E’ passato un anno da quando abbiamo seguito lo spettacolo dei Brit Floyd al Teatro Verdi di Firenze e ora la più grande tribute band dei Pink Floyd è tornata in città, questa volta all’Obi Hall. L’atmosfera era diversa da quella che può offrire un ambiente suggestivo come il teatro, ma le emozioni non sono mancate e il pubblico ha apprezzato ancora una volta lo show, in attesa di una reunion della band, quella vera, che non sembra essere affatto un’utopia.
Nick Mason, infatti, ha detto che i Pink Floyd (o meglio, quel che ne rimane) potrebbero riunirsi per un concerto di beneficenza, ma nel frattempo i Brit Floyd, con il loro notevole tributo, stanno girando tutto il mondo e sono tornati a grande richiesta. L’Obi Hall infatti era pieno di nuovi e vecchi fan del gruppo e della tribute band, che quest’anno ha portato in tour “P•U•L•S•E“, album ricco dei più grandi successi pinkfloydiani.
Nello show si trova di tutto, brani provenienti dagli album che hanno segnato la storia del gruppo britannico, da “Shine on you crazy diamond” a “High Hopes”, passando per l’immancabile “Wish you were here”, “The great gig in the sky”, “High Hopes”, “Comfortably Numb” e “Run like hell”.
Uno spettacolo durato due ore e mezzo quello dei Brit Floyd, accolti calorosamente dal pubblico fiorentino. Sulla bravura della band non c’è alcun dubbio, sono tutti ottimi musicisti a partire dal leader Damian Darlington che troviamo alla voce, chitarra e lapsteel, appoggiato dal bassista Ian Cattell, un’ottima voce, che molto si adatta ai pezzi di Roger Waters. Bobby Harrison invece ci ha regalato gli assoli di chitarra più storici della discografia dei Pink, mentre Carl Brunsdon, polistrumentista, si è fatto notare al sassofono, in particolare con “Money”. Non sono da meno le coriste, questa volta a interpretare “The Great Gig in the Sky” c’era Angela Cervantes: buona performance, ma per i “puristi” serve una voce black e piena, la sua è una splendida voce ma forse sarebbe stata più adatta quella di Jacquie Williams.
Sullo spettacolo in sé non c’è davvero nulla da ridire: l’unico problema (se così vogliamo definirlo) dei Brit Floyd è che rimangono una tribute band, non hanno brani originali e replicano esattamente, senza cambiare nulla o quasi, lo show di uno dei gruppi più importanti della storia della musica. E se da una parte risultano impeccabili nella loro maniera di fare tributo, dall’altra non hanno confini da superare, sono limitati a spettacoli già visti, già preparati da altri. A loro però va il grande merito di essere diventati una tribute band di fama mondiale per la loro capacità di riprodurre pezzi “sacri” della musica senza intaccarli e senza scadere in patetiche imitazioni. Vederli e ascoltarli rimane sempre un piacere.