L’Arena diventa il quartiere generale dei gatti di Jellicle che si ritrovano per l’annuale ballo alla luna e per festeggiare l’anziano e saggio capo del gruppo, Deuteronomio. C’è grande fermento tra i gatti perché nel corso della festa uno di loro sarà il prescelto per ascendere al paradiso, il Jellicle Cats.
Nervosi ed eccitati i felini con le loro lunghe code saltano e si esibiscono sul palco, che ricorda uno stage di stampo holliwoodiano, per cercare di raccontare nel modo migliore la propria vita ed essere scelti. Colori e suoni si alternano alle coreografie della Compagnia della Rancia impegnata a proporre con qualità sul territorio italiano un linguaggio artistico appannaggio dei paesi anglofoni.
Movenze fluide e vellutate, rese ancor più nell’effetto ottico dei costumi disegnati per l’occasione da Francesco Martini Coveri. Sono una festa per gli occhi che incessanti si spostano dalle maschere alle code, alle vibrisse o ai segnali lumosi; scivolano tra gli spettatori e accarezzano la benevolente notte areniana, incorniciata nel luna park di Coney Island disegnato dalla regia di Saverio Marconi e dal grande Daniel Ezralow.
Nella tipica caratteristica di stile della Compagnia della Rancia il colore accompagna e sottolinea le presenze che repentinamente si materializzano sul palco in movimento e pura energia. Nell’overture per il ballo di mezzanotte, i gatti della Rancia balzano e saltano ovunque, piombando su un palco che forse avrebbe potuto concedere di più in termini di spazi. Ma i presenti apprezzano comunque seguendo le varie sequenze con le canzoni interpretate live e accompagnate da un’orchestra che dalla buca fa sentire con forza la sua presenza.
L’entusiasmo della festa dei felini di Jellicle viene turbata da due avvenimenti: compare in scena Grisabella, la vecchia gatta dal passato glorioso e ora caduta in disgrazia che ha abbandonato il gruppo trovandosi sola e in misera. Ancor più inquietante è l’arrivo, con improvvise apparizioni, del malvagio Macavity, ricercato dalla polizia, che rapisce il vecchio Deuteronomio gettando tutta la comunità felina nel più totale sconforto. Allora entra in scena il grande mago Mefistofele, chiamato dai gatti per ritrovare il vecchio saggio.
Questi quattro personaggi sono senza dubbio i più riusciti del musical, vuoi per il peso che hanno nella trama, vuoi per le doti interpretative e vocali, che regalano momenti intensi. Bello e poetico il momento con il gatto Gus, vecchio attore di teatro che rimembra i tempi passati: il cantato accompagna un piccolo spettacolo di ombre cinesi che fanno rivivere una delle sue più famose interpretazioni grazie alla quale fa viaggiare i gatti e il pubblico in tempi lontani e luoghi esotici e sconosciti pieni di mistero e magia. E poi il gatto delle ferrovie, Sghembo; forse questa è la sequenza più riuscita come impatto di dinamismo e coralità, con l’espediente scenico del gigante carrello del supermercato sul quale i gatti si danno ad acrobazie circensi. Molto dinamico anche il momento del combattimento ma forse l’effetto risulta un po’ troppo Matrix, stridendo con la generale atmosfera sognante e romantica, seppur talvolta drammatica per la trama.
Tornata la serenità dopo il duello e con il ritorno del grande saggio, ricompare in scena la protagonista: Grisabella si rivolge ai compagni di un tempo chiedendo di essere perdonata e riammessa fra loro. Con la canzone più celebre del musical, Memory, il pubblico si fa condurre in uno dei momenti più sognanti della rappresentazione. Bella la voce che con l’interpretazione rende la tensione emotiva del momento. Convinto anche il vecchio Deuteronomio, concede proprio a lei il privilegio di salire la scala che la porterà all’Heaviside Layer per rinascere, rappresentata coreograficamente da una grande vecchia tazza che si alza al cielo portando i due gatti verso la luna.