differente. Cambia il background: le nostre produzioni puzzano un po’ più di strada, sono un po’ più grezze. E il gusto delle nuove generazioni è molto vicino al suono urban. La nostra fortuna è che il produttore di oggi non è per forza quello di una volta, il proprietario di uno studio e basta: si arriva da un background diverso e si ottengono risultati in maniera diversa. Canova ha iniziato prima di noi questo processo di svecchiamento e lo ha fatto già a partire da “Xdono” di Tiziano Ferro. Se sta funzionando da tantissimo tempo è perché è stato uno dei primi ad aver cercato di fare una cosa un po’ più internazionale. I primi singoli di Ferro sembravano roba americana…”
E quali sono i loro progetti per il futuro? “L’album d’esordio di Federica Abbate e il nuovo disco dei Boom Da Bash. Stiamo iniziando anche la pre-produzione del nuovo album di Baby K e lavorando al singolo estivo di Alborosie. In realtà siamo entrati nell’ottica di lavorare alle canzoni, più che ai progetti: poi, dopo, si vedrà.”