Bruce Springsteen è tornato a batter colpi. E il suo Wrecking Ball non risparmia niente e nessuno. Un concept album con retrogusto a tratti amaro ma che cela un senso di speranza, il tutto ben amalgamato nei ritmi musicali che sono la colonna portante dell’intero album. Un continuum di suoni che spaziano e variano a seconda del messaggio che celano i testi, con la voce del Boss che all’occorrenza diventa rauca e carica di rabbia da un lato, e dall’altro capace di persuadere con ritmi altalenanti in alchimia con un timbro di voce limpido profondo e malinconico, insomma quella voce suadente e quella teatralità che rapiscono l’ascoltatore.
Quello che colpisce è la possenza del corpus dell’intera opera unita al carico di contenuti, attuali sì, ma che racchiudono un racconto – una storia – una vita di un’intera generazione che non è cambiata nella forma, bensì nella sostanza. Temi sociali, storie di vita vissuta, metafore e poca retorica. Il messaggio? Misurare la distanza tra la realtà e quello che viene definito il “sogno americano” terra carica di gioie meraviglie e speranze che, da come racconta il Boss, ha conservato ben poco. Una rivisitazione della sua intera carriera, un album che segna una svolta – la determinazione e la convinzione nel ripercorrere e continuare lungo quella strada che ha segnato una generazione e lanciato un messaggio destinato a propagandarsi nello spazio e nel tempo.
Cd e Copertina: la prima cosa che colpisce è il format dell’album; le dimensioni sono inusuali rispetto ai normali soft cd in commercio: stessa larghezza degli standard ma maggiore altezza e spessore. Anche la forma, comunque, concorre nell’esprimere il significato. Sulla copertina possiamo apprezzare un sorridente Springsteen che guarda verso il basso con ghigno sorridente fiero di mostrare la sua Telecaster che da sempre lo accompagna in questo lungo viaggio; sfondo nero con intestazione bianca in rilievo a mò di murales con retrogusto vintage. Ed è proprio questo il punto cardine: tutto ciò anticipa i contenuti che sono in antitesi tra loro ovvero un richiamo al passato, quel passato in cui l’essenza dell’uomo faceva da padrona, contrapposto ad un presente dallo sfondo nero ed un invito a guardare al futuro con sorriso mirando all’autodeterminazione e a “prenderci cura di noi stessi”. Distribuito dall’etichetta Sony Music in tre formati: edizione soft classica contenente 11 brani; edizione soft deluxe che contiene due bonus track “Shallowed Up (In the Belly of the Whale)” e “American Land”; vinile in edizione numerata e limitata per i fan; prodotto da Ron Aniello e Bruce Springsteen con Produttore Esecutivo Jon Landau. Ancora, all’interno della copertina si può apprezzare un’immagine suggestiva che vede fotografata la Telecaster di Bruce inerme sul pavimento collegata ad un distorsore che convergono con l’ausilio dei jack all’amplificatore sul quale si poggia la famosa armonica (altro strumento che da sempre lo accompagna) in attesa, entrambi, di dare vita ai suoni l,application/xml;q=0.9,*/*;q=0.ne merita lo scritto che Bruce Springsteen dedica nelle pagine finali del libretto all’amico – Clarence “Big Man” Clemons, scomparso di recente, figura indiscussa dell’intera carriera del Boss che vede entrambi ritratti in uno scatto dove umili ma fieri mostrano al pubblico l’uno la sua Telecaster l’altro il suo leggendario Sax con scritto: “[…]Clarence doesn’t leave The E-Street Band when he dies. He leaves when we die.” ovvero “[…]Clarence non ha lasciato la E-Street Band quando è morto. La lascerà quando noi tutti moriremo.”
Sostanza e Contenuti:rabbia, amarezza, delusione, speranza, sogno. Questi sono i punti focali dell’intero lavoro. La crisi di identità che affligge l’America e il resto del mondo, quella voglia di ritrovare il sogno americano ormai perduto, l’odio e il ribrezzo verso i banchieri e le persone che amministrano il potere focalizzate unicamente nel generare profitto a discapito della vita delle persone. Un invito a prenderci cura di noi stessi, mirando all’autodeterminazione e guardando al futuro con sorriso perchè non tutto è perduto. La metafora di una guerra che non viene più combattuta dai soldati con i fucili, dallo sparo di un cannone o dal rombo dei caccia bombardieri che sondano il cielo, bensì una guerra silenziosa e generatrice di odio e rancore tra gli uomini, incapaci anch’essi di affrontare le proprie colpe perchè troppo concentrati a cercare unicamente il colpevole. Colpevole che poi non emerge mai, perchè nessuno è pronto a far fronte ai propri errori, perchè tutti sono buoni. L’incapacità dunque nel prenderci cura di noi stessi, ma anche un grido di speranza alle proprie donne e alle proprie famiglie che tutto andrà bene, perchè armati di buon senso possiamo far fronte a tutte le vicissitudini che la vita ci presenta. Un’epoca in cui l’autostima è messa sotto i piedi, la decadenza della virilità maschile – figura dedita a lavorare per la famiglia – che si affida al cuore e alla forza della propria donna per uscire da questa depressione. L’uomo tutto fare che si oppone, dunque, a quella palla da demolizione che sta devastando le città portando la morte in ogni luogo, in ogni uomo, in ogni famiglia. La speranza di ritrovare quella terra di sogni e di speranze che da sempre, in ogni tempo, ha rappresentato l’America per il resto del mondo.
