E’ uscito “Britney Jean“, ottavo disco in oltre quindici anni di carriera musicale per Britney Spears, ex reginetta del pop, prodotto dalla RCA. La ex-teen idol, simbolo di un decennio di musica pop targata stelle e strisce, torna sul luogo del misfatto e si fa accompagnare da una squadra di esperti (Will.I.Am, David Guetta, Katy Perry, Sebastian Ingrosso e Sia Furler) per controllare se il cadavere è ancora caldo. Possiamo dire, dopo l’ascolto del disco, che è almeno tiepido. Come diceva Flaiano, la situazione è grave, ma non è seria.
Eppure questo nuovo lavoro era stato presentato dalla stessa Spears come il suo album più intimo e personale:
Dopo aver avuto una difficile rottura quest’anno, avevo molto da dire in studio quindi è stato bello avere una sorta di terapia nella scrittura delle canzoni ed essere in grado di condividerla con i miei fan … quindi è un vero e proprio album personale. Di solito le cose che realmente arrivano dal cuore sono la cosa migliore e il miglior suono. Davvero questo genere di cose ti aiuta a superare la rottura più facilmente perché si canta di quello e ci pensi ogni notte. Ma poi quando sei lì pensi Ok Va tutto bene, adesso sto esibendomi, quindi va tutto benissimo”.
Il disco, composto da dieci canzoni, parte con “Alien“, pezzo pop dove si nota la mano di William Orbit in fase di produzione e che risulta una canzone piacevole da ascoltare. Subito dopo passiamo a “Work Bitch“, brano in cui si vede lo zampino di will.i.am ma che non ha la stessa forza evocativa di “Scream & Shout”, anche se si è prestato, grazie al suo impianto house, già a diversi remix (tra cui segnaliamo quello di Azealia Banks) e che è stato accompagnato da un video in chiave bondage che ha fatto discutere.
Il disco continua con “Perfume“, singolo scritto insieme a Sia Furler, uno dei tentativi migliori di tutto l’album, anche se il ritornello cala alla distanza, e prosegue con “It should be easy“, dove David Guetta e Will.I.Am provano un rituale negromantico per rievocare il successo di un brano come “Scream & Shout” (sarò monotono ma purtroppo è questo il paragone più calzante) ma il risultato non rimane per niente impresso e non lascia niente di sé ai posteri.
“Tik Tik Boom” vede la presenza del trap-rapper americano T.I. (che ha collaborato poco fa anche con Lady Gaga) e non passa l’esame del gusto musicale anche se credo passerà a pieni voti la prova del mercato americano mainstream, con la presenza di un artista rapper simbolo di garanzia al botteghino. “Body Ache” invece è una buona traccia anche se anche qui il ritmo dance che impazza e l’autotune rovinano un poco il tutto.
“Til it’s gone” e “Passenger” sono due tracce discrete, dove nella prima troviamo riverberi elettrici e vaghi richiami alla dub-step e nella seconda troviamo la mano di Diplo alla produzione e di Katy Perry e Sia alla scrittura che consegnano al pubblico una canzone molto buona e che si salva a pieni voti rispetto alla media del disco grazie al suo essere una power ballad pop-rock fatta secondo criterio.
Il disco si avvia verso la fine e mostra il suo punto più basso ed il suo punto più alto nel giro di otto minuti. Prima troviamo il duetto con la sorella Jamye Linn Spears in “Chillin’ with you“, pezzo dal sapore pop ma assolutamente da rivedere sia per la registrazione che per il cantato. Dopo troviamo “Don’t Cry“, il brano migliore (almeno per me) di tutto il disco, un brano semplice ma efficace (con tanto di fischiettio country) dove finalmente la voce della Spears sale di tono per disegnare una bella atmosfera pop anni 90.
“Britney Jean“, alla prova dei fatti, è un disco che non raggiunge la sufficienza. Alcune canzoni passano l’esame (“Don’t cry”, “Passenger”, “Alien” e “Body ache”) ma altre rimarcano solo un clichè facile da ricopiare senza sforzo alcuno per immettere sul mercato un nuovo disco che venda secondo i canoni dell’album perfetto da mainstream americano. E non è un qualcosa di adatto ad un disco che dalle premesse era stato definito come un disco intimo e personale. Ormai c’è una profonda discrasia tra quello che Britney fa e quello che Britney è. E molti sguazzano in questa zona d’ombra pur di guadagnare qualche spicciolo e consumare ulteriormente quella che era una supernova e che ora si avvia alla fase di stella nana del pop. Certo è vero che la Spears non ha più bisogno del successo eclatante perché ormai ha uno status già acclarato, ma ascoltare un disco così non fa quasi mai piacere. Purtroppo, il tentativo di rimettersi in gioco, se mai c’è stato in questo disco, è miseramente fallito.