Bruce Springsteen confessa: “Ho pensato al suicidio”

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Bruce Springsteen | © Jim Dyson/Getty Images

Ha 62 anni tondi tondi ma ha lo spirito di un ragazzino ribelle quando, imbracciata la sua chitarra e salito sul palco, parla di una America che per lui esiste e non si è mai arresa, ma anzi continua a lottare per far diventare la propria nazione ed il mondo un posto migliore, al di là di guerre, divisioni razziali e sociali. Parliamo del Boss Bruce Springsteen, che ieri, in una lunga intervista al The New Yorker, ha parlato di sè, del suo ultimo disco “Wrecking Ball” e del tour trionfale che sta compiendo in giro per il mondo, scuotendo però il suo pubblico con alcune dichiarazioni davvero scioccanti.

Springsteen ha parlato soprattutto di quanto sia importante per lui il momento “live” e di come lo viva in maniera fortissima:

Per un adulto, il mondo sembra sempre sul punto di collassare su se stesso. Routine, responsabilità, la decadenza delle istituzioni, la corruzione, tutte queste cose distruggono il mondo. La musica, quando è davvero grandiosa, spinge tutte queste cose indietro ed aiuta la gente a rialzarsi, a riprendersi, a riprendere fiato e a ritrovare energia per tornare fino a casa ricordando quel momento, a volte per un lungo periodo di tempo. Ed è una cosa ottima.

Il punto più duro del tour per il Boss è stato il dove suonare con la E-Street Band senza il sax di Clarence Clemons, rimpiazzato da una sezione di cinque strumenti a fiato:

Stare al fianco di Clarence era come stare insieme al più grande uomo sul pianeta: ti sentivi come se niente potesse farti del male. Clarence ha vissuto la vita che ha voluto vivere, e ha giocato le carte che il destino gli ha concesso. La band è una piccola comunità, e ci siamo stretti cercando di guarire le parti che Dio ha rotto ed onorare le parti che non erano più con noi.

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Bruce Springsteen | © Jim Dyson/Getty Images

Springsteen ha poi parlato del rapporto difficile con la sua famiglia, soprattutto con suo padre:

Con mio padre non c’era dialogo. Avevo bisogno di fare pace con lui, di parlare con lui in qualche modo, ed allora scrissi “Adam raised a Cain“. Non è stato il modo migliore, forse, ma l’ho fatto, e lui poi mi ha risposto. Probabilmente non gli sarà piaciuta la canzone, ma era contento del fatto che esistesse. Le lotte con i miei genitori sono il soggetto della mia vita. E’ una cosa che mi divora e che sempre lo farà. Anche se la mia vita ha preso un corso differente, queste ferite rimarranno sempre con me, anche se ho imparato a trsformarle in delle parole e in uno scopo.

Ma la parte che ha sconvolto tutti i fans è quando Springsteen parla delle sue tendenze depressive e del suo pensiero di suicidarsi, di come si sentisse un “un uomo ricco con i panni di un povero“:

Nel 1982 ho pensato al suicidio. La depressione non era scioccante, in sè. Ero passato dal nulla al tutto e ho cominciato ad avere problemi di autostima finchè non ho cominciato a vedere uno psicoterapeuta. Suonavo per quasi 4 ore ai concerti ma non era per eccitare il pubblico, bensì perchè volevo bruciarmi. I miei problemi non erano così ovvi come le droghe, erano più insinuanti, più tranquilli. E desideravo salire sul palco per far sparire le voci nella mia testa e lasciare solo la mia voce, quella che parlava nel microfono.

Depressione da cui è uscito per fortuna alla grande, anche grazie all’aiuto della compagna Patti Scialfa, dei suoi due figli e di una lunga terapia:

Sono da trenta anni in analisi! Guarda, non puoi sottostimare il potere che ha l’odio verso se stessi. Ti dici, non mi piace niente di quello che vedo e faccio, devo cambiare le cose, devo trasformarmi. Non conosco un singolo artista che non usi questa formula. Senza questa motivazione non ci sarebbe mai stato nulla.

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