Parte la nuova stagione delle recensioni di MelodicaMente e per creare un trait d’union ideale con quella passata abbiamo deciso di recensire uno dei dischi migliori con cui si è chiuso l’anno scorso, ovvero “Possibili scenari” di Cesare Cremonini, sesta fatica da solista dopo la carriera come frontman dei Lunapop.
Uscito a tre anni e mezzo di distanza dal precedente lavoro in studio “Logico“, la gestazione di “Possibili scenari” ha richiesto a Cremonini quasi due anni di lavoro con lo storico produttore Walter Mameli: l’album è stato ultimato ai Metropolis Studios di Londra ed è stato registrato la capitale inglese e Bologna, casa del cantautore, per l’etichetta Tre Cuori. Il disco è stato anticipato dai singoli “Poetica“, reso disponibile a partire dalla mezzanotte del 3 novembre, “Nessuno vuole essere Robin“, pubblicato lo scorso febbraio, e “Kashmir-Kasmir“, uscito qualche giorno fa.
Per l’ex ragazzo dinoccolato con i capelli biondo platino, ora 37enne artista e uomo maturo, questo può essere considerato l’album della maturità: l’allegra spensieratezza di “50 special” ha lasciato il posto ad una riflessione sulla musica e sulla vita con uno sguardo rivolto a Brian Wilson dei Beach Boys, come da lui ammesso in una intervista: “Due anni fa, dopo ho un tour molto lungo e faticoso, mi sono preso un periodo di riposo. Quando mi sono imbattuto nel film Love & Mercy, il biopic su Brian Wilson, sono rimasto rapito dall’idea di immergersi completamente in qualcosa e di essere influente: “Pet sounds” fu influente per tutta la musica, è stato influente su Sgt. Pepper’s dei Beatles ed è influente ancora oggi su molta musica americana. Mi sono di nuovo chiuso in studio senza mai uscirne: fare un disco influente per me era una necessità”.
Certo, il paragone è pesante e pericoloso, ma si può dire che questo sia l’album in cui il cantante bolognese mette a frutto una sintesi felice tra la musica centautorale italiane e il pop-rock britannico con alcuni arrangiamenti elettronici di caratura internazionale e molto particolari, come il theremin nel singolo di lancio “Poetica”. La differenza di “Possibili scenari” rispetto ai lavori precedenti si nota da subito dal primo brano, quello che dà il titolo al disco, dove si mescolano con naturalezza pop, rock ed elettronica: subito dopo troviamo il secondo singolo, “Kashmir-Kashmir“, un pop travolgente che strizza l’occhio al sound degli Chic e degli ultimi Daft Punk e con un testo ironico dai risvolti sociali, una riflessione sulla crisi di valori e di identità dell’Occidente.
Il terzo brano è “Poetica“, una ballata d’amore di 5 minuti per archi e pianoforte (un tempo folle per i tempi odierni tra streaming e iTunes) che ha conquistato le classifiche e le radio italiane: “Un uomo nuovo” apre alle sonorità EDM come già fatto nel disco precedente e mostra quanto Cremonini ami le tastiere e i synth ma subito dopo troviamo il brano migliore del disco e forse di tutta la carriera di Cremonini, “Nessuno vuole essere Robin“, il secondo singolo. Cremonini ha definito questa canzone come la sua nuova “Marmellata #25” e questo brano ricorda molto da vicino “Io e Anna” di Lucio Dalla, che lo indicava come “il suo unico erede“, un “Ulisse” di Joyce in musica figlio del cantautorato bolognese, l’elogio delle persone comuni che affrontano la vita giorno dopo giorno e che cercano di essere meno soli.
“Silent Hill“, oltre al riferimento al famoso videogioco, è un brano affascinante che si muove in bilico tra psichedelia, elettonica e grunge, mentre “Il cielo era sereno” cita gli anni Sessanta ma è una canzone che non fa presa rispetto ai brani che la circondano. “La isla“, a differenza del titolo, non è una canzone spagnoleggiante ma è un pezzo new-folk con un insolito arrangiamento tropicale, pronto per la prossima estate e per qualche spo televisivo.
Con l’autobiografica “Al tuo matrimonio” Cremonini cita il film di Mike Nichols “Il laureato” con un pezzo pop-rock da manuale che affonda le mani nel repertorio degli Smiths di Morrissey ma con il brano finale, “La macchina del tempo“, il più lungo del disco, una storia d’amore raccontata al contrario in sette minuti con una bellissima coda strumentale di oltre due minuti e che mostra tutte le capacità compositive di Cremonini.
“Possibili scenari” è un disco maturo e responsabile, complesso e tuttavia facile da digerire, come solo certo pop sa essere: qui il talento melodico e compositivo di Cremonini esplode in tutta la sua bellezza e bravura (sperando che possa crescere ancora) e mostra una pop-star che ha deciso di realizzare un disco che duri nel tempo, fuori da certe logiche di mercato e portando la sua evoluzione artistica e personale un gradino più in su. Con questo album Cesare Cremonini continua a fare musica fuori dalle etichette ma accessibile a più persone possibili e che colpisce l’anima di chi la sta ad ascoltare con brani sinceri e diretti ma non per questo privi di una loro bellezza. È poco utile chiedersi che tipo di musica suoni l’ex Lunapop (pop, rock, mainstream, indie), è più utile chiedersi fin dove possa arrivare lungo questo percorso di crescita. Noi siamo decisi ad aspettarlo.