Ieri sera si è concluso il Sonica Fest, festival di musica italiana che si tiene oggi anno nella cittadina di Sant’Agata Bolognese, in provincia di Bologna. E si è chiuso col botto, anche se dobbiamo dire che quest’anno il cartellone era di tutto rispetto: venerdì 8 è stata la volta di Niccolò Fabi, sabato 9 di Daniele Silvestri e domenica 10 di Caparezza. E Caparezza ha chiuso il festival alla sua maniera, portando nella campagna felsinea il suo Eretico Tour 2011. Il concerto, cominciato con circa mezz’ora di ritardo e che ha visto il parco cittadino della località bolognese strapieno in ogni ordine di posti, è cominciato sotto le note delle carole natalizie, portate in scena da Caparezza e dai suoi musicisti vestiti come pupazzi natalizi, con tanto di letterina per il regalo. E la neve sparata dalle macchine sopra il palco è stata il la per la prima canzone, “Ilaria condizionata“, tratta dall’album precedente. Dopo un inizio al fulmicotone, si comincia con le canzoni del nuovo album e soprattutto con quella che da il nome all’album, “Sono il tuo sogno eretico”, con tanto di albero per il rogo e incappucciati sul palco, il tutto anche sottolineato dai tre enormi megaschermi posti alle spalle del gruppo che sottolineano le canzoni con video a tema, dando anche la stura a dei piccoli sketch tra una canzone e l’altra. Neanche il tempo di riprendere fiato e subito si continua con “Annunciatemi al pubblico” e “Il dito medio di Galileo“, con grandissima partecipazione da parte del pubblico, partecipazione che raddoppia con la canzone successiva, la famosissima “Eroe (Storia Di Luigi Delle Bicocche)“. Un piccolo stacco video e si riparte con una nuova canzone, “La ghigliottina” dopo la quale Caparezza legge al pubblico un pezzo di Shakespeare, per poi intonare “Ti sorrido mentre affogo” e “Chi se ne frega della musica“, nuovo singolo attualmente in rotazione. Appena dopo Caparezza presenta al pubblico il DJ Michael Besozzi e comincia una piccola carrellata di 5 ritornelli di altrettanti canzoni, una per ogni album, una sorta di riepilogo della carriera del rapper: si parte da “Chi cazzo me lo fa fare“, si passa da “Nel paese dei balordi” e “Gli insetti del podere” e si finisce con “Pimpami la storia“, presentando infine “La marchetta di Popolino“, canzone che scatena il pubblico. Continua la presentazione del nuovo album, come era preventivabile, e si passa alle atmosfere reggae di “Legalize the premier”. Subito dopo, con la presentazione di “Non siete stato voi“, la platea si ricompone in un silenzio carico di tensione, tensione che scarica cantando il ritornello di “Goodbye Malinconia“, singolo che ha anticipato l’uscita del nuovo album del rapper pugliese. Piccolo salto nel passato con “Tutto ciò che c’è” e poi, dopo un simpatico siparietto di una foto senza e con Flash (con una controfigura dell’eroe Flash), parlando dei social networks Caparezza intona “Abiura di me“: subito dopo si parla dei Maya e si canta “La fine di Gaia“, chiudendo la prima parte del concerto con una ballatissima “Vieni a ballare in Pugli”. C’è la sosta, il pubblico invoca a gran voce il cantante e sugli schermi parte una versione degli Oscar particolare, i Capa Awards 2011, con vincitore… “Kevin Spacey“. Dopo questa lunghissima serie di spoilers, il pubblico si trova portato sullo spazio, mentre sugli schermi parte la sigla del telefilm fantascientifico Star Rezz per portarci nello spazio ascoltando “Vengo dalla Luna”. E’ la penultima canzone: il rapper pugliese chiude il concerto ripescando la bellissima “Follie preferenziali” e ringraziando tutto lo staff ed il pubblico che ha invaso il Sonica Fest. Il concerto si chiude dopo quasi 2 ore di musica, e mentre gli altoparlanti diffondono le note e il testo di “L’ottavo capitolo” la folla, dopo aver ascoltato il menestrello del rap italiano, ordinatamente si allontana dal parco per reimmergersi nella realtà. Unici appunti, l’uscita troppo stretta (è la prima volta che mi capita di fare la fila per uscire da un concerto…) e la presenza di due stand di cibi e bevande, che avevano delle file degne dei McDonald’s in Ungheria degli anni ’90. Il dito medio di Galileo
Tutto ciò che c’è