Mancavano dall’Italia da 8 lunghi anni, ma si sono fatti perdonare con un concerto che ha lasciato senza respiro per quasi tre ore gli oltre 40mila spettatori che hanno riempito lo stadio Friuli, a Udine. Anche grazie ad un’organizzazione impeccabile che ha saputo collegare alla perfezione lo stadio alla città ed è riuscita a convogliare tutti gli spettatori nell’area del concerto senza troppi disagi, i Bon Jovi si sono esibiti in un lunghissimo concerto che ha toccato tutte le tappe della loro carriera. Il gruppo di Jon Bon Jovi sale sul palco, dominato da un’enorme megaschermo in alta definizione, in anticipo di un quarto d’ora, dopo l’apertura del concerto da parte degli italiani FLEMT. La band si presenta al gran completo, con il ritorno di Richie Sambora alla chitarra solista dopo aver finalmente risolto i suoi recenti problemi con alcool e depressione.
Si inizia con il classico “Raise your hands“, che subito riesce a stabilire la sintonia tra il cantante e il numerosissimo pubblico, capace di stupire Jon Bon Jovi con coreografie lungo tutte le tribune ed una partecipazione straordinaria. La band pare galvanizzata e suona brani vecchi e nuovi senza sosta, senza lasciarsi intimorire nemmeno dalla pioggia che colpisce lo stadio a circa metà concerto, vista anzi da Jon Bon Jovi come un tributo del cielo allo spettacolo che si stava svolgendo. Il gruppo lascia il palco con Keep the Faith, dopo aver soddisfatto tutti con una sapiente selezione tra brani energici come You Give Love a Bad Name, It’s My Life o una fantastica Bad Medicine in cui sono state inserite le cover di Pretty Woman e Shout e altri melodici come I’ll be there for you. Richiamati a gran voce ritornano in scena con il bis, in cui sono stati suonati altri classici come These Days, In these Arms e Livin’ on a Prayer a cui ne è seguito un secondo, chiuso con un’emozionante Always. Un pubblico straordinariamente partecipe e l’incredibile energia della band sono stati quindi gli ingredienti principali di quello che, a detta di molti, è stato uno dei loro migliori concerti. Esibizione che si spera possa convincerli a rivistare presto il nostro paese.
Chiude con I love this town.
hai ragione, l’avevo dimenticata 🙂
Veramente ha chiuso con “This ain’t a love song”
@Emanuele: nel 2011?
Chiedo scusa, ho letto superficialmente pensando si trattasse del 2013.