Le musiche e i testi sono stati scritti dallo stesso Bruce Springsteen che alla genesi le ha concepite con la chitarra e la voce. E’ arrivato poi il supporto di Ron Aniello che con la sua vasta libreria di campionature ha permesso la realizzazione dell’opera spaziando dal country al folk, qualche estratto di musiche irlandesi ed anche una campionatura hip hop – genere del tutto nuovo per Springsteen – che si può apprezzare nella ballata Rocky Ground. Oltre all’amata E-Street Band (che ha suonato nelle canzoni “Wrecking Ball”, “Land Of Hope And Dreams” e la bonus track “American Land”) hanno suonato numerosi musicisti e turnisti di fama internazionale, tra cui citiamo i batteristi Matt Chamberlain e Steve Jordan.
We Take Care of Our Own: ballata coinvolgente che arriva diritta al cuore come un colpo di pistola. Testo malinconico su musica che trasmette gioia e spensieratezza. Contrapposizione, questa, presente nella maggior parte delle canzoni dell’album. Suonata interamente da Springsteen voce, chitarra, banjo, piano, organo, batteria, percussioni e loop con il supporto di Ron Aniello in alcune campionature di chitarra, basso, pianola, batteria e percussioni; ai cori hanno partecipato Lisa Lowell, Patti Scialfa e Soozie Tyrell.
Easy Money: ballata country (genere dedito ai bianchi d’America) dai suoni celtici amalgamati ai cori gospel (genere prettamente dei neri d’America) con sfondo di violini e cori di Soozie Tyrell, Steve Jordan alle percussioni, e Bruce Springsteen e Ron Aniello alla chitarra, banjo, piano, organo, batteria, percussioni e loop.
Shackled and Drawn: ballata coinvolgente ed entusiasmante con Bruce Springsteen e Ron Aniello, Matt Chamberlain batterie e percussioni, con infusi di trombe, organo, piano, clarinetto e sax e la presenza ancora del coro gospel; la registrazione include un estratto da “Me And My Baby Got Our Own Thing Going” pezzo originario di Lyn Collins nel 1972 che si può apprezzare nel finale.
Jack of All Trades: un lento che spezza il ritmo delle prime tre canzoni, quasi a voler sottolineare una pausa di riflessione, con la chitarra di Tom Morello che piomba sul finale della canzone come un fulmine a ciel sereno.
Death to My Hometown: ballata dai suoni celtici e cori gospel con gli onnipresenti Bruce Springsteen e Ron Aniello, si lascia apprezzare per infusi di strumenti a fiato quali la tuba e il sassofono; la registrazione include un estratto da “The Last Words Of Copernicus”, un antico poema folk di The Sacred Harp Singers registrato da Alan Lomax nel 1959.
This Depression: un lento rilassante che cela una confessione a cuore aperto verso la propria donna dove si può apprezzare ancora la chitarra di Tom Morello e i cori di Patti Scialfa, Lisa Lowell e Soozie Tyrell.
Wrecking ball: canzone da ascoltare tutta d’un fiato, un crescendo arricchiato dal riff di chitarra di Ron Aniello, la voce di Bruce Springsteen, i cori gospel e il sax di Clarence Clemons. Edita nel 2009.
You’ve got it: si apre con un bel giro di chitarra, un acustico con la voce sovrana e teatrale di Bruce Springsteen e la batteria e le percussioni di Matt Chamberlain.
Rocky Ground: un pezzo innovativo dove oltre ai già ben noti Springsteen ed Aniello possiamo apprezzare la campionatura hip hop con la voce di Michelle Moore nel mezzo della canzone; la registrazione include un estratto da “I’m A Soldier In The Army Of The Lord”, canzone gosple della “Congregation Of The Church Of God In Christ” registrata da Alan Lomax nel 1942.
Land of Hope and Dreams: la canzone che da il tocco di vitalità “springsteiana” all’intero album. Nel tempo il boss ci ha abituati a tali sonorità in crescendo con l’assolo del mitico sax di Clarence Clemons che, nella prima parte entra subito in alchimia con il ritornello mentre nella seconda parte ritarda leggermente l’entrata in scena dando un tocco di enfasi al pezzo.
We are Alive: un country alla Johnny Cash con il loop che da la struttura al pezzo ed il banjo a scandirne il ritmo, cori gospel e la voce di Springsteen.
Swallowed Up: un parlato, un discorso su base musicale. Una sorta di invito a riflettere sull’intero contenuto del messaggio che cela il lavoro.
American Land: suonata per la prima volta durante un concerto tenutosi al Madison Square Garden, è una ballata energica ed epica con il mandolino suonato da Steve Van Zandt e la voce rauca ed arrabbiata del Boss a farne da cornice. Sublime il giro di violini che emanano una sensazione di compostezza e potenza del pezzo.
Infine, per concludere, la sensazione che lascia l’ascolto di quest’album si cela nel suo stesso significato: più che una registrazione sembra una Jam Session improvvisata destinata a coinvolgere il pubblico che parteciperà al Tour. Ricordiamo che in Italia Bruce Springsteen and The E-Street Band saranno presenti il 7 Giugno a Milano, il 10 Giugno a Firenze e l’11 Giugno a Trieste grazie all’organizzazione della Barley Arts Production di Claudio Trotta.
